martedì 4 ottobre 2016

GESUALDO DA VENOSA

Risposta alla nota di Luana Franchini apparsa su f.b. e dal titolo "LA SOLENNITA’ DEI PADRI E L’IMPREVEDIBILITA’ DEI FIGLI. E THE PRINCE OF VENUSIA".





L’incipit  e il periodo successivo sono secondo la retorica gesuitica (lode alla persona e alla sua opera in generale). Condivido anche senza arrossire.
L.F.C. (Lucania Film Commission, per i non addetti) : sulle sue finalità le vedute concordano.  Mi fa però clamorosamente torto nell’attribuirmi  un sotteso  desiderio di volere “una cultura amministrata”. Ho fatto il ’68 ed oltre contro questo modo di pensare ed è spiacevole che il suo occhio di laureata in sociologia non abbia colto nei miei scritti una posizione ben diversa (anche nella prima parte di  “Feste lucane”, da lei citato, è chiara il mio pensiero contro la cultura  amministrata in Basilicata, ieri come oggi). Quindi, per favore, si astenga dall’insultarmi gratuitamente.
Sempre  sulla L.F.C.: ho scritto della necessità di passare ad una seconda fase  operativi che miri ad arricchire la prima con la formazione dei giovani, puntando alle competenze specifiche (regista, montatore, ecc.) e di smetterla con questi film maker che tutto sanno e tutto fanno (o vorrebbero fare) di cinema. Il quale, al pari di ogni arte -  anche quando è arte – esige mestiere, cioè necessità di conoscere (non di improvvisare) tutti i suoi segreti. Arte e mestiere richiedono Apprendimento, Costanza, Impegno, Sacrificio.  Non basta il desiderio “di fare di questa regione una terra di racconto” per autopromuoversi registi, ma occorre anche conoscerla in profondità e soprattutto quando ci si cimenta con il racconto di figure di incredibile grandezza, quale è Gesualdo da Venosa, approfondirne lo studio in tutti gli aspetti possibili, a maggior ragione nella prospettiva, che esigerebbe  il massimo scrupolo intellettuale,  di una lettura personale.
Tutti i lavori finanziati ai giovani “talenti lucani”, e da me visionati, sono ancora fermi al “desiderio di..” (per usare la sua espressione).E questa è una mia opinione. Ripeto “mia”.  L’unica “forma di accompagnamento” deve essere la loro preparazione, necessario strumento di supporto all’ ispirazione, a meno che non si miri, senza dichiararlo, a far parte del bel “circolo della mediocrità” (che si parli della Basilicata, purché se ne parli). Ed  io ho il sospetto che a questo lei miri quando dice che ai giovani bisogna “offrire possibilità, mezzi e libertà, senza ingombranti forme di accompagnamento”. L’unica forma di accompagnamento” di un giovane deve essere la sua preparazione professionale.
Le sue argomentazioni in difesa (d’ufficio) del “Principe di Venosa” (mi piace dirlo in italiano, mi perdoni) procede con mano pesante nell’offendere la mia cultura cinematografica.  Esse nascono dalla non conoscenza da parte sua che “lo specifico del cinema è l’immagine” (è enunciato in tutti i manuali, anche in inglese,  sul Linguaggio cinematografico) e la parola, quindi, è di supporto o di rafforzamento o di completamento di essa. Che gli attori non abbiano alcun dialogo in una pellicola  è affatto un sacrificio, è semmai  da lodare perché è data loro la possibilità di ‘rendere’ il loro personaggio con la ‘fisicità’ (cosa non facile).                                                                                                                                                                                       Il Il modo in cui  lei parla di  sceneggiatura mi porta a pensare che le sfugga il significato 
Gesualdo “musicista eccellente nella musica sacra” (!!!), come dice lei  e a seguire le altre motivazioni per giustificare  la pellicola  confermano la sua frase iniziale detta la sera della ‘prima’- “Ringrazio   Silvio per avermi dato la possibilità di farmi conoscere questo autore” (!). Di solito i consulenti dei film vengono presi tra le persone di provata conoscenza dell’argomento… e che per questo  non dicono  corbellerie da lei sciorinate con dovizia (sul personaggio, intendo).
Lei riporta una frase, senza citarne la fonte,  relativa al ruolo della critica. Ma lei ha davvero coscienza e conoscenza del concetto di “critica”? Ho il sospetto che per lei debbano esistere soltanto ed esclusivamente  le “critiche positive” perché quelle negative sono per lei “demolitrici”. Usando questo termine lei mostra di parteggiare per il pensiero unico, tanto caro ai lucani, i quali non amano altro che la critica positiva per ogni cosa da loro fatta (= autoreferenzialità). E’ “demolitrice” la critica negativa che va a toccare le convenienze borghesi (è un pensiero di Moliere, non mio, ma l’ho sposato da tempo). Non voglio dilungarmi e ricordarle una frase di Shakespeare, da riferire tanto al suo concetto di critica, preoccupante,  che  al filmato sul Principe: “POLVERE D’ORO,PER IL SUO BRILLIO, SI APPREZZA PIU’ DELL’ORO IMPOLVERATO” [in Troilo e Cressida].
Se poi Shakespeare è troppo nobile per un lucano, invito a leggere il capito  IV (quarto) del libro di Collodi, Pinocchio.  Ha un alto valore anche sociologico!
P.S. L’immagine è di Georges  Méliès (1861-1398), uno dei padri del cinema.














Nessun commento: