
Ho incrociato tre ex miei studenti laureati: due nel triennio, uno nel quinquennio. Sono senza lavoro. Il primo lo cerca da quattro anni e, per rafforzare le proprie speranze, ha frequentato due di quei corsi inutili promossi dalla Regione. Il secondo, grazie ad una raccomandazione politica, ha lavorato per sei mesi in un supermarket come aiuto magazziniere. Il terzo ha fatto alcune supplenze per in scuole del Trentino. Storie di ordinaria disoccupazione intellettuale. La particolarità del caso viene adesso. Tutti e tre sono candidati alla Regione nelle liste di tre Partiti diversi che, per accordi pregressi (leggi inciuci) confluiranno nella lista “for president”, uscente e rientrante. Nulla da eccepire. Ma conoscendo le loro idee, un tempo da incendiari, arrabbiati, ecc, insomma, quelle idee di insofferenza politico-sociale che si professano quando si è giovani, mi sono relativamente sorpreso della loro scelta di scendere in campo. Scherzando scherzando ho chiesto: “ Come mai?”
Il primo risponde “Professò’, voglio entrare nel giro dei portaborse, così prima o poi entro anch’io alla Regione”.
Il secondo: “Lei lo sa, io appartengo ad una famiglia allargata. Saremo una sessantina in tutto più gli amici, i compari e via dicendo. Quindi posso contare su un bel gruzzolo di voti. Lo so di non uscire eletto. Io e mio padre siamo stati chiari col big del Partito e lui ha preso un impegno con la mia famiglia, quello di darmi un posto dopo le elezioni. Se non lo mantiene, ci può fregà’ una volta sola! Intanto ho cominciato la questua dei voti per me, anzi per loro. Tanto, prof., qui siamo nella Regione Leccardìa. Che dice lei se proponessimo di chiamarla così?”. Colgo la sua disperata ironia e sorridendo gli dico: “Adesso non ti conviene, sennò il posto non te lo danno, magari lo proponi dopo le elezioni”.
Il terzo: “Mi ripugna dirlo, ma (….), al quale faccio capo, è così ignorante! E’ consigliere uscente e ha già aiutato mio fratello medico. Mi ha detto che mi aiuta se faccio squadra con lui. Mi ha messo nella lista e sto girando a destra e sinistra…Mi dice lei che altro posso fare? Mi vergogno. Ho capito adesso quando lei ci diceva durante le lezioni che la raccomandazione toglie dignità e libertà alle persone. Ma questi qua hanno creato un tale sistema a rete che non è facile sfuggire. Se ci riesco, me ne vado all’estero”.
Per sdrammatizzare lo scoramento del giovane gli dico che i politici assomigliano ai golosi: sono molto devoti al loro dio [il danaro], corrono in cucina come al tempio [del potere], vanno alla dispensa come all’altare [per godere i favori possibili], bussano alla cantina come alla sacrestia [per fare compromessi], si aggirano nel pollaio come al luogo delle vittime [gli elettori]. Amano godere del fumo dell’arrosto come se fosse incenso, del grasso come se fosse resina dell’albero della cuccagna, del friggere delle padelle come se fosse suono d’organo.
E lui, che ha la laurea in lettere classiche, allora mi fa: “Lei se li ricorda gli “eleoditi” descritti da Omero?”. Erano i ministri delle mense. In epoca successiva, un attore comico di nome Critone (un Bebbe Grillo dell’antica Grecia) nelle piazze di Atene sberleffava i politici dicendo che essi non soltanto erano eleoditi, ma che lo erano della “propria” mensa! Esagerazioni da attore comico! Ci ridiamo su.
Ancora il mio ex alunno classicheggiante riprende ma con tono polemico: “Si ricorda di Diogene che nomina i sette saggi antichi della cucina? Li considera come le sette colonne e le sette basi di tutta la “macchina bucolica” da loro stessi alimentata con uguale forza e determinazione con cui Atlante reggeva sulle spalle il globo terrestre. Ora noi qui abbiamo quelli del listino chiamati a reggere la macchina bucolica della Regione Leccardìa!”.
Mentre il cameriere ci porge tazze di cioccolato caldo io ricordo ai tre giovani candidati i ”dieci comandamenti” tanto cari agli uomini politici di Atene prima e di Roma poi. Li conoscevano a memoria ma si guardavano bene dal recitarli in pubblico. Eccoli. 1°- Suggere sempre, come si fa col brodo ristretto, quinta essenza del cibo degli dei. 2°- Badare alla quantità, divorando come lupi. 3°- Controllare la qualità, assaggiando i sapori di tutti i cibi che la mensa offre. 4°- Curare le relazioni, ammiccando sia col capocuoco che col cameriere. 5°- Pretendere il proprio ruolo in cucina. 6°- Selezionare sempre il proprio posto a tavola. 7°- Curare l’abito, uno per quando si è in cucina e un altro per quando si è in pubblico affinché gli elettori non vedano quante macchie di grasso sporcano l’abito precedente. 8°- Non indugiare, mangiando in ogni circostanza con apparente moderazione. 9°- Vigilare sempre, perché altri non arrostiscano e non friggano al posto tuo.
10°- Tenere sempre viva la passione politica, sopportando il fumo negli occhi, bloccando il vomito nel ventre, purificando di tanto in tanto le brutture della gola con un pellegrinaggio al tempio di Apollo.
Uno dei tre mi conclude: “Prof., questa estate sono stato ad Anversa e ho visto il celebre quadro di Brueghel “Pranzo di nozze”, ma ho visto pure l’altro che lui ha dipinto subito dopo. Sa come si chiama? “Piscia alla luna”.
1 commento:
Una realtà squallida. sto per laurearmi all'UNIBAS nella laurea specialistica in lingue, ma il pensiero del futuro mi agghiaccia. una realtà dove non puoi essere valutato per quello che vali, dove ci si deve sempre accontentare di tutto. se sei fortunato occupi un posto per il quale sarebbe bastato quqlsiasi diploma.Prima studiavo per piacere, pensavo che avevo fatto una scelta dettata dalla passione.oggi mi guardo intorno, capisco che forse ho sbagliato, che forse sarei dovuta andare via al più presto. se penso alla mia laurea vedo un salto nel buio, o forse nel mondo dei disoccupati.
Posta un commento