martedì 20 maggio 2025

FILM VECCHI



o appena visitavo un’ amica anziana. L’ho trovata più rintronata del solito. Però mi ha subito riconosciuto. Ha preso le mie mani e le ha strette nelle sue. Non le mollava e mi fissava acuta. A tratti ripeteva a ‘sto bene sto bene!’ Daccordo, so che dove sta è una buona casa di accoglienza. Dopo un po’ chiede ‘quando vieni qua? quando vieni?’ Una frustata di freddo colpisce la mia spina dorsale ma non lo do a vedere. Mi prende sottobraccio per andare a cinema. A cinema? Che matteria! Mi spinge fino in fondo al corridoio per stoppare dentro una saletta con lo schermo. Avrà un cinquantina di posti. Allora non scherzava! Gran parte delle teste bianche appartengono a uomini comodamente seduti. ‘Sempre sporcaccioni’ borbotta lei. Non capisco a cosa si riferisca. Mi è chiaro a inizio film: “Bellezze al bagno”. Oddio , è del 1944! Fu ‘scandaloso’ per le attrici a gambe nude ben tornite e sempre a ballare in piscina. Da capogiro, gambe e ballo. Anche per me ragazzino malizioso. Altri tempi. Lei, ancora ferma a quello scandalo, sussurra ‘meglio Amedeo Nazzari… l’ho visto la settimana scorsa in ‘ Catene’’. Intende il film.
Dopo vengo a sapere, non da lei, che ogni domenica e giovedì pomeriggio qui proiettano film del passato. Con Amedeo Nazzari e Yvon Sanson per lacrime a go go. Con Totò per ridere a volontà. Con Maurizio Arena e Marisa Allasio ricordare quanto erano poveri ma belli. Vedono pure Eduardo De Filippo in quella commedia dove dice la famosa frase “adda passa’ ‘a nuttata!” che dà ancora un filo di speranza a chi non vuole perderla tutta...
Proiettano spesso lo stesso film. Ma non importa, tanto gli spettatori di qua dentro hanno poca memoria, o nessuna. Anche se visto e rivisto, un film è sempre una sorpresa che consente loro di andare indietro a un tempo felice.
Spero che continui a piacermi soltanto il cinema d’oggi…

martedì 6 maggio 2025

IL VULTURE

 


AMERO’ sempre monte Vùlture alla cui ombra sono nato.
Lo amerò per le sue nuvole bianche che, bambino, mi portavano in cima alla sua vetta nei pomeriggi assolati di luglio.
Mi facevano trovare favole girovaghe tra gli alberi del bosco, indicavano i nascondigli dei briganti e sussurravano le loro storie perché io non li dimenticassi.
Amerò sempre i sentieri del Vùlture conosciuti un giorno di primavera da bambino. Le monache dell’asilo ci potarono per mostrarcelo da vicino. “Il monte è il vostro papà”, ci disse una di loro che spesso ci faceva fermare, “riposiamo, bambini” e raccontava qualche breve fiaba di fate incantatrici nascoste tra gli alberi pieni di sussurri. “E i lupi non ci sono?” chiesi impertinente. Lei annui e indicò i fiori, anzi no, ora ricordo, spalancò gli occhi per spaventare un poco e tuonò con un finto vocione da orco “si, per i bambini cattivi”. Era uno scherzo e ridemmo, non tutti però perché i creduloni si spaventarono e il resto di noi a sberleffare la lro pura!
Briganti, lupi, fate, agnelli da poco sono stati colpiti da un ictus a testa e non raccontano più le loro storie neppure negli smartphone dei nuovi ragazzi.
Amerò sempre il Vùlture col suo slargo di Fontana dei Lupi dove conobbi il primo ammagante bacio d’amore. Ed è ancora fisso nella mente, smartphone della mia vita. Sicuro: fu un otto di giugno e avevo quindici anni!...

mercoledì 30 aprile 2025

1°Maggio

 

 


Festa del lavoro – Un antico proverbio lucano dice: “quando nasciamo  gridiamo per avvertire la morte di essere arrivati in questo mondo”.  E’ un grido perché ancora siamo senza parole. E’ una voce nuda ma di invocazione della vita.

Quando un operaio muore sul lavoro  con un grido egli avverte il mondo  che la morte è amica dell’ ingiustizia e dell’indifferenza.  E’ un grido con  cui tutte le parole muoiono e intacca alla radice la vita…



sabato 19 aprile 2025

SELF




Oh!.. la grande magia dei self!  Si va a una di quelle “manifestazioni-di-massa” (non più di religiosità popolare) che sono le processioni della Settimana Santa? Sicuro. Si va col telefonino in una mano, visibile, per non sentirsi emarginato. E anche per poter in seguito dimostrare agli amici di esserci stato. Eccoli li a “selfare” con questo o quel figurante – Addolorata,  Veronica – Cristo con croce in spalla -. Però…mai un self con Giuda! Nessuno scatto col traditore per eccellenza! Il self lo si fa con le figure di successo – la Zingara carica d’oro, la Maddalena neo-redenta perciò ora per bene, Pilato, potenza del potere –.  Giuda no, è uno sconfitto, è pericoloso, meglio ignorarlo, ma...

Ma Giuda non si è impiccato. Si è sposato, ha avuto figli e questi altri figli, e altri figli ancora tant’è che girano in mezzo a noi. Dire che Giuda si è impiccato acquieta la nostra coscienza… da non turbare per i piccoli o grandi tradimenti da noi compiuti. O anche da noi subiti…

 (Disegno di Giovanni Gentile)

 

domenica 2 marzo 2025

IL POZZO E LA FANCIULLA

 

 


mprovvisamente mi è tornata in mente una leggenda letta tempo fa in un libro tedesco. Che strano| La ricordo così: ”c’era un paese afflitto dalla siccità, dove non cadevano né pioggia né rugiada e l’acqua dell’unico pozzo si trovava a grande profondità. Arrivò una giovane che suonava melodie dolcissime con la cetra tanto che l’acqua sali pura e casta fino all’imboccatura del pozzo riversandosi fuori in abbondanza.”
Ho cercato il pozzo nei dintorni di Potenza, senza trovarlo. Ho chiesto in giro ma nessuno mi ha saputo dire però mi hanno assicurato di bere l’acqua di una diga, depurata non da una fanciulla con la cetra bensì ma dalle buone intenzioni del proprietario.
Da lucano diffidente, ho comprato un depuratore (non esistono gratis). Certo, non potrò esclamare “chiare, fresche e dolci acque”, come Petrarca, e neppure pensare a san Francesco per chiamarla “sorella acqua”! Mi disseta e mi illudo di sentire qualche suono di cetra e sognare la rugiada…

domenica 23 febbraio 2025

CARNEVALE LUCANO

 


CARNEVALE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE - La Società Dante Alighieri, Sezione di Potenza, nell’ambito del “Carnevale Potentino 2025”, ha promosso un incontro su alcuni ASPETTI SCONOSCIUTI del carnevale lucano dal titolo                                                                                                                                                                                                                     “IL BUE E L’ARCOBALENO A TRICARICO E IL CARNEVALE IMPOSTO“.                                        Il mio incipit sarà così: “E’ certo che  se io pronuncio la parola “carnevale” voi subito pensate a una festa del disordine, nel senso pieno del termine. Lo spirito del carnevale esige infatti che  salti l’abituale equilibrio sociale in quanto tale spirito è sinonimo di “mondo alla rovescia”. Ma se alla parola carnevale aggiungo l'aggettivo  “lucano” – carnevale  lucano – allora è necessario modificare in parte il  generale concetto che si ha di questa festa laica. Cosa  vuol dire?... Teniamo presente che ogni carnevale è sempre figlio  dell’ambiente in cui viene elaborato e vissuto. Quello lucano è stato elaborato  “nel” e “dal” mondo contadino? Certo, ma in parte  perché esso è stato fortemente condizionato da un decreto legislativo emanato nel 1863,     ripetuto e  applicato fino al 1914. Nasce così un carnevale con limiti precisi…”                                    

  La mia è solo una ricostruzione storico-antropologica.                           

Seguirà l’intervento di VALERIO CALABRESE, studioso di AI (Intelligenza artificiale), che illustrerà i possibili modelli da applicare a questa ritualità lucana nella prospettiva futura.

Appuntamento mercoledì 26 FEBBRAIO, ore 17.30,  presso la Casa della Cultura  - Potenza

venerdì 17 gennaio 2025

CARNEVALE


 

E’ IL   FUOCO  DEGLI  INIZI quello del 17 gennaio!. Nelle piazze di molti borghi lucani

prende  fuoco una catasta per sprigionare lunghe allegrie.  

L’altezza di essa dipende da quanta legna i ragazzi sono riusciti a mettere insieme bussando di casa in casa a questuare. Un po’ la dona il contadino perché in casa tiene l’asino, il maiale e qualche altro animale da proteggere dalle malattie e dal malocchio. Egli sa che c’è un Santo capace di fermare l’invidia degli uomini e la cattiveria del diavolo. E’ sant’ Antonio Abate. E’ proprio in suo onore che si accendono i fuochi in piazza. Anche il calzolaio e l’impagliatore di sedie e il fabbro e il falegname, così come il bottaio,  il sarto, l’arrotino e quegli altri con un mestiere tra le mani, hanno donato tocchi di legna per la catasta perché ciascuno di loro ha un qualche motivo  per tenersi buono questo Santo eremita. Tutti sanno infatti che, oltre agli animali, Egli protegge gli uomini dalla malattia della pelle che porta il suo nome. “il fuoco di sant’Antonio”, tanto diffusa nella regione, e da altre malattie infettive che si attaccano al corpo umano per distruggerlo.  

Ma…  qanto appena detto succedeva in Basilicata fino agli anni Sessanta del Novecento. Poi in ogni casa è entrata  la cucina a  gas.  I mestieri sopra ricordati  sono  diventati rari e per questo preziosi. I pochi contadini esistenti  hanno il trattore e se ancora posseggono un asino, quando esso si ammala  chiamano il veterinario  e non  invocano più l’aiuto di sant’ Antonio  perché non credono più che a mandare la malattia sia il diavolo.        

E allora?... Oggi  chi è che va in giro a questuaew legna per la catasta del 17 gennaio? Nessuno. La compra il Comune “per mantenere viva la tradizione”, afferma convinto il sindaco. Il quale, a braccetto con la Pro-Loco, organizza in un angolo della piazza anche “l’assaggio degli antichi sapori” del paese con qualche piatto contadino (fatto di “strascinati” comprati al supermarket). Con salsicce “locali” alla brace (d’ importazione e sottovuoto). Con bicchieri di plastica pieni di vino rosso a basso costo. Organizza anche il ballo “popolare”  intorno alla catasta, ma  senza organetto e senza zampogna, per carità, è roba vecchia. Meglio il complessino-rock formato da “giovani talenti lucani”.  E così la gente balla in piazza. E spilucca in piazza. E tracanna in piazza. Diventa stralunata in piazza. Bene!  La tradizione è salva!

 

Una consapevolezza è però immutata: tutti sanno che dalle ceneri della catasta nasce vivo il Carnevale.

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 13 gennaio 2025

PRIMO BACIO

 

Quell’anno nevicò il 13 gennaio e di neve ne fece tanta. Ma noi ragazzi di V elementare continuammo in piena allegria ad andare di porta in porta a chiedere un qualche legno per formare per la catasta nel 17.

Era per l’inizio del carnevale, si diceva, e si diceva che era pure per ricordare quel sant’Antonio vissuto nel deserto africano. Impertinente avevo chiesto alla maestra “se stava al caldo perché è venuto qua? qua fa freddo!” “E’ venuto per proteggere meglio i nostri animali”, rispose. Quali? “L’asino e il maiale”. Franco, compagno di banco, mi sgomitò per spiegare: ‘’u ciuccio pe’ i cafuni , ‘u purk pe’ nuj’. La maestra gli ingiunse di ripetere in italiano e lui, primo della classe, sospirando ubbidì: “l’asino per i contadini, il maiale per noi”. Anche lui, Franco voglio dire, era nel gruppo dei quattro per la questa. Tra una casa e l’altra le palle di neve tra noi non si contavano.
L’uscio di una casa si aprì e apparì sull’uscio Maria. Era della quinta femminile e…ed era bella dagli occhi verdi e sempre con la sua sciarpa ruvida al collo. Teneva in mano tre rami da ardere. Franco si precipitò a prenderli ma la mia sgomitata lo atterrò e, quasi scippando quella legna, scattai a dare a lei un bacio sulle labbra. Lei gridò ‘purk! purk!!!” e mi diede uno spintone da farmi cadere sulla neve. Anche Franco scattò a dirmi sarcastico “Sant’Antonio protegge pure a te”. Non mi importò quell’insulto perché ero felice di aver dato a Maria un bacio, anche se furtivo.
Il primo della mia vita!