domenica 8 marzo 2009

PERDITA DI MEMORIA IN UN OGGI IGNARO


Il 4 marzo scorso entra a pieno titolo nel mio personale “Diario di vita”, che compilo da quando avevo quindici anni, per tre fatti: uno drammatico, uno penoso, l’ultimo sorprendente.
Il fatto drammatico: l’ Archivio di Colonia, in Germania, è crollato. Non per la vecchiezza del palazzo. Non per il sovrappeso dei libri. Non per frana. Non per terremoto. E neppure per terrorismo. E’ caduto perché reciso alle radici dalla metropolitana. Non è una battuta sentimentale.
Nel sottosuolo dell’Archivio si sta costruendo, infatti, una linea della metropolitana. Il terreno ha ceduto e si è aperta una voragine di dodici metri in cui è stato ingoiato l’edificio. Tutto si è svolto in tre minuti. Un disastro! Il quale ha una duplice valenza: una fisica, l’altra simbolica.
Sul piano fisico: il palazzo dell'Archivio era stato costruito nel 1971. Conteneva 65mila documenti il più antico dei quali risaliva all'anno 922; 104mila carte geografiche, 50mila manifesti, 500mila foto che testimoniavano i principali avvenimenti storici della città, 780 scritti inediti lasciati da importanti scrittori di Colonia tra cui Heinrich Boell, premio Nobel 1972. Trenta chilometri di scaffali pieni di documenti storici ora sepolti sotto un cumulo di macerie e rovinati dall’acqua dei tubi rotti. Era la "memoria" della città. Era il più grande archivio storico comunale d'Europa. E fa un po’ pena l’assessore alla cultura di Colonia per aver affermato che “il crollo potrebbe ( ! ) aver danneggiato documenti che sono la testimonianza di 1.000 anni di storia” e che ha quantificato la “perdita in un valore di 400 milioni di euro”. Ha taciuto sulle cause del disastro. E’ proprio un uomo politico!
Il piano simbolico: alla notizia mi è venuto subito in mente il meraviglioso testo di Borges “La Biblioteca di Babele” la cui lettura è di una esaltante bellezza, tale da far provare una straordinaria felicità per quel suo “dare totale” il significato del tempo “illimitato” e “periodico” che soltanto una biblioteca riesce a trasmettere. Se Socrate vide nel libro un “sostegno della memoria”, Aristotele insegnò ai faraoni d’Egitto un sistema bibliotecario come deposito del sapere. E tale è da secoli la biblioteca. (si veda in proposito il bel libro di Rossi, La memoria del sapere). Una società ha bisogno della propria memoria, lo sappiamo tutti. Essa, assieme alla propria cultura, definisce, in modo determinante, l’identità di “quella” società. Tutto si evolve, d’accordo, ma tutto è un prodotto di tale processo in cui il passato è (deve essere) rielaborato, selezionato, riordinato, reintrerpretato e nelle sue parti funzionali salvato per farlo confluire in una nuova fisionomia culturale e quindi sociale. Senza memoria non si costruisce niente. Senza cultura dinamica non si va da nessuna parte. In conclusione: la scomparsa di una biblioteca è sempre un evento doloroso per la comunità umana
.Il fatto penoso: ho riferito dell’accaduto drammatico agli studenti del mio corso universitario. Nessuna reazione. Parlavo poi loro di alcuni aspetti dell’evoluzione culturale dell’uomo enumerando e spiegando gli “agenti” che hanno concorso, e concorrono, a tale evoluzione. Uno di questi è l’arte figurativa. Mi viene spontaneo chiedere ai presenti (ne sono circa 200) quanti di loro hanno visitato la bella mostra “L’enigma del vero”. Hanno alzato la mano 9 studentesse. Quanti di loro hanno visitato la mostra dedicata a Di Chirico, pittore venosino? Hanno alzato la mano 12, di cui due maschi. Quanti di loro hanno visitato la mostra sui pittori russi, una delle più belle allestite a Potenza. Hanno alzato la mano 4 studentesse. Chiedo: “Nel 2008 chi di voi ha letto un libro, uno qualsiasi, diverso da un testo universitario? Magari anche sulla spiaggia…” (aggiungo scherzando). Hanno alzato la mano in 5, di cui tre donne e due uomini. Commento amaramente: “Capisco perché Potenza è all’ultimo posto nella graduatoria nazionale per la lettura dei libri!” Nessuna reazione in aula.
Ha senso allora sparare a zero contro il sindaco Santarsiero (a me non simpatico per altre iniziative, ma questo è un altro discorso) perché allestisce mostre, una più interessante dell’altra? Egli non fa che offrire uno di quegli “agenti” indispensabili alla crescita culturale dei suoi cittadini, anche giovani, soprattutto giovani, che li ignorano bellamente. Qualche volta egli nelle sue scelte fa confusione tra “oves et boves”? E chi è perfetto? Lo sono soltanto i denigratori per partito preso, no? L’evoluzione è andata avanti anche a prova d’errori. Si reclamano strade migliori. Giusto. Esse concorrono alla bell’immagine della città. E servono anche per portare a spasso l’ignoranza! Occorre più verde in città? Giusto. Può servire anche per respirare a pieni polmoni l’aria di mediocrità. Dove sono i giovani a teatro? Dove sono ad ascoltare musica, che non sia in e di discoteca? Dove sono alle conferenze?. Dove sono alle meritorie iniziative del Museo Archeologico? Stanno soltanto allo stadio di calcio? Non si può affermare che, in percentuale, l’offerta culturale manchi a Potenza. Ma loro, loro dove stanno rintanati?
Il fatto sorprendente: fino al 3 marzo su “Potenza – Wikipedia” si leggevano cose terribili ma veritiere sul degrado e sul disagio della città. La nota di quel sito concludeva con la frase ”i potentini sono tra le persone più rozze d’Italia”. Non c’era da rallegrarsene, anche perché Wikipedia è letta in tutto il mondo. Stavo per dirlo proprio a Santarsiero perché intervenisse per far attutire l’immagine complessivamente negativa che si dava della città. Ne ho parlato anche con altri (studenti compresi). Qualcuno è stato più veloce di me e cosi il 4 scorso ho letto su tale sito nuove note, edulcorate (meglio dire, purgate), in cui la città appare in una quotidianità serena e perfetta. Senza particolari problemi. E per i lavori in corso appare quasi come una felice città futura. Gli eccessi fanno sempre male!

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