Da piccolo, senza che sapessi già leggere, l’avvocato R., amico di casa, mi permetteva di stare lunghe ore nella sua biblioteca di famiglia a sfogliare le pagine delle varie enciclopedie allineate sugli scaffali. Dalle più vecchie alla più nuove e tutte illustrate. Ne uscivo sempre felice per le loro immagini di mondi lontani, di animali sconosciuti, di personaggi famosi. Poi, un giorno, quando ero ancora alle prime armi con la lettura, l’avvocato mi regalò il libro illustrato di fiabe di Oscar Wild e mi disse una frase che non afferrai “leggi sempre grandi libri.” La capii anni dopo, a quindici anni, allorché scoprii per prima i lunghi racconti di Thomas Mann, che mi lasciarono di stucco, e, a seguire, di Anton Cechov coi quali compresi che si poteva anche essere brevi per raccontare le cose della vita.
Se le enciclopedie mi avevano sedotto gli occhi, la voce di nonna mi richiese le orecchie per ascoltare ‘Le mille e una notte’. Avevo dieci anni e mia madre non era tanto d’accordo per quella lettura. Nonna continuò senza badarci (anni dopo mi accorsi che aveva evitato certi brani…. giustamente!). Con la promozione in quinta elementare lei mi regalò due libri avvolti in una carta con fiorellini: ‘Fiabe di Esopo’ e ‘Fiabe di Fedro’. Li accompagnava un suo bigliettino “Ti insegneranno a capire gli uomini e a temere i loro pericoli – Il tuo amore di nonna”.
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