“Ecco cosa succedeva in Basilicata: c’era tanta gente che credeva nella
magia! Non per il coniglio spuntato fuori dal cappello o per la ragazza
segata in due. Questa non è magia, sono giochi di prestigio. Illusione.
La magia praticata in Basilicata era un’altra cosa. Per capirla
bisogna partire dalla gente che l’abitava. Quella gente era fatta di
persone alla ricerca di una serenità personale spesso insidiata da altre
persone di malo cuore.
Quelle
persone vivevano sul filo rosso dell’essere e non essere. Avevano
certezze affettive spesso frammentate. Erano “gli ultimi” di una
regione popolata di ultimi, in povertà. […]
…. Ma tutti hanno accennato, solo accennato o parlato
in modo incompleto, alle emozioni che la magia portava con sé. Eppure
erano emozioni dense di sofferenza depressione liberazione esaltazione.
Da tempo penso che per descrivere “quelle”’ emozioni non ci vorrebbe
più un antropologo ma uno Shakespeare colpito da “fattura” lucana o un
Dostoesvkij esiliato in un’allucinata Siberia di calanchi. A me
piacerebbe soltanto aggirarmi nei paraggi della casupola di una maciara
e….
Per ora ho compiuto un giro intorno alle parole da lei
usate, le ho messe in ordine, le ho raccolte nelle pagine che seguono.
Non sono le parole delle formule – le temo- ma quelle altre, le parole
ancillari che come tessere hanno composto il grande mosaico della magia
lucana.”
----- Così inizia e termina la pagina che apre il mio libro
LESSICO DELLA MAGIA LUCANA, a breve in libreria, illustrato dal alcune
immagini generosamente fornitemi dal regista Luigi Di Gianni, attuale
Presidente della Lucania Film Commission, il quale ha al suo attivo
interessanti documentari sul mondo magico lucano.
martedì 13 giugno 2017
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