DISTRAZIONI
“Il Quotidiano del Sud”, 4 settembre 2016
Anni fa un assessore alla
Provincia è chiamato a dare il suo voto per la concessione di un contributo in favore dei Quadri Plastici di
Avigliano. Per il suo “si” egli, molto convinto, pone una condizione: “Però
dopo la manifestazione posso avere un quadro?” Il presidente della Provincia, aviglianese doc, gli spiega che la natura di detti Quadri consiste
nell’essere formati da persone
viventi che ripropongono tele di autori famosi ricalcandone positure, valori cromatici e via dicendo. Vengono
allestiti su tre palchi distinti perché
tre sono i quadri riproposti al pubblico per qualche minuto suscitando
emozione. L’assessore per nulla turbato risponde
con un “ah si? Ero distratto” e dà il suo voto favorevole.
E’ azzardato
dire che forse in cuor suo si dispiacque che non fossero quadri veri: avrebbe
potuto averne almeno uno da mettere in bella mostra nel suo studio medico! Si,
è azzardato. Come si fa ad entrare nel cuore di un assessore? Quindi è da
accettare a pieno titolo la sua giustificazione “ero distratto”.
Il tema dei Quadri Plastici di
quest’anno è stato in sintonia col Giubileo
della Misericordia. Bene. Scoccata l’ora, ecco alzarsi i tre sipari dei Quadri ed ecco gli
occhi abbellirsi degli splendidi colori, delle luci giuste, dei chiaroscuri
azzeccati, della fedeltà nelle positure dei giovani interpreti. Da rimanere
incantati almeno per la loro durata di qualche minuto e, a sipario chiuso,
commentare positivamente la prova d”arte a cielo aperto”. Mi nasce però subito una perplessità: il tema,
come detto, è La Misericordia. Bene. Primo quadro: il ritorno del figliol prodigo del francese Drouais. Secondo quadro: il ritorno del figliol prodigo dello spagnolo Murillo. Terzo
quadro: Gesù e il giovane ricco, del
tedesco Hofmann. Due quadri hanno il medesimo soggetto narrato da Gesù sotto
forma di parabola: il perdono concesso al figlio scialacquone da un padre dal cuore d’oro. Come un qualsiasi ultimo
degli spettatori rimango perplesso di
fronte al contenuto del terzo quadro. Scorro mentalmente le sette
opere di misericordia corporale: dar da mangiare agli affamati, dar da bere
agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati,
seppellire i morti. E ricordo pure che molti artisti le hanno trattate (a
cominciare da Caravaggio di cui gli aviglianesi sono innamorati).
Seguono le opere di misericordia
spirituale, rese poco sulla tela. Allora, come mai il terzo Quadro è cosa ben
diversa? Gesù e il giovane ricco è un
episodio, reale e non parabola: un giovane ricco chiede cosa fare per salvarsi
l’anima e Gesù gli dice di vendere i
suoi beni, dare il ricavato ai poveri e
tornare da Lui. Il giovane ricco “udite queste parole, divenne assai triste,
perché era molto ricco” e se andò a godersela per il resto della sua vita. Cosa
c’entra questa storia vera di una “vocazione mancata” con il tema della
misericordia? Lo stesso Papa Francesco ha commentato l’ episodio riferendolo ai
giovani d’oggi i quali “sentono nel loro cuore la ‘chiamata’ ad avvicinarsi a
Gesù, e sono entusiasti”, ma “hanno il cuore pieno di un’altra cosa e non sono
tanto coraggiosi per svuotarlo, tornano indietro, e quella gioia diviene
tristezza”. Bel tema, dunque, che invita alla riflessione, non alla misericordia.
Può darsi che la scelta del terzo Quadro sia derivata da una
“distrazione” degli organizzatori? E chi può guardare nei loro cuori? Peccato però, perché oltre alle sette opere
ricordate, il Vangelo narra atti concreti, molto concreti, di
misericordia compiuti da Gesù e di grande importanza sociale, ieri come oggi.
Vagando con la mente mi sono
ricordato, ad esempio, dell’ episodio reale (non una parabola) che si conclude
con la celebre frase: “Chi è senza
peccato, scagli per primo la prima pietra”. Contro chi? Contro l’ adultera che
la brava e devota gente frequentatrice del Tempio è pronta a lapidare
(femminicidio collettivo, dunque). Ascoltata la frase, i presenti
diventano silenziosi di vergogna,
lasciano cadere la pietra dalle loro mani
e vanno via. Gesù compie un
grande atto di misericordia dicendo
alla donna: “Non ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”. Beh, ho il sospetto che riproporre un tema del genere significa predicare
misericordia per la moglie infedele. Vogliamo
scherzare? Sarebbe tutto sbilanciato in favore delle donne! Lasciamo
le cose come stanno, anche ad Avigliano. Quindi no Quadro.
Guardando in giro ho notato che
in quest’anno giubilare l’accento viene
posto molto sul “fidarsi del cuore misericordioso del Padre” , cioè di Dio. Giusto.
Viene citata con enfasi la parabola del
figliol prodigo in cui si attua il rapporto ascensionale figlio-padre. Giusto anche questo. Però il
rapporto tra gli esseri umani è anche orizzontale. Nell’ episodio dell’adultera c’è una condizione perché la
misericordia abbia effetto: va’ e non
peccare più. Quindi il perdono è condizionato alla conversione. Questo
è un punto importante per non
cadere in un buonismo cretino (non c’è misericordia che tenga). Ma non basta.
E’ detto “perdona le offese ricevute”, e
perfino nel Padre nostro si
recita “rimetti (oh Dio) a noi i nostri debiti (= peccati) come noi li
rimettiamo ai nostri debitori”, cioè perdonaci così come noi perdoniamo coloro che ci hanno offeso. E’ dunque un
rapporto di reciprocità orizzontale. Però come la mettiamo con l’orgoglio, la
supponenza, l’arroganza, l’amor proprio e via dicendo che ci rendono “perfetti”
ai nostri occhi?
Ciò posto, sono stato sempre
convinto che i Quadri debbano avere
“anche” un valore di riflessione per chi li vede (per tale motivo introdussi i
“temi” annuali quando, e lo dico con orgoglio, per dodici anni ho curato temi e
testi). Anche un Quadro può essere
strumento di sensibilizzazione sulla bruttura del femminicidio. Allestirlo
significava raccordarlo con l’iniziativa presa di dipingere di rosso una panchina nella villa comunale per ricordare che non va
fatta violenza alle donne. Il Comune ha firmato
in questi giorni un protocollo contro il femminicidio? C’è da augurarsi che
agisca in sinergia (concetto difficile
dalle nostre parti) con
associazioni e soprattutto con le scuole per educare, ripeto educare, al
rispetto della donna, in parallelo alla giusta educazione dei ruoli. Aspetto,
quest’ultimo, spesso trascurato. Educazione dei ruoli! Occorre lavorare con
fatti, iniziative incisive, informazioni concrete rinunciando alle suggestive chiacchiere e ai
proclami di principio tendenti , spesso, alla prevaricazione e alla
irritazione.
Chissà che un giorno trovandomi
davanti alla panchina non la trovi sbiadita per l’indifferenza e la retorica e le
senta dirmi “si sono distratti tutti”.
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