venerdì 23 agosto 2024

AMORE GIOVANILE

 

 

Ho ritrovato nel libro di latino (grammatica e sintassi) dei tempi del liceo una mia lettera, sgualcita. A rileggerla essa mi suona di romanticume spicciolo, ma è che avevo diciassette anni. Perdonabile….

“Adriana, forse ti ricordi ancora dell’acqua che abbiamo preso insieme quella sera dell’estate scorsa. Sono io, e non ti ho dimenticato.

Di te ricordo tutto. Mi dicesti che stavi per partire per la Valtellina, da tuo padre che aveva trovato lavoro, e aggiungesti col candore di una bambina “là la neve sogna sulle montagne”. Avrei voluto far miei i tuoi sedici  anni… Senza rancore, vorrei che tu pensassi ai miei noiosi pomeriggi vuoti di te.

Adriana dal collo bianco e aperto, la tua immagine si sbianca piano tra le maglie azzurre  del vento, mentre ancora spero che   tutte le cose riabbiano la tua forma anche solo per sfiorarti con stupore. Chissà quando tempo passerà prima che io ti possa rivedere. Mi sento vinto nel saperti lontana. Qui ci si consuma come la rabbia. Qui ci si consuma senza pietà tra i vini e con essi spesso non vedo che il sogno del tuo nome.

Diventa un imbroglio strano vivere quando si ha il vuoto dentro e soprattutto quando non si sa nulla del nostro corpo, del mio e del tuo, impigliato nella magia del desiderio bruciante…”

La lettera non fu finita e non parti mai. Non rividi più Adriana, primo amore, ma il mio cuore continuò a non essere avaro di sogni.

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