sabato 19 giugno 2021

UN ASCETA CONCRETO

 

 

 

Un compagno di giochi infantili mi ha lasciato. Stava in convento da sessantacinque anni. Così aveva contato lui l’ultima volta che ci siamo visti e io mentalmente contai le sue preghiere recitate. Che impresa folle oltre che stupida. Il suo modo si esprimersi metteva in luce anche l’uomo dai molti studi: aveva consumato gli occhi non soltanto sui testi degli antichi Padri della Chiesa, ma anche per la filosofia occidentale moderna. A che pro, mi sono domandato in segreto, relegato com’era in un convento francescano ai confini del deserto. Non era dunque un asceta puro, non consumava i suoi giorni solo nella contemplazione e nella meditazione. Studiava, da sempre. E comunicava con uomini di rilievo culturale del mondo occidentale.
Quella volta parlammo di amore, di amicizia, di fede, di ideologia. E proprio su di esse egli concluse con voce sommessa, o forse di dolore, non so:
“Pare che oggi trovino sempre meno aria da respirare… e morire di asfissia è una brutta morte.”

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