giovedì 13 maggio 2021

IL BRACIERE

 

Era per scaldarsi. Il sole tramontava e il freddo diventava più pungente in casa. Il braciere era li in attesa  di essere reso vivo, come ogni sera. Allora si prendeva una porzione di carbonella, non tanta, per risparmiare, ma quanto bastava per arrivare alle ventuno con le gambe surriscaldate e le mani stese sulla brace,  piccolo sacro fuoco senza lingue.

Le dita di noi ragazzini  erano piene di geloni e aspettavamo quel fuoco col desiderio che fosse salvifico nel non farceli scoppiare dal freddo. Volevamo mani sane per accarezzare, per mangiare e per scrivere. Seduti fianco a fianco per scaldarsi, le bocche dei grandi si aprivano a informare che quella ragazza era così e così... Che quel marito  amava più la campagna  che la moglie… Che quella  moglie era meglio che non si fosse sposata… Loro, i grandi, parlavano per immagini e per metafore per non far capire fino in fondo quelle maldicenze a noi bambini. Ma noi finivamo per capirle lo stesso, solo dopo qualche anno, però, nei nostri capannelli di ragazzini già fertili alla malizia.

Intorno a quel braciere, esaurite le “informazioni” sugli altri, scattava il bisogno di pulire le bocche dalle chiacchiere dette invocando la Vergine Maria con un santo rosario che ripeteva quel nome ad ogni grano.
Scoccavano le nove, le parole finivano, le preghiere  pure, il letto ci attendeva,  il braciere veniva spento e paziente aspettava la sera dopo.

 

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