
Giorni or sono la mia collaboratrice domestica si lamentava perché sua figlia, in quarta elementare, tornata a casa, l’aveva rimproverata di essere stata bugiarda per averle fatto credere in Babbo Natale. La maestra aveva tenuto in classe una lezione sull’inesistenza di tale personaggio. E aveva concluso suggerendo agli alunni di sbugiardare, sempre, tutti coloro che in futuro avessero tentato di far credere loro cose non vere. Il filiale rimprovero si era concluso: “Tu mi hai detto che c’era [Babbo Natale] per farmi stare buona”. La collaboratrice, che è donna semplice e rassegnata, dando della “pazza” alla maestra, è andata dalla direttrice assieme ad altre madri irritate come lei per lamentarsi. La direttrice ha risposto che ogni insegnate gode della libertà dell’insegnamento. Lo garantisce la Costituzione.
Non meno angosciata è stata la madre di un ragazzo che, invitato a collaborare ad allestire il presepe in casa, le ha risposto: “Ancora continui con queste c…… Se lui [Gesù] non nasceva era meglio, così non ci sarebbero state tante guerre e non avremmo il terrorismo”. Il suo prof. della scuola media aveva tenuto ai suoi 28 alunni una lezione sulla dannosità della figura di Cristo nella storia.
Alcuni miei studenti giorni fa, stanziati nello spazio loro riservato, discutevano tra loro animatamente sui regali da comprare nei prossimi giorni: parlavano di telefonini, di Convers (l’ultimo tipo di scarpe per giovani), ma soprattutto di mutande rosse per la notte di capodanno. E ridevano, anche sguaiatamente. Chiesi cortesemente a ciascuno di offrire un euro per la Lega del Filo d’oro. Spiegai che si tratta di una associazione che si occupa di bambini nati sordi, ciechi e muti e che quindi vivono in uno stato di isolamento assoluto. Offrire un euro significa aiutare a rompere tale isolamento,aprire le loro menti a “capire” che cosa c’è loro intorno e chi li circonda.
Il gruppo di studenti non replica. Ma nessuno mette mano alla tasca. Ognuno evita il mio sguardo. Uno mi dice: “Prof. ma non è meglio che rimangono come sono così soffrono di meno?” Forse nelle sue intenzioni scherzava. Ma io ne fui raggelato: era cinismo inconsapevole o soltanto menefreghismo? Mi allontanai irritato. Uno di loro, che gode fama di essere un po’ malandrino, mi raggiunse e, cavando dalla tasca due euro, mi disse: “Non ci faccia caso”.
Invece c’è da far caso. Senza moralismi, ovviamente. Penso alla bambina delle elementari. E’ mai possibile che vi siano maestre tanto ignoranti da non sapere che la realtà non è fatta soltanto di persone in carne ed ossa, di cose che si toccano per mano ma anche di simboli? I quali caratterizzano e qualificano la cultura di un popolo. E questo attribuisce un significato condiviso a ciascun simbolo e lo carica della capacità di avere un valore relazionale? In termini più semplici: un simbolo culturale è uno strumento di formazione del patrimonio spirituale e consente la conservazione e la comunicazione di conoscenze che vanno oltre l’esperienza dei singoli. Esso è poi “atemporale” perché amplifica in se passato-presente-futuro, andando oltre i confini della vita di un individuo e creando un mondo interiore. L’atemporalità libera l’uomo dai limiti immediati delle situazioni concrete. Ecco perché Babbo Natale esiste. Togliere i simboli ai bambini significa dichiarare guerra al loro mondo. Cosa gli lasciamo, soltanto il grande fratello, nuovo simbolo della fatuità?
Più complesso si fa il riferimento al prof. della scuola media. Credo che per affermare le cose che ha detto (ho anche sentito di persona il ragazzo) egli debba avere letto, non dico studiato, poca storia. Credo che non riesca poi distinguere tra Cristo e Chiesa facendone così un coacervo di brutture, infamie e via dicendo. Mette tristezza tanta incapacità! Cristo, oltre ad essere un personaggio storico con un suo preciso valore simbolico, ha anche predicato una “dottrina di orientamento” che può essere accolta o rifiutata ma che non può essere distorta nei suoi significati dall’ ignoranza crassa. Non può essere inficiata dal bieco anticlericalismo. E tutto questo perché non si conosce che cosa vuol dire “relativismo culturale”, il quale dà precisi significati alla religione, al terrorismo e alle sue matrici. Che cattivo maestro hanno questi 28 ragazzi! Impoverire la cultura e limitarle la possibilità di essere più obiettiva e più ricca è davvero da criminali!
Il terzo caso dice di giovani – emblematici? – che parlano di consumismo e ignorano, o vogliono ignorare, la solidarietà. Fra le strategie che l’uomo adotta per vivere nel mondo vi è l’”organizzazione sociale” (che include anche la solidarietà), le “credenze e i valori”. Queste due strategie aiutano ciascuno di noi ad organizzare il proprio pensiero per comprendere sempre meglio il mondo, aA determinare il comportamento nelle relazioni con l’altro. Allora, che dire a fronte di quella frase tremenda pronunciata con insolenza? Di quelle loro mani chiuse verso gli sfortunati?
Gobineau, uno dei padri fondatori del razzismo moderno, ci dice che l’”indifferenza porterà la morte in un globo divenuto muto ma che senza di noi continuerà a descrivere nello spazio le sue impassibili orbite”.
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