MARCORD.3 – SICCITA’– Ricordo alcune estati degli anni Cinquanta del secolo scorso in cui la canicola pareva far precipitare la fine delle cose e induceva a credere che non sarebbero tornate presto le nubi cariche d’acqua. Le fiumare si esaurivano, si attardavano sulle sabbie, inaridite in una luce giallognola, quasi bianca, tra i sparuti cespugli. E le donne coi barili facevano lunghe e pazienti code davanti le fontane pubbliche. Arrivava la tristezza, a volte la disperazione. I contadini allora andavano dal prete a reclamare una processione col Santo capace di scaricare le nubi gonfie d’acqua. E il Santo veniva portato in giro per le campagne seguito da donne scalze, a volte a capo coperto di spine, ora gementi ora a gridare a Lui che se ai campi non veniva tolta la sete, loro e i loro figli sarebbero morti di fame. Pioveva? Bisognava aver fede!
Ogni paese lucano aveva il suo “santo della pioggia”. Forse bisognerebbe tornare a portarli in processione per far riempire le dighe lucane… Loro però non possono riparare la tubature dell’acquedotto che perde per strada il 70% dell’acqua (dato ‘Sole24 ore’). Il guaio è che non c’è più fede: i ‘santi della pioggia’ se ne stanno abbandonati e solitari nelle loro nicchie e nessuno li prega per convertire gli intoccabili della Regione al bene comune. Ci fosse almeno un “assessore della pioggia”! Macché. Pazienza, tanto la pazienza è una moneta lucana stabile, molto stabile… Bisogna aver fede!...

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