martedì 20 agosto 2019

I BUONI ODORI


La mia infanzia è piena di buoni odori.
Del ragù di Nonna, che, prepotente, invadeva il vicinato fin dall’alba.
Del pane appena sfornato che aleggiava per le vie del quartiere da una tavola portata in testa dalla fornaia.
E c’era da esaltarsi, ed io mi esaltavo, ad una fetta ancora calda  coperta di mortadella.
Del forte odore dell’olio spremuto dalla grande pietra fatta ruotare dall’ asino coi suoi giri intorno alla vasca  piena di olive.
E c’era da esaltarsi, ed io mi esaltavo, al profumo morbido delle poche gocce d’olio nel peperone tagliato a metà per la colazione con una fetta i pane.
Dell’umido della cantina dove scendevo di nascosto  e una volta abusivamente mi ubriacai e presi il disgusto per il vino che ancora mi dura.
Chiudo gli occhi e ancora vedo i dolci esposti della vetrina dell’unico pasticciere del paese. Percepivo il loro profumo anche attraverso il vetro e intanto le papille già mi danzavano in bocca.
Mi rendevano  felice, veramente felice.
Uno solo odore ho odiato, quello dell’olio di fegato di merluzzo. Violentemente subito per la mia buona salute, così dicevamo. Eternamente orrendo.

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