
IMMAGINARIO non ha soltanto il potere di realizzare un desiderio in modo allucinatorio ma può diventare il nostro stesso desiderio e ci fornisce le coordinate di tale desiderio. In sostanza ci insegna come desiderare.
Il desiderio di ricostruire delle grandi civiltà del mondo antico gia aveva spinto il prestigioso archeologo François Lenormant nei paesi del Medio Oriente. Gli Europei “immaginavano” l’ esistenza delle civiltà antiche. Egli è tra gli studiosi che rendono “concrete” tali civiltà ricostruendone strutture e lingua Viene anche in Basilicata, più volte. L’ultima nel 1882. Vuole interpretare soprattutto i segni della Magna Grecia. Ma i suoi occhi gli consentono di vedere anche la realtà “concreta”. La descrive per fornire ai francesi notizie utili a smentire il loro modo romantico di “immaginare” il Sud.
Dedica alla valle dell’Ofanto alcune pagine tra le più belle tra quelle scritte finora. Così pure è dei “grandi boschi di Banzi”, che gli richiamano alla mente quelli di Francia dai quali però si distinguono per un particolare: qui ci sono molti lupi. Annota il sito originario della Forenza romana, le iscrizioni latine di Rapolla e Acerenza, i resti romani di Venosa.
Già a Melfi era stato colpito dalla miseria dei contadini. Ne da una prima descrizione un po’ oleografica. Segue quella drammatica: “il contadino lucano, per lo più, non è che un semplice operaio della terra che vive nella più dura miseria; stenta miseramente la giornata con un salario così basso che non gli permette nemmeno di sperare, anche risparmiando, in un miglioramento della sua umile condizione. Quasi mai è proprietario dell’abitazione malsana ed angusta situata in quartieri fatiscenti, dove la continua insicurezza lo costringe a rintanarsi…In Basilicata le miserie da me descritte sono forse più acute e dolorose che in qualsiasi altra provincia. In effetti, non c’è chi sia più radicalmente legato al regime del latifondo, con tutti i suoi aspetti deplorevoli. In nessun altro luogo si avverte maggiormente la conseguenza del disinteresse più totale dell’aristocrazia terriera che vive a Napoli e a Roma”, la quale si preoccupa soltanto di riscuotere e osteggia qualsiasi tentativo di miglioramento delle proprietà. A questo flagello si aggiunge quello del clima. Ed entrambi “generano miseria e sviluppano l’emigrazione verso l’America”.
Lenormant fa conoscere all’Europa un altro triste fenomeno lucano: “odiosi mercanti percorrono le campagne per rastrellare fanciulli, li comprano per un pezzo di pane o li prelevano spesso all’ insaputa dei genitori. Li portano all’estero e li sfruttano in modo vergognoso, intascando il denaro che questi poveri fanciulli ricevono ogni giorno dalla gente, bastonandoli e facendoli morire di fame, spesso avviandoli anche al furto e alla….
Parla dell’alimentazione-tipo del contadino lucano: questi ha un limitato consumo di carne, in prevalenza del maiale nero, tipico della regione. Lo uccide a Natale e lo “consuma in un anno, assieme a quella malsana di qualche bestia morta di malattia, che si smercia lo stesso in paese invece di sotterrarla come igiene vorrebbe (=cutturiedd’). Altrimenti la sua alimentazione consiste esclusivamente di formaggio grossolano, fresco o stagionato, di castagne, che sono in questo paese fonte di alimentazione, di ghiande dolci, di legumi secchi (piselli e fave) e di un po’ di verdura fresca (cavoli e pomodori)”.
Con ironia parla della cosiddetta cucina tipica lucana, da lui subita, riportando alcune ricette “da inserire nel libro della cucina da evitare”. Pasticcio: prosciutto crudo a pezzetti, uova sode, mandorle, cetriolini sotto aceto, frutta candita; condire con zucchero e formaggio pecorino forte. Mischiare e versare in una teglia; dopo la cottura, coprire con uno strato di zucchero e servire. Commento: “combinazione di sapori inammissibili”. Pollo alla diavola: sgozzare il pollo, sventrarlo e tagliarlo a pezzi, prendere le budella, lavarle e spezzettarle, tritare cipolla e pomodori, far soffriggere il tutto in una padella, aggiungere i pezzi di pollo.Toglierli appena rosolati. Commento: “farebbe drizzare i capelli a un cuoco.” Lepre “alla mousse di cioccolata con piccoli dadi di prosciutto e pinoli”. Commento: “un posto d’onore lo darei a questo piatto!” Non gli sembra vero di trovare a Potenza “una trattoria gestita da un milanese, dove si serve la buona cucina dell’Italia settentrionale”!
Andando verso Metaponto esclama: “Non si potrebbe immaginare un paesaggio più desolato di quello della valle del Basento: un vero deserto.” Parla con malinconia dei miseri e solitari paesini.
Lascia la Basilicata passando per “la civettuola” Picerno. Si ferma a Muro col suo eterno problema d’immondizia ammucchiata per strada tanto da creare “una sporcizia ripugnante”. Di Bella scrive, invece, che le “donne hanno in tutta la zona fama di grande bellezza, di portamento grazioso e di persone di spirito. Le loro danze sono rinomate, e in tutta la Basilicata è proverbiale che a Bella sono le donne a comandare in casa.” Ha immaginato. Ha visto. Non desidererà tornare.
4. continua
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