
Nel Novecento ci fu un governante che ordinò ai suoi servizi segreti di contare “uno per uno” gli iscritti al Partito. I dissidenti e i tiepidi furono fucilati o deportati. Li sostituì coi quelli a lui fedeli, per convinzione o per convenienza. Lui pensava che gli individui sono “pezzi intercambiabili”. Avviò delle riforme strutturali in campo socio-economico anche con lo scopo di cancellare l’individualità delle persone e di aggregarle in una massa consenziente. Vi riuscì. Con lui l’”in.dividuus” (=non divisibile) fu cancellato.
Mi si consenta un piccolo divertimento della mente: i rivoluzionari francesi stabilirono che la democrazia si basa sul consenso di massa. A tal proposito il barone Du Val, durante una seduta della Convenzione Nazionale, esclamò: “Francia, tu sarai felice solo quando sarai guarita dagli individui!” La Convenzione lo prese alla lettera e lo fece ghigliottinare il giorno dopo, 24 marzo 1794).
Cadrò sotto la mannaia politica ma da individuo continuo a compiere, come ho fatto domenica scorsa, qualche riflessione sulla “Relazione programmatica del Presidente della Giunta regionale”. Torno a riferirmi alla politica giovanile in essa enunciata. Si dice che verrà caratterizzata da tanti progetti. Una mia lettrice, ex-professoressa, su face book mi ha scritto a tal proposito: “i progetti sono stati uno sperpero ed un pretesto per rimandare la costruzione di una seria organizzazione dell'Istruzione e della Cultura. Purtroppo molti di noi, che operiamo in questo campo, ci siamo prima fidati dei progetti e poi ce ne siamo serviti per tirare avanti e dare qualche possibilità e speranza ai giovani che volevano studiare e lavorare. Ho sperimentato tutto questo a scuola e all'Università. Ora c'è la tirannia dei progetti europei”. Coi quali si continua a prendere in giro i giovani, a costruire sul nulla facendo finta di costruire sulla roccia. Un esempio? Dice il Presidente: “Fornire ai giovani con contratti di lavoro precari gli strumenti adeguati per trasformare la flessibilità in opportunità in una prospettiva utile non solo alle imprese, ma agli stessi lavoratori” (pg. 17). E continua manifestando il proposito di “rafforzare le relazioni intergenerazioni”, con progetti da libro “Cuore”, cioè pieni di buoni sentimenti.
La Relazione affronta poi i problemi della famiglia, centro della procreazione e della crescita delle future generazioni. E’ un paragrafo che va bene per un paese del terzo mondo e non per una regione che dichiara di voler essere al passo con la modernità. Si ha l’abitudine di prendere dall’estero i cattivi esempi, tralasciando quei buoni. Non poteva De Filippo andare su internet e dare una sbirciatina alla legge per la famiglia adottata in Francia? E’ la migliore d’Europa! Essa però esclude un elemento importante che può essere fonte di preoccupazione per un governante del sud: il merito.
Non so chi abbia suggerito al Presidente “la promozione della canzone popolare lucana attivando una scuola di musica popolare a livello nazionale”. Ma è mai stato alla Discoteca di Stato centrale in cui sono raccolte moltissime canzoni popolari lucane? O sa quanti nastri abbiamo all’ Università incisi in anni di ricerca? Beh, l’ascolto di tali incisioni non incoraggia la promozione dell’auspicata scuola. Non siamo al livello di canzone popolare napoletana o romana o toscana. Il nostro è un patrimonio limitatissimo e riguarda soprattutto l’etnomusicologia, insegnata, peraltro, nella nostra Università e seguita da pochi studenti (spia quindi dello scarso interesse da essa riscosso!). Può essere mai questa la via migliore per “promuovere la conservazione e la valorizzazione di un importante patrimonio etnoantropologico”? Un’altra fabbrica di illusioni. Un altro spreco di danaro.
In riferimento all’insieme della Relazione concludo con una considerazione presa di nuovo da Spinosa, che dice: "Il diritto che è definito dal potere della moltitudine, si è soliti chiamarlo governo. Detiene il potere sovrano colui che, con il consenso della massa, assume gli incarichi dello Stato. Se questo incarico appartiene all’assemblea di tutti i cittadini, questo governo si chiama democrazia; se esso va a un’assemblea di persone scelte porta il nome di aristocrazia; se infine il governo è affidato a un uomo solo investito dell’autorità pubblica, ci si trova in un regime monarchico" (Trattato politico, II, 17).
Il Presidente lucano, che tale filosofo conosce, sa la differenza che intercorre fra autorità dello Stato e forme che esercitano questa autorità. Quindi sono sicuro che ha chiara la concezione democratica della società. Perché allora si muove nello spirito della terza ipotesi descritta da Spinosa? Egli sa che tale ipotesi porta a sbiadire l’individuo e a privilegiare la massa, tenendola sotto controllo con “benevoli concessioni” ed esigendo soggezione ossequiosa e dipendenza? Tenere sotto tutela la massa-lucana vuol dire bloccarne la crescita, frenare le iniziative, creare uno stato di dipendenza morbidamente tirannico.
Parafrasando il barone Du Val oso dire:”Basilicata, tu sarai felice solo quando valorizzerai gli individui!” E intanto gli individui scappano da lei per non sentirsi pezzi intercambiabili.
Nessun commento:
Posta un commento