Sono stato ad un supermarket e tra uno scaffale e l’altro fluttuava una donna in nero, cappello a cono nero, mantello nero, viso appena truccato di rosso. Forse voleva essere l’immagine della strega, ma quella donna non aveva il volto cisposo, le spalle ricurve, due denti, ma aveva un corpo sinuoso, sui quaranta, e in grado di suscitare desideri in clienti non amanti delle anoressiche. Era l’immagine di una strega consumista. Il direttore del supermarket aveva fatto centro.
Il primo novembre vado ospite in un ristorante dell’entroterra regionale. I miei occhi sono per un bambino di due anni seduto per terra tutto preso a smanettare un iPhon e in più è vestito “come hollivì”, assicura la madre ai cui piedi sta il suo cucciolo mascherato. L’impatto è forte e non lo nascondo al giovane padre ristoratore dicendogli che lo smanettamento fa male alla salute mentale del piccolo. E lui sorridente: “Vede noi fare così… gli possiamo dire di no?” Rincalza la moglie in dialetto (qui in italiano): “Ora i bambini sono fatti così”. Mi sentii spiazzato da questa resa totale alla diseducazione di un bambino (“gli possiamo dire di no?”) e alla convinzione che i bambini nascano con desideri predefiniti (“ora bambini sono fatti così”).
Leggo poi su questo giornale che “il 31 ottobre è una data importante non
soltanto nella cultura celtica ma anche nel satanismo. E’ uno dei quattro sabba
delle streghe”. Mi sorprende vedere mettere insieme Halloveen col satanismo sapendo
che l’associazione delle streghe (non ancora marcate di satanismo) alla festa
del 1° novembre avviene ad opera di papa Gregorio III nel 736 su richiesta dei
monaci irlandesi per far coincidere tale festa con quella celtica di Samhain.
La bolla papale chiamò tale giorno Festa
di Ognissanti e l’ associò alla Festa dei Morti, nata quest’ultima nel IV
secolo per commemorare i martiri cristiani. La separazione delle due feste – 1
e 2 novembre – avviene nel 998 ad opera dell’abbazia di Cluny (Francia) ed è
accolta in tutto il mondo cattolico dal Trecento in poi. C’è un particolare: la
Festa dei Morti, cioè dei martiri, diventa però “Giorno dei Morti” per
celebrare non soltanto i martiri ma tutti i defunti cristiani.
Tutto è riconducibile a Samhain, antichissima
Festa celtica, che né monaci irlandesi né papi hanno mai definito “diabolica”
o “satanica”. Detta Festa veniva celebrata in due giorni: il 31 ottobre era dedicato a quanti erano
morti con onore. Veniva creata un’atmosfera magica con l’ abbassamento
dello Scudo di Skahach, associato all’idea di sole e travestimento rituale (non
stregonesco). Tale rito cancellava il prima e il dopo, creando così
un’assenza di tempo durante il quale i
morti con onore potevano tornare tra i vivi per essere ammirati come modello di
virtù e distribuire, simbolicamente, piccoli dolci a forma di scudo, cioè di
sole. Lo Scudo, forgiato con materiale
prezioso, veniva posto sull’altare per confermare ai fedeli che Dio era scudo
da ogni avversità. Il suo significato di “sole e tempo” (= Skahach) finì col diventare anche sinonimo di
bellezza: la bellezza del sole fa da scudo al buio e quindi alla morte.
Abbassare lo scudo significava dunque sospendere il tempo e la morte per amore
degli antenati, degni di ri-vivere
nella memoria festiva. Il giorno successivo, 1° novembre, avveniva la seconda
parte della Festa per sancire la fine del solstizio d’estate e l’inizio dell’equinozio d’inverno. Tale
solennità prevedeva eccessi di cibo e di sesso con qualsiasi donna, vissuti per
celebrare la continuità della vita.
Come
arriva a noi questa Festa così come la conosciamo ora? Nell’America di fine
Ottocento nasce la moda delle feste di beneficenza per la raccolta di fondi.
Alcune dame irlandesi ripescano la Festa di Samhain, eliminano quel che a loro
sembrano aspetti rituali e li sostituiscono con zucche, diavoli e streghe in
chiave festaiola. Creano anche una serie di giochi di contorno. Tutto avviene
il 31 ottobre, All Hallow Eve (= Vigilia di Ognissanti), che contratto diventa Halloveen.
All’inizio degli anni Venti del
Novecento l’industria si appropria di
tale Festa producendo appositi gadget. Essa prevede travestimenti, che portano
però ad atti vandalici di tale portata da indurre il governo federale a
proibirla. Egli stesso la ripristina durante la seconda guerra mondiale per
tenere alto il morale dei soldati. Nel dopoguerra, durante il rilancio
dell’economia, le industrie dolciarie americane ripropongono la Festa di
Halloveen puntando sui bambini, che non
se lo fanno ripetere due volte e si infilano anche nei costumini gioiosamente
spaventevoli creati apposta per loro. E siamo nel 1946.
Halloween non ci appartiene? E’ nemica della nostra bella cultura classico-rinascimentale-moderna? E’ brutta, sporca e cattiva? La storia è quella che ho raccontato in sintesi e non sarebbe male se gli scandalizzati e i predicatori sapessero che zucche, streghe, dolci e armamentario orripilante sono elementi accumulati in epoca recente e nulla hanno a che fare con la tradizione celtica e diavoli vari. Se si confondono le carte è perché non si considera che nella storia dell’uomo ogni nuovo fatto culturale ha sempre suscitato nuove preoccupazioni, svanite man mano che tale fatto è stato metabolizzato dalla società. Oggi ciò che personalmente non riesco ancora a metabolizzare è l’uso dell’iPhon da parte dei bambini. Forse andiamo incontro a una società di… spiritati? Chissà, ci sarà mai qualcuno che griderà “la vittoria diabolica degli hon”?
P.S. –Fino agli anni Sessanta nella cultura contadina lucana c’era la pratica la sera del 31 ottobre di mettere sul davanzale della finestra una bacinella piena d’acqua e una candela accesa per vedere, a mezzanotte, riflessi gli spiriti dei morti con violenza, vaganti ancora per il mondo. A noi bambini era vietato guardarli, non perché diabolici ma perché non erano eroi e neppure santi.
"Il Quotidiano de Sud", 06.nov.2016
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