domenica 21 giugno 2009

UOMINI D’ONORE


Coraggio. Decoro. Dignità. Integrità dei costumi. Privilegio. Stima. Talento. Virtù. Queste otto qualità sono riconducibili alla parola ‘onore’. Lo dice la sua etimologia. Il termine deriva dal latino che a sua volta discende dalla voce d’origine indoeuropea che significa ‘stima’. L’onore è dunque importante tant’è che, oltre alle qualità ora dette, ha per sinonimi ‘fama’ e ‘rispettabilità’. Ma alla radice di tutto sta la stima. Come dire che senza quest’ultima, le altre qualità sono sbiadite, squalificate.
La parola onore ha però anche un significato ambiguo. Cito alcune interpretazioni. Uomo d’onore un tempo era un qualsiasi cittadino che conduceva una vita proba, morigerata nei costumi e per questo beneficiario della stima di quanti lo conoscevano. Ma uomo d’onore era pure colui che aveva un’esaltazione superlativa di se stesso o della propria donna o della famiglia, tanto da ricorrere anche al delitto per ‘lavare’ un’offesa ricevuta. Tale concezione era così radicata da ritenere giusto farsi giustizia da solo reputando inutile il ricorso alla Giustizia. Non si pensi che questo secondo genere di uomo si trovasse o si trovi ancora soltanto in Sicilia! Certo, il concetto di “uomo d’onore” oggi sopravvive in certi ambienti della mafia e similari. Resiste nella loro cultura.
Qui però io voglio ricordare un altro significato, molto importante, sbiadito nel tempo: il significato dato dai Romani a questa bellissima parola, “honor”! A Roma esso corrispondeva a “carica pubblica”. Colui che aspirava ad una carica pubblica, di qualsiasi livello, doveva godere necessariamente della stima degli elettori, stima che era sempre rapportata al suo modo di comportarsi, sia in pubblico che in privato. Si, anche in privato. Non racimolava nessun voto se in giro si sapeva che egli si era macchiato di un qualche “sospetto” di colpa. Infine, durante la campagna elettorale egli si presentava al pubblico degli elettori vestito di bianco per sottolineare, anche visivamente, che le proprie intenzioni erano “pulite”, senza precedenti penali, senza sospetti di corruzione e con idee “chiare” su quel che avrebbe fatto, una volta eletto. Intanto era anche obbligato a dire chi fossero i suoi amici perché se tra loro appariva qualcuno in odore di malaffare, egli poteva scordarsi di essere eletto! Da restare attoniti pensando ad oggi.
Ma procediamo per ordine. “Cursus honorum” letteralmente significa “corso degli onori”. Nel caso specifico voleva dire “carriera politica” e cioè carriera da questore a pretore, poi a console, e ancora più su. Insomma, l’equivalente attuale di sindaco, presidente della provincia, presidente della regione e, finalmente, onorevole al Parlamento. Era dunque un percorso obbligato che consentiva a chi lo intraprendeva di acquisire progressivamente esperienza politica nel mediare, di mostrare la sua abilità nell’amministrare, di accrescere il proprio prestigio nel governare.
Non che anche allora non mancassero i corrotti. Uno dei più grandi fu Verre che in soli due anni del suo protettorato della Sicilia (73-71 a. C.) spogliò l’isola fino all’inverosimile, tanto da meritarsi un famoso processo in cui accusatore implacabile fu Cicerone, che ci ha lasciato così le famose ‘Verrine’, le più celebri e tremende requisitorie contro i corrotti dell’amministrazione pubblica.
Vi immaginate se i due aspiranti alla poltrona di sindaco di Potenza, oggi in ballottaggio, dovessero osservare lo stile e le regole dell’”honor” romano? Con questo non voglio dire che essi siano uomini senza onore (anche se qualcuno lo pensa per certi “balletti” politici compiuti), ma certo è che essi non parlano a noi elettori delle loro amicizie. Noi le supponiamo ma facciamo finta di non saperlo. Ci è stato detto che in giro vi sono inchieste giudiziarie per reati veri o presunti. Facciamo spallucce, tanto sappiamo che tutto si finirà in una bolla di sapone perché qualche magistrato ama osservare dall’esterno la filiera avvocati-imprenditori-massoni-etcetera-etcetera. Dobbiamo forse sospettare che tutt’insieme essi non siano “uomini d’onore”?… L’interpretazione è aperta.
Le seguenti domande sono inutili, ma provo a farle lo stesso: l’honor dei candidati contiene le otto qualità enunciate in apertura? Su cosa poggia la stima che noi abbiamo di loro? Essi provano nell’intimo della propria coscienza il senso dell’onore? E questo viene da essi percepito e gestito nella consapevolezza di “agire nel rispetto del diritto e della legge etica e morale, poste alla base del governare nella consapevolezza tra le persone”?


P.S. Ho girato per i negozi di stoffe di Potenza e ho chiesto di acquistare stoffa bianca per loro, per loro che oggi sono al ballottaggio. Ma i negozianti mi hanno sussurrato con un sorriso appena accennato – d’ ironia o di commiserazione? - che la stoffa bianca qui da anni non è richiesta. E’ stata molto venduta, invece, una stoffa multicolore, come quella di Arlecchino.

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