lunedì 28 gennaio 2013

UNA SHOA' SNOBBATA


“Asociali!”. Così Hitler definì gli omosessuali. Li associò ai criminali, ai vagabondi, ai disabili congeniti e ai malati mentali. Decise, quindi, di estirparli. E li mandò nei campi di concentramento. Dal 1939 al 1945. Fece cucire sulle loro casacche un triangolo rosa per distinguerli dagli altri internati: zingari, oppositori politici, testimoni di Geova. Con questi gruppi essi non dovevano parlare. Con tutti loro condivisero i forni crematori. A tale decisione estrema egli arrivò in tre tappe.
Iniziò a perseguitarli subito dopo la presa del potere, nel 1933. Diede infatti il via ad una campagna denigratoria basata su due punti: i gay insidiavano la “Maennerbund” tedesca (la comunità dei di maschi) capace di garantire la superiorità razziale ariana. Essi poi incidevano sul calo demografico della Germania. Quel genio della comunicazione di Goebbels, ministro della propaganda, creò allora un clima di caccia ai gay!
Sul piano legislativo in questa prima fase, che va dal '33 al '35, Hitler reintrodusse nel codice penale l'art. 175, di prussiana memoria, che puniva gli atti omosessuali tra uomini. Ordinò poi alla Gestapo e alla polizia di applicare la tattica del terrore e fece chiudere tutte i club e locali gay, nati numerosi nel precedente periodo democratico della Repubblica di Weimar. In questi anni adottò circa venti provvedimenti legislativi ed emanò molti ordini segreti contro gli omosessuali. Bisognava mandarli via dalle Università. Via dall'esercito Via dagli uffici pubblici. Via dalla politica perché essi inquinavano l'immagine di virilità propria del regime. Con tale pretesto, Hitler eliminò, nel 1934, il suo antico amico che lo aveva aiutato a prendere il potere, Ernest Rohm, capo delle violente SA, dichiarandolo ufficialmente 'pericoloso' perché omosessuale (Visconti ha raccontato tale eccidio nella splendida sequenza del film “La caduta dei dei”).
Durante la seconda fase - 1936-1939 - Hitler istituì l'”Ufficio del Reich per la lotta all'omosessualità e all'aborto”. Aumentò il numero degli arresti. Diede il via, con grande pubblicità, ai cosiddetti “Processi dei conventi” contro i monaci accusati di pedofilia e di atti omosex. Con l'inizio della guerra, intensifica il terrore fisico, ordina la castrazione forzata (anche se illegale), introduce la pena di morte per i recidivi; decide la loro deportazione nei campi di sterminio.
Un qualche dato statistico? Nella prima fase i gay condannati furono circa mille; nella seconda, 8562; nella terza, circa 50.000. Di questi ultimi molti finirono nei forni crematori. Come mai così pochi rispetto al un numero più consistente di gay esistenti nel Reich? Nonostante tanta brutalità, veniva fatta una strana distinzione: gli omosessuali che si “ravvedevano” sposandosi e quelli che facevano altrettanto una volta usciti dal carcere dopo aver scontato la pena prevista dall' art. 175, venivano considerati “integrati” nel resto della società come eterosessuali. Non si chiedeva loro di avere dei figli perché potevano nascere “imperfetti”, dato che il loro padre (il gay-sposato) era considerato comunque un malato, ma non era neppure proibito farne. Che assurdità! Coloro che non si sposavano erano costretti ad astenersi dagli atti sessuali. In un caso e nell'altro, era previsto per tutti la 'Umerziehung' (rieducazione), cioè dei corsi basati sulla psicologia, l' analisi e le .... “prove sul campo”, con donne naturalmente. Se la rieducazione falliva, venivano applicate delle pene maggiorate.
Tornando ai campi di concentramento, gli internati col triangolo rosa erano considerati “pericolosi” da tutti gli altri internati di diversa natura perché parlare con loro significava far sospettare di simpatie gay. Altra causa del loro isolamento era il non ricevere posta. Non dagli amici, timorosi di essere a loro volta ritenuti gay. Non dalla famiglia, che si vergognava. Ne consegue che nei campi gli omosex vivevano nell'isolamento. Ma insieme a tutti gli altri bruciarono nei forni crematori. Nessuno fuori aprì bocca. Non la Chiesa cattolica (ma si sa che non lo fece neppure per gli Ebrei). Non la Chiesa protestante. Non una qualsiasi associazione umanitaria. E neppure gli stessi gay in quanto non furono in grado di formare una subcultura in loro difesa.
Stranamente Hitler non volle prendere in considerazione l'omosessualità femminile. Riteneva che le donne, pur praticando tra loro atti sessuali aberranti, erano pur sempre idonee a generare tedeschi sani.
Finita la guerra, le due Germanie non riconobbero agli omosessuali sopravvissuti lo “status di perseguitati” in quanto ritennero che le iniziative prese dal nazismo nei loro confronti erano “in linea con le sanzioni tradizionalmente più diffuse contro i comportamenti criminali”! Va aggiunto che il famigerato art. 175 del codice penale venne abrogato soltanto nel 1994. Per loro non c'è stato nessuna Scindler's list.


1 commento:

Anonimo ha detto...

rom e omosessuali:
non è nel mio interesse
http://www.ilcittadinox.com/blog/non-e-nel-mio-interesse.html
Gustavo Gesualdo
alias
Il Cittadino x