A mezzanotte si andrà a messa. Nel mondo cristiano succede dal 450, quando papa Leone I Magno allestì nella basilica di Santa Maria Maggiore un primo presepe a forma di altare e alle 24 celebrò la messa “In Nativitate Domini”. Ad essa dovevano seguirne altre due. San Tommaso, nel 1250, diede un significato teologico a tali messe: quella di mezzanotte era per la venuta del Verbo. La seconda, da celebrare all’alba, per la nascita di Gesù-uomo. La terza, nella mattinata, per la rinascita dei cuori dei fedeli. In Basilicata fino agli anni Cinquanta molte contadine se le ascoltavano tutte e tre.

Due delle figure centrali sono il bue e l’asinello. Papa Leone identifica nel primo gli Ebrei, nel secondo i Cristiani. Francesco modifica il significato e così il bue diventa simbolo della servitù paziente e della forza pacifica, l’asino la quintessenza dell’umiltà e della mitezza.

I cattolici non accettarono tale versione e per loro l’albero di Natale rinviava all’albero del Giardino dell’Eden, rappresentato fin dal Medioevo nel popolare “Dramma del Paradiso”. E mentre in Lettonia dal 1441 si prese l’abitudine di portarlo in processione per poi bruciarlo sulla piazza, in quanto veniva caricato di tutto il male della comunità, gli abitanti di un sobborgo di Londra furono i primi ad “erigerlo nel mezzo del lastricato [della piazza], fissato al suolo, pieno zeppo di agrifoglio e di edera, per il divertimento della gente di Natale”. Avveniva ciò nel 1534, l’anno dopo la rottura di Enrico VIII con la Chiesa di Roma. Tuttavia la diffusione nelle case inglesi avvenne soltanto un secolo successivo, e per iniziativa reale gli alberi natalizi furono caricati di giocattoli per i bambini poveri. Nel 1740 coloni moravi lo portarono in USA e posero sotto l’albero i Re Magi con doni per i bambini di famiglia.
Un altro simbolo molto popolare, soprattutto presso i contadini d’Europa, è il ceppo natalizio. In passato era un segno per ricordare il sole in fuga durante l’inverno. Un primo documento in tal senso viene dal sud-Germania (1184) e parla dell’accensione del ceppo e della recita delle preghiere per invocare il sole. Successivamente gli si attribuiscono poteri miracolosi. L’uso si diffuse subito nel paesi del nord Europa e nei Balcani.. Attraversò l’Atlantico sul finire del Seicento, assieme ai coloni inglesi, e divenne “presenza fondamentale” in USA e Canadà.
In Basilicata si usò a lungo e con un significato particolare. Il giovane contadino metteva un ceppo adornato di nastri sul davanzale della casa della ragazza per chiederla in sposa. Se i genitori di lei lo portavano in casa, la richiesta era accolta. Quel ceppo poi veniva bruciato nella nuova casa degli sposi il giorno del Natale successivo purché la sposa fosse già incinta. Rituale e significato molto belli! Nessuno poi si preoccupava se ella partoriva la notte della Vigilia perché allora suo figlio avrebbe avuto il potere di vedere gli spiriti e di parlare con loro. E questo era un privilegio concesso da Gesù Bambino!
(III continua)
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