
L’occasione può anche far riattivare nella nostra memoria il ricordo di tre opere letterarie universalmente note: Alice nel paese delle meraviglie, Peter Pan, Le avventure di Pinocchio. Sembrano tre libri distinti, due inglesi e uno italiano, ma in realtà le loro trame si riflettono in noi in un grande concerto di echi, in cui le voci degli autori si intrecciano e confluiscono verso un risultato unico.
Per comodità dei lettori ricordo, riassumendo, che “Alice racconta la storia di una bambina che cade nella tana di un coniglio frettoloso. Incontra un gatto sorridente, una falsa tartaruga, una duchessa orrenda, un cappellaio pazzo e una regina sanguinaria, e altri personaggi In questo percorso Alice cambia statura numerose volte.”
Peter Pan racconta di un bambino che fugge da casa appena nato, si rifiuta di crescere e vive in un’isola fantastica, dove porta la bimba Wendy e i suoi fratelli per affrontare, con la collaborazione dei Bambini Perduti, pirati, indios, belve e sirenette.
Pinocchio – lo sappiamo tutti – è una marionetta che fugge di casa. Incontra il grillo parlante, il padrone di un circo che sembra un mostro, una volpe e un gatto vagabondi, una fata dai capelli turchini, un serpente immenso e una balena vorace. Si trasforma in un asino e torna ad essere marionetta, infine diventa un bambino.
A lettura ultimata delle loro belle avventure, tu capisci che hai letto tre libri che hanno un solo tema: la crescita. Alice cambia dodici volte la propria statura e ogni volta si chiede se è quella giusta. Ora è piccola ora è grande e, in rapporto alla sua statura, ora le dicono di essere troppo piccola per fare certe cose, ora l’accusano di essere troppo grande per farne delle altre. Come succede a tutti gli adolescenti, insomma. “Non invecchiare mai…ma d’altra parte…sempre aver compiti da studiare! Oh! Questo non mi piacerebbe”.
Peter Pan fuggi da casa per andare a vivere con le fate. Pensava tuttavia che sua madre avrebbe lasciata sempre aperta la finestra di casa per consentirgli di ritornare. Ma quando tornò trovò la finestra chiusa. Allora cominciò a fare sogni molto dolorosi, dai quali non riescì a liberarsi.
“La finestra chiusa con le grate impedì il ritorno di Peter al suo spazio di sicurezza, tagliò i suoi vincoli con l’affetto. E Peter si vide distaccato dalla realtà, incapace di transitare, per sempre prigioniero in un’unica età”. Restare eternamente bambino!
Qu

Crescere è cambiare. Alice era frenata dal suo sogno. Il quale finisce, Le sue palpebre si aprono e la vita riprende dalla stesso punto in cui esse si erano chiuse. Ma tutto viene ritardato per inserirsi nella realtà.
Peter Pan non crescerà e rimarrà a vivere nella Terra di Nessuno dove non accumulerà esperienze e non avrà memoria di se stesso perché la memoria è un privilegio dell’invecchiare.
Pinocchio, ha il suo procedere interiore a zig zag, le sue ricadute e la sua volontà di rialzarsi. Si lascia vincere dalla tentazione di intraprendere un percorso pericoloso: diventare uomo. (“Quanto ero ridicolo come marionetta e come sono contento ora di essere diventato un bambino” -, è la sua ultima frase).
E’ anche vero che Collodi “tesse la crescita di Pinocchio copn due fili sempre incrociati: quello dell’indipendenza e quello della sottomissione”, ma….
Domanda sui nostri giovani: chi ha chiuso le palpebre ad Alice perché viva in un paese delle meraviglie? Chi ha creato Peter Pan, tutto negazione ed egoismo? Chi ha abbandonato Pinocchio dentro un pezzo di legno?
(continua)
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