
L’incipit e il periodo
successivo sono secondo la retorica gesuitica (lode alla persona e alla sua
opera in generale). Condivido anche senza arrossire.
L.F.C. (Lucania Film Commission, per i non addetti) : sulle
sue finalità le vedute concordano. Mi fa
però clamorosamente torto nell’attribuirmi
un sotteso desiderio di volere
“una cultura amministrata”. Ho fatto il ’68 ed oltre contro questo modo di
pensare ed è spiacevole che il suo occhio di laureata in sociologia non abbia
colto nei miei scritti una posizione ben diversa (anche nella prima parte
di “Feste lucane”, da lei citato, è
chiara il mio pensiero contro la
cultura amministrata in Basilicata, ieri
come oggi). Quindi, per favore, si astenga dall’insultarmi gratuitamente.
Sempre sulla L.F.C.:
ho scritto della necessità di passare ad una seconda fase operativi che miri ad arricchire la prima con
la formazione dei giovani, puntando alle competenze specifiche (regista,
montatore, ecc.) e di smetterla con questi film maker che tutto sanno e tutto
fanno (o vorrebbero fare) di cinema. Il quale, al pari di ogni arte - anche quando è arte – esige mestiere, cioè
necessità di conoscere (non di improvvisare) tutti i suoi segreti. Arte e
mestiere richiedono Apprendimento, Costanza, Impegno, Sacrificio. Non basta il desiderio “di fare di questa
regione una terra di racconto” per autopromuoversi registi, ma occorre anche
conoscerla in profondità e soprattutto quando ci si cimenta con il racconto di
figure di incredibile grandezza, quale è Gesualdo da Venosa, approfondirne lo
studio in tutti gli aspetti possibili, a maggior ragione nella prospettiva, che
esigerebbe il massimo scrupolo
intellettuale, di una lettura personale.
Tutti i lavori finanziati ai giovani “talenti lucani”, e da
me visionati, sono ancora fermi al “desiderio di..” (per usare la sua
espressione).E questa è una mia opinione. Ripeto “mia”. L’unica “forma di accompagnamento” deve essere
la loro preparazione, necessario strumento di supporto all’ ispirazione, a meno
che non si miri, senza dichiararlo, a far parte del bel “circolo della
mediocrità” (che si parli della Basilicata, purché se ne parli). Ed io ho il sospetto che a questo lei miri
quando dice che ai giovani bisogna “offrire possibilità, mezzi e libertà, senza
ingombranti forme di accompagnamento”. L’unica forma di accompagnamento” di un
giovane deve essere la sua preparazione
professionale.
Le sue argomentazioni in difesa (d’ufficio) del “Principe di
Venosa” (mi piace dirlo in italiano, mi perdoni) procede con mano pesante
nell’offendere la mia cultura cinematografica.
Esse nascono dalla non conoscenza da parte sua che “lo specifico del cinema è l’immagine” (è enunciato in tutti i
manuali, anche in inglese, sul
Linguaggio cinematografico) e la parola, quindi, è di supporto o di
rafforzamento o di completamento di essa. Che gli attori non abbiano alcun
dialogo in una pellicola è affatto un
sacrificio, è semmai da lodare perché è
data loro la possibilità di ‘rendere’ il loro personaggio con la ‘fisicità’
(cosa non facile). Il
Il modo in cui lei parla di sceneggiatura mi porta a pensare che le sfugga
il significato
Gesualdo “musicista eccellente nella musica sacra” (!!!), come dice lei e a seguire le altre motivazioni per
giustificare la pellicola confermano la sua frase iniziale detta la sera
della ‘prima’- “Ringrazio Silvio per
avermi dato la possibilità di farmi conoscere questo autore” (!). Di solito i
consulenti dei film vengono presi tra le persone di provata conoscenza
dell’argomento… e che per questo non dicono corbellerie da lei sciorinate con dovizia
(sul personaggio, intendo).
Lei riporta una frase, senza citarne la fonte, relativa al ruolo della critica. Ma lei ha
davvero coscienza e conoscenza del concetto di “critica”? Ho il sospetto che
per lei debbano esistere soltanto ed esclusivamente le “critiche positive” perché quelle negative
sono per lei “demolitrici”. Usando questo termine lei mostra di parteggiare per
il pensiero unico, tanto caro ai lucani, i quali non amano altro che la critica
positiva per ogni cosa da loro fatta (= autoreferenzialità). E’ “demolitrice”
la critica negativa che va a toccare le convenienze borghesi (è un pensiero di
Moliere, non mio, ma l’ho sposato da tempo). Non voglio dilungarmi e ricordarle
una frase di Shakespeare, da riferire tanto al suo concetto di critica,
preoccupante, che al filmato sul Principe: “POLVERE D’ORO,PER IL SUO BRILLIO, SI APPREZZA PIU’ DELL’ORO IMPOLVERATO”
[in Troilo e Cressida].
Se poi Shakespeare è troppo nobile per un lucano, invito a
leggere il capito IV (quarto) del libro di
Collodi, Pinocchio. Ha un alto valore anche sociologico!
P.S. L’immagine è di Georges
Méliès (1861-1398), uno dei padri del cinema.
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