domenica 11 agosto 2024

UCCISO DALLA MAFIA

 

Era il 12 agosto ed erano le 12 a Palermo. Un gruppo di ragazzi giocava nello spiazzo dietro una chiesa, in centro. Il pallone finì contro il portabagagli di un’auto parcheggiata in un angolo. Un ragazzo corse a raccoglierlo ma presso la macchina sentì un odore strano. Lo disse ai compagni e loro, curiosi, fecero capannello lì intorno. Il più coraggioso aprì il portabagagli e tutti scapparono via vociando spaventati. C’era un cadavere. Era di Elio, “incaprettato”. LA MAFIA LO AVEVA UCCISO.
Alla notizia provai una dolore rovente. Elio non aveva il cuore guasto.
Avevo testimoniato alle sue nozze. Giocato cuoi suoi due bambini. Camminato insieme sul lungomare per sentir dire di sua moglie dallo sguardo fulminante e dalla fine bellezza greca, e altre cose ancora.
Di solito pranzavamo in un ristorantino a La Kalsa, quartiere di antica memoria araba. Conosceva la curiosità del mio palato e ordinava pietanze per me nuove. Ma non era questo l’importante. E’ che entrambi parlavamo in confidenza e fiducia dei tanti fatti personali. Durante uno degli ultimi pranzi ci fu in lui un inatteso silenzio. Un silenzio tagliente. Egli capi l’insistenza del mio sguardo e, con insolita e improvvisa tristezza negli occhi, mi sussurrò “Angeluzzo…a volte c’è buio come un cielo senza luna”. Continuai a fissarlo muto ma mi parve di capire che aveva dentro un qualcosa di indicibile. Mi venne da dirgli un’esortazione di Paul Valéry : “il faut tenter de vivre!”(bisogna provare a vivere). Replicò: “provare…facile a dirsi”. Di li a poco fu ucciso.
Elio non aveva il cuore guasto.

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