“La memoria del tempo d’estate già si consuma. I merli spauriti cessano di cantare. Le api fuggono la rugiada. […]. Le bacche rotolano sul terreno. Sussurrano i fiori prossimi a morire…Opachi gli alberi si logorano nella illusione di non vedere scheletrire i rami. E il verde delle foglie si stinge giorno dopo giorno mentre le intesse un ordito di porpora, ultimo sussulto d’amore della vita. Verrà presto il giallo, ombra spettrale in cui dissolversi. Il sole si dilegua sbiadito. Si aprono le nubi e urlano i lampi. Tace perfino l’ombra del lupo.”
Rileggendolo mi sono chiesto “ma ho scritto proprio cosi”? Peccati di gioventù….
(dal libro “Il Parco del Pollino”, testo mio e ph. di R. Palese, Federico Motta Editore, Milano)
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