
Se penso a Berlusconi mi viene in mente una frase del filosofo francese Condorcet: “La democrazia, insieme con l’ignoranza del popolo, è la strada più corta verso il dispotismo, attraverso la demagogia”.
Se penso a De Filippo e a Pagliuca e ad Allam e ai Consiglieri uscenti e poi penso… No, mi fermo qui. Non voglio pensare agli aspiranti “consiglieri”, che scrivo con la minuscola perché sono ancora senza infamia e senza gloria, cioè senza potere. Ebbene, quando penso a tutti loro mi viene in mente una considerazione di Einstein: “Il valore di un uomo dovrebbe essere misurato in base a quanto dà e non in base a quanto è in grado di ricevere”. Il perno su cui poggia tutta la frase è quel verbo al condizionale: “dovrebbe”: è carico di ambiguità, di inquietudine, forse anche di malessere, forse di aspettativa fiducia. Può darsi che il teorizzatore della relatività, usando il verbo al condizionale, abbia voluto dirci, con sottile malizia, che anche l’onestà è relativa! Chissà.
Siccome per natura sono un po’ malizioso, mi viene in mente non una frase bensì un episodio significativo. Aristotele stava confabulando con i suoi allievi sul modo di concepire i banchetti. Lodava i sacerdoti della Persia (attuale Iran) perché mangiavano soltanto farina ed erbe. In contrapposizione, citò l’atleta di Crotone, Milone, (dalla storia poi considerato il più grande atleta di tutti i tempi), pugile imbattuto per vent’anni. Questi un giorno mangiò venti chili di carne, venti pagnotte e bevve tre barili di vino. Si trattava di una iperbole usata dal filosofo per insegnare la moderazione, da praticare in tutto e da tutti per il bene della persona e dell’umanità.
Uno dei discepoli, di nome Alessio, gli fece notare che il mangiare poco è delle persone povere, il mangiare male è delle persone volgari, il mangiare tanto è delle persone potenti. In tutti e tre i casi è impossibile esercitare la moderazione. Aristotele sapeva che Alessio amava la demagogia e perciò gli disse: “Persone come te non possono amare la moderazione”. Alessio con malizia ribattè al Maestro che Milone, grazie al suo modo di mangiare e quindi di essere forte, era riuscito a salvare i governanti di Crotone, capeggiati da Pitagora, colti da un terribile terremoto mentre stavano in assemblea per il bene del popolo.
Siccome il Maestro sapeva anche che lui, Alessio, era candidato all’assemblea della polis, gli domandò: “Quante dracme hai in tasca?” Il discepolo tirò fuori una manciata di monete, sette in tutto. E Aristotele: “Torna qui dopo un anno dalla tua elezione e mostrami quante dracme avrai in tasca”.
Non sappiamo se Alessio sia tornato dal suo Maestro dopo le elezioni. Pertanto non siamo informati se sia riandato a tasche vuote (cosa impossibile) o con dracme accresciute settanta volte sette (cosa probabile). Ciò che qui importa è rilevare la lungimiranza di Aristotele nei confronti delle tasche del candidato.
Se penso al governatore uscente e rientrante. Se poi penso a chi ama bissare l’avventura e giocare a perdere. Se poi penso a chi aspira ad essere sommessamente dirompente. Se poi penso alla pattuglia dei Consiglieri per obbligo legislativo uscenti ma orgogliosamente gongolanti (lo si vede anche dai loro manifesti). Se poi penso agli “aspiranti” con facce non da asceti ma segnate da fame di…di progresso e di giustizia (!). Se penso a tutti questi, allora faccio una petizione – e credo di non essere il solo a pensarla –. Parafrasando Aristotele dico a ciascun candidato: “Torna qui dopo cinque anni dalla tua elezione e mostrami quanta moneta hai in tasca”. Fuor di metafora, chiedo a TUTTI quei candidati che verranno eletti due cose: 1) appena entrato in carica, ciascuno di voi faccia conoscere a noi cittadini lo stato patrimoniale della propria famiglia, 2) impegnatevi a farcelo conoscere di nuovo al termine della legislatura.
Ogni eletto faccia dunque pervenire a questo giornale la dichiarazione di tale stato (non copia della denuncia dei redditi: sarebbe una presa in giro) e il giornale la pubblicherà.
I cittadini sapranno così che i loro eletti hanno le “mani pulite” e che intendono mantenerle tali. D’altronde in questi giorni si chiede ai candidati di sottoporsi al test antidroga, perché allora non chiedere di dichiarare il loro stato patrimoniale presente e futuro?
Non so quanti candidati-eletti accoglieranno tale invito, semplice e chiaro. Che non nasce da malanimo o sospetti. Lasciamo da parte le dietrologie. Allora, carissimi De Filippo & Amici, Pagliuca & Soci, Allam & Confratelli, Consiglieri rientranti & New entry, date a noi, vostri elettori, questo attestato di stima: ras-si-cu-ra-te-ci!
Per confermarvi la speranza che noi tutti abbiamo nel vostro retto operare, cito: “La mente degli uomini politici, al pari di tutte le menti degli altri uomini, non è un vaso da riempire ma un legno da far ardere perché si infuochi il gusto della giustizia e l’amore dell’ onestà”. Sono parole del greco Plutarco. Dobbiamo considerarle soltanto ‘vane’ parole di un filosofo? A voi darci un segno della vostra credibilità. A noi ricevere un segno per colmare la nostra ignoranza e cessare di criticare la vostra demagogia (come quella del capo in testa).
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