giovedì 13 ottobre 2016

IN MORTE DI DARIO FO, IL MAGNIFICO





Il giovane Marcello Elisei era malato di polmonite ed era morto legato al letto di contenzione nel carcere romano di ‘Regina Coeli’. Una morte infame per il furto di due copertoni. Ne parlarono i giornali nazionali (Pasolini anni dopo si ispirò per il finale di ‘Mamma Roma’). L’episodio colpì molto l’opinione pubblica. Colpì anche la mia emozione e sulla sua onda scrissi un canovaccio per uno spettacolo teatrale. In quel periodo Dario Fo furoreggiava in un cine-teatro a Centocelle col suo “Mistero buffo”. La sala enorme, i mille e più giovani dalla faccia di arrabbiati, ma carichi di entusiasmo per una società nuova che stavano sognando, l’ambiente imbambolato di fumo (si poteva ancora fumare allora) e sul palco Dario a volteggiare, funambolo di parole e di gesti. Era già la terza sera che tornavo a scrutare quelle sue variazioni su tema, a godere quell’occasione straordinaria di andare oltre le parole. La quarta sera mi feci ardito e andai nel suo camerino, aperto a tutti. Gli diedi il mio pastrocchio su Marcello. Tre giorni dopo mi telefonò – ed io ad emozionarmi fino alle stelle – per dirmi che quella mia storia era “ancora troppo stretta”. Dovevo ampliarla:   “incazzarti contro… contro, capito? Ciao bello e grazie”. Tornai a teatro per la quinta volta e questa volta soltanto per fissare le “sue” incazzature sul testo che  ci incantava e ci esaltava.                   
        E’ il ricordo più vivo che ho di Lui

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