domenica 9 gennaio 2011

PERDUTAMENTE GIOVANI

In questi tempi si parla molto dei giovani. Si parla. Più di uno si era dimenticato della loro esistenza, ad eccezione delle fabbriche di prodotti per giovani e giovanilisti. Poi loro, i giovani, sono scesi in piazza, più o meno strumentalizzati, più o meno motivati, più o meno arrabbiati e qualcuno di loro era tanto arrabbiato che per calmarsi ha incendiato qua e là qualche macchina, ha rotto qualche vetrina, si è preso più di una manganellata. Sacrosanta, a parere dei danneggiati di macchine ecc. e dei borghesi un po’ irritati. Vergognosa e assassina, a parere di “quelli” dei centri sociali. Indignazione bipartisan per quarantotto ore. Si parla. Ora si procederà alla stesura di programmi, provvedimenti, proposte per “dare speranza” ai giovani “che sono il nostro futuro”.
L’occasione può anche far riattivare nella nostra memoria il ricordo di tre opere letterarie universalmente note: Alice nel paese delle meraviglie, Peter Pan, Le avventure di Pinocchio. Sembrano tre libri distinti, due inglesi e uno italiano, ma in realtà le loro trame si riflettono in noi in un grande concerto di echi, in cui le voci degli autori si intrecciano e confluiscono verso un risultato unico.
Per comodità dei lettori ricordo, riassumendo, che “Alice racconta la storia di una bambina che cade nella tana di un coniglio frettoloso. Incontra un gatto sorridente, una falsa tartaruga, una duchessa orrenda, un cappellaio pazzo e una regina sanguinaria, e altri personaggi In questo percorso Alice cambia statura numerose volte.”
Peter Pan racconta di un bambino che fugge da casa appena nato, si rifiuta di crescere e vive in un’isola fantastica, dove porta la bimba Wendy e i suoi fratelli per affrontare, con la collaborazione dei Bambini Perduti, pirati, indios, belve e sirenette.
Pinocchio – lo sappiamo tutti – è una marionetta che fugge di casa. Incontra il grillo parlante, il padrone di un circo che sembra un mostro, una volpe e un gatto vagabondi, una fata dai capelli turchini, un serpente immenso e una balena vorace. Si trasforma in un asino e torna ad essere marionetta, infine diventa un bambino.
A lettura ultimata delle loro belle avventure, tu capisci che hai letto tre libri che hanno un solo tema: la crescita. Alice cambia dodici volte la propria statura e ogni volta si chiede se è quella giusta. Ora è piccola ora è grande e, in rapporto alla sua statura, ora le dicono di essere troppo piccola per fare certe cose, ora l’accusano di essere troppo grande per farne delle altre. Come succede a tutti gli adolescenti, insomma. “Non invecchiare mai…ma d’altra parte…sempre aver compiti da studiare! Oh! Questo non mi piacerebbe”.
Peter Pan fuggi da casa per andare a vivere con le fate. Pensava tuttavia che sua madre avrebbe lasciata sempre aperta la finestra di casa per consentirgli di ritornare. Ma quando tornò trovò la finestra chiusa. Allora cominciò a fare sogni molto dolorosi, dai quali non riescì a liberarsi.
“La finestra chiusa con le grate impedì il ritorno di Peter al suo spazio di sicurezza, tagliò i suoi vincoli con l’affetto. E Peter si vide distaccato dalla realtà, incapace di transitare, per sempre prigioniero in un’unica età”. Restare eternamente bambino!
Questo però Pinocchio non lo vuole. Egli, nel suo bellissimo dialogo con la Fata, dice: “Lei non vede? Sono sempre piccolo.” E lei: “Ma tu non puoi crescere”. “Perché?” “Perché le marionette non crescono mai. Nascono marionette, vivono marionette e muoiono marionette.” La Fata sa benissimo che una marionetta non ha i desideri di un bambino, non ha gli stessi sentimenti umani – la curiosità per capire, l’amore per l’avventura, la paura, la solitudine, la tentazione alla disobbedienza -. Ella però ha capito che Pinocchio “vuole” crescere perché tali sentimenti lo spingono ad umanizzarsi. Pinocchio finisce per apparirci meraviglioso perché in lui “la capacità di desiderare è il ponte per raggiungere la sua crescita”.
Crescere è cambiare. Alice era frenata dal suo sogno. Il quale finisce, Le sue palpebre si aprono e la vita riprende dalla stesso punto in cui esse si erano chiuse. Ma tutto viene ritardato per inserirsi nella realtà.
Peter Pan non crescerà e rimarrà a vivere nella Terra di Nessuno dove non accumulerà esperienze e non avrà memoria di se stesso perché la memoria è un privilegio dell’invecchiare.
Pinocchio, ha il suo procedere interiore a zig zag, le sue ricadute e la sua volontà di rialzarsi. Si lascia vincere dalla tentazione di intraprendere un percorso pericoloso: diventare uomo. (“Quanto ero ridicolo come marionetta e come sono contento ora di essere diventato un bambino” -, è la sua ultima frase).
E’ anche vero che Collodi “tesse la crescita di Pinocchio copn due fili sempre incrociati: quello dell’indipendenza e quello della sottomissione”, ma….
Domanda sui nostri giovani: chi ha chiuso le palpebre ad Alice perché viva in un paese delle meraviglie? Chi ha creato Peter Pan, tutto negazione ed egoismo? Chi ha abbandonato Pinocchio dentro un pezzo di legno?

(continua)

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