venerdì 17 gennaio 2025

CARNEVALE


 

E’ IL   FUOCO  DEGLI  INIZI quello del 17 gennaio!. Nelle piazze di molti borghi lucani

prende  fuoco una catasta per sprigionare lunghe allegrie.  

L’altezza di essa dipende da quanta legna i ragazzi sono riusciti a mettere insieme bussando di casa in casa a questuare. Un po’ la dona il contadino perché in casa tiene l’asino, il maiale e qualche altro animale da proteggere dalle malattie e dal malocchio. Egli sa che c’è un Santo capace di fermare l’invidia degli uomini e la cattiveria del diavolo. E’ sant’ Antonio Abate. E’ proprio in suo onore che si accendono i fuochi in piazza. Anche il calzolaio e l’impagliatore di sedie e il fabbro e il falegname, così come il bottaio,  il sarto, l’arrotino e quegli altri con un mestiere tra le mani, hanno donato tocchi di legna per la catasta perché ciascuno di loro ha un qualche motivo  per tenersi buono questo Santo eremita. Tutti sanno infatti che, oltre agli animali, Egli protegge gli uomini dalla malattia della pelle che porta il suo nome. “il fuoco di sant’Antonio”, tanto diffusa nella regione, e da altre malattie infettive che si attaccano al corpo umano per distruggerlo.  

Ma…  qanto appena detto succedeva in Basilicata fino agli anni Sessanta del Novecento. Poi in ogni casa è entrata  la cucina a  gas.  I mestieri sopra ricordati  sono  diventati rari e per questo preziosi. I pochi contadini esistenti  hanno il trattore e se ancora posseggono un asino, quando esso si ammala  chiamano il veterinario  e non  invocano più l’aiuto di sant’ Antonio  perché non credono più che a mandare la malattia sia il diavolo.        

E allora?... Oggi  chi è che va in giro a questuaew legna per la catasta del 17 gennaio? Nessuno. La compra il Comune “per mantenere viva la tradizione”, afferma convinto il sindaco. Il quale, a braccetto con la Pro-Loco, organizza in un angolo della piazza anche “l’assaggio degli antichi sapori” del paese con qualche piatto contadino (fatto di “strascinati” comprati al supermarket). Con salsicce “locali” alla brace (d’ importazione e sottovuoto). Con bicchieri di plastica pieni di vino rosso a basso costo. Organizza anche il ballo “popolare”  intorno alla catasta, ma  senza organetto e senza zampogna, per carità, è roba vecchia. Meglio il complessino-rock formato da “giovani talenti lucani”.  E così la gente balla in piazza. E spilucca in piazza. E tracanna in piazza. Diventa stralunata in piazza. Bene!  La tradizione è salva!

 

Una consapevolezza è però immutata: tutti sanno che dalle ceneri della catasta nasce vivo il Carnevale.

 

 

 

 

 

 

 

 

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