Ho rimesso piede nel mio paese per un solo giorno, dopo decenni. Volevo rivedere quei luoghi che, ragazzo, mi diedero felicità. Come per esempio il Palazzo della scuola elementare, già, il Palazzo che oggi è altro. Lì dentro mi si aprì il mondo nuovo degli amici. Ero felice con loro anche quando litigavo. Ma si sa che i litigi fra ragazzi durano quanto un temporale d’estate.
Felice e scapicollato facevo gruppo per giocare ai briganti nei paraggi di Fontana dei Lupi, già, la Fontana, nel bosco. La morra decideva i ruoli e io finivo sempre sfigato nella parte del soldato piemontese con una palla in fronte dopo aver ucciso qualche brigante (con la fionda).
Andavamo alla Fiumara, già, la Fiumara, col suo rivolo d’acqua tanto esile da non dissetare nemmeno una lucertola. Ne acchiappavamo diverse di lucertole per tagliarne la coda e assicurarci quel pizzico di fortuna a scuola e nei giochi nell’angolo dei vicinato. Così credevamo.
Il Lago di Monticchio, già, il Lago, nella nostra incosciente felicità diventava l’Oceano Pacifico in cui far navigare le grandi navi di carta, giapponesi e americane, prima fatte da noi e poi mandate a picco dal tiro incrociato delle nostre fionde.
Le nostre infallibili Fionde, già, le Fionde, fecero volare tanti cappelli colpendoli in pieno, e in pieno centravano i sederi delle ragazze, ma essi non volavano, rimanevano per terra, sodi, per la goduria dei nostri occhi e le risate della nostra bocca. Sfacciati!
Coi più maliziosi scivolavo in un angolo buio del Cinema ‘Combattenti’, già, il Cinema, per spiare le gambe nude delle ballerine del varietà, definite dal pulpito feroce come un tuono ‘figlie del demonio’. Eppure in frotte accorrevano i contadini a fissarle col loro sguardo famelico trovandole non diavole ma grassottelle e sgangherate. Però lasciavano sognare.
C’era anche qualche amichetto al quale avevano insegnato a non amare i preti. Andammo in Chiesa, già in Chiesa, la notte di Natale a offrirci di azionare i mantici dell’organo. Al "Gloria in excelsis Deo" prima di dar aria ai mantici la demmo allo bocca per un lungo pernacchio e via di corsa lasciando l’organista nella disperazione.
Tutto fu cantato senza organo, come a Betlemme...
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