
Perdonami Carnevale: non è mia intenzione offenderti. Ti assicuro, infatti, che non farò come Apuleio, che usò la maschera dell’asino per dire altro. Né come Plutarco, che si mascherò da “Grillo in dialogo con Ulisse” per parlare dei furbi del potere. Non insegnerò i modi di mascherarsi di pianto per impietosire che ci governa. Lo ha già fatto Pitagora col libricino “Lodi della cipolla”. Parlerò in modo semplice di gente allegramente mascherata ma con una maschera insolita. Sottilmente feroce. Ne ho visto martedì scorso, giorno in cui abbiamo celebrato la tua festa e la tua morte.
In questo o quel locale ho incrociato parecchi politici regionali. Toh!, ho pensato, chissà se fanno passare il conto del ristorante come “spesa di rappresentanza” della Regione, noncurante, quest’ultima, dell’accusa mossale dalla Corte dei Conti locale di essere spendacciona. Tali politici avevano non il viso ma le mani mascherate. Le mani. Con guanti eleganti e di colori diversi. Però prevaleva il colore grigio perla. Il dato curioso è stato che essi non li hanno mai sfilati per stringere mani a destra e a sinistra. Li hanno sfilati per mangiare il primo piatto, lauto. Finito il quale li hanno reinfilati. Secondo piatto, lauto, secondo sfilare di guanti. Finito il quale li hanno infilati di nuovo. Terzo piatto, lauto, (Dio, che ingordigia!), terzo sfilare di guanti. Che strano rito carnescialesco! Noto che le loro mani sono bianche. Anzi, bianchissime!
Mi viene allora in mente che in molti villaggi dell’Asia gli uomini portano i guanti quando c’è il sole. Ritengono che l’abbronzatura delle mani possa ridurre l’intensità del piacere lubrico del toccare. Tale piacere va invece accresciuto e perciò gli uomini espongono le mani al chiaro della luna. E quando una donna sta per prendere marito, prima ancora di informarsi se lui è un buon lavoratore, un buon padre, un sobrio beone, chiede in giro notizie sul colore delle sue mani!….Bah! Non credo che questi signori di qui si siano infilati i guanti per tale motivo. Hanno la certezza di essere lucanamente galli cedroni! Forse, ipotizzo dubbioso, il biancore delle loro mani potrebbe derivare dall’esposizione, in modo diretto o riflesso, al chiaro dei raggi argentei degli euro. Chissà. Sono mani che né il sole-Corte dei Conti, né il sole-Woodcokh riescono a scurire e a ridurre così l’intensità del loro piacere lubrico del toccare danaro pubblico. Ma è Carnevale, pensiamo positivo!
Uno di loro mi stringe la mano protetta da un guanto bianco come petali di margherita. Me la lascia profumata: di Chanel n. 5 pour homme! Un profumo classico ma sorpassato. Già: questo è un politico “d’antàn” (=di una volta/che non torna più, come dice questo vocabolo di francese medievale), con pensieri e azioni d’antàn per far rimanere tutto fermo in Basilicata, come ai bei tempi d’antàn.
Un gruppo di Consiglieri della passata formazione campanara emana dai guanti l’evanescente profumo di “Allure”, anch’esso di Chanel. Stupendo: “allure” in francese ha più significati: essere di bell’ aspetto/procedere a velocità sostenuta/prendere una brutta piega.
Ritorno con l’attenzione ai miei commensali (qualcuno dei quali ha il piacere dei guanti) e, per ridere racconto loro che nella Spagna del Cinquecento venivano conciati vari tipi di guanti: con olio di gelsomino e ambra; con olio di cedro e chiodi garofano; con olio di mandorle e grani di muschio e via dicendo. Ciascun uomo sceglieva i guanti con l’uno o l’altro profumo in rapporto al tipo d’amplesso che intendeva avere con l’amata, la quale capiva subito le intenzioni del partner proprio dal profumo dei suoi guanti. I miei amici ridono ed io mi invento una notizia (capita spesso a chi scrive). Racconto che tre anni fa l’Assessore alla Formazione, nell’ambito della retorica sul rilancio dell’artigianato lucano, fece approvare dalla Giunta regionale una delibera per istituire un Corso per Guantai. Il voto fu unanime perché tutti pensarono che si trattasse del solito corso inutile. Inaspettatamente però ci fu un gran numero d’iscrizioni. Erano tutte di giovani laureati, innocenti e disoccupati di lungo corso. Siccome la Regione da qualche tempo ama agire con trasparenza, nel bando emanato chiese di allegare ai documenti di rito la rituale lettera di raccomandazione. L’ammissione al Corso avvenne sulla base del peso politico del ‘segnalatore’. Il Corso partì. I guanti furono prodotti e on verità anche ben rifiniti per essere figli di un corso di formazione regionale. Come i giovani corsisti avevano previsto, la richiesta fu grande. Un gran numero di paia fu acquistato da molti della classe dirigente locale, da imprenditori, da avvocati & Co. I quali, vista la disponibilità sottomessa dei giovani artigiani, chiesero di conciare le pelli non soltanto con le essenze odorose usate in Spagna e anche con altre parigine, come ad esempio “Adventure” di Davidoff, “Attidude” di Armani, “Euforia” di Kalvin Klein, “Ipnosi” di Lancome, “Boss”, ecc.. Il motivo non fu detto ma i giovani conciatori capirono che la profumazione richiesta non doveva servire per preannunciare all’amata chissà quali promesse, ma soltanto e semplicemente per mascherare l’intenso piacere lubrico del profumo di cemento, del profumo di petrolio, del profumo di farmaceutici, del profumo di concimi agricoli …e via dicendo.
Perdonami Carnevale se ti ho offeso paragonandoti a “loro”. E’ che dentro di me ho il magone di non poter essere simile ad Apuleio, Plutarco, Pitagora, ma di essere soltanto un povero qualunquista.
P.S. – Quella sera ho incrociato anche il giovane segretario regionale del Pd: indossava guanti candidi e generosamente profumati dell’eau de toilette “Miracle” di Lancome. Potenza della fede che tutto alimenta, che tutto rinnova!
In questo o quel locale ho incrociato parecchi politici regionali. Toh!, ho pensato, chissà se fanno passare il conto del ristorante come “spesa di rappresentanza” della Regione, noncurante, quest’ultima, dell’accusa mossale dalla Corte dei Conti locale di essere spendacciona. Tali politici avevano non il viso ma le mani mascherate. Le mani. Con guanti eleganti e di colori diversi. Però prevaleva il colore grigio perla. Il dato curioso è stato che essi non li hanno mai sfilati per stringere mani a destra e a sinistra. Li hanno sfilati per mangiare il primo piatto, lauto. Finito il quale li hanno reinfilati. Secondo piatto, lauto, secondo sfilare di guanti. Finito il quale li hanno infilati di nuovo. Terzo piatto, lauto, (Dio, che ingordigia!), terzo sfilare di guanti. Che strano rito carnescialesco! Noto che le loro mani sono bianche. Anzi, bianchissime!
Mi viene allora in mente che in molti villaggi dell’Asia gli uomini portano i guanti quando c’è il sole. Ritengono che l’abbronzatura delle mani possa ridurre l’intensità del piacere lubrico del toccare. Tale piacere va invece accresciuto e perciò gli uomini espongono le mani al chiaro della luna. E quando una donna sta per prendere marito, prima ancora di informarsi se lui è un buon lavoratore, un buon padre, un sobrio beone, chiede in giro notizie sul colore delle sue mani!….Bah! Non credo che questi signori di qui si siano infilati i guanti per tale motivo. Hanno la certezza di essere lucanamente galli cedroni! Forse, ipotizzo dubbioso, il biancore delle loro mani potrebbe derivare dall’esposizione, in modo diretto o riflesso, al chiaro dei raggi argentei degli euro. Chissà. Sono mani che né il sole-Corte dei Conti, né il sole-Woodcokh riescono a scurire e a ridurre così l’intensità del loro piacere lubrico del toccare danaro pubblico. Ma è Carnevale, pensiamo positivo!
Uno di loro mi stringe la mano protetta da un guanto bianco come petali di margherita. Me la lascia profumata: di Chanel n. 5 pour homme! Un profumo classico ma sorpassato. Già: questo è un politico “d’antàn” (=di una volta/che non torna più, come dice questo vocabolo di francese medievale), con pensieri e azioni d’antàn per far rimanere tutto fermo in Basilicata, come ai bei tempi d’antàn.
Un gruppo di Consiglieri della passata formazione campanara emana dai guanti l’evanescente profumo di “Allure”, anch’esso di Chanel. Stupendo: “allure” in francese ha più significati: essere di bell’ aspetto/procedere a velocità sostenuta/prendere una brutta piega.
Ritorno con l’attenzione ai miei commensali (qualcuno dei quali ha il piacere dei guanti) e, per ridere racconto loro che nella Spagna del Cinquecento venivano conciati vari tipi di guanti: con olio di gelsomino e ambra; con olio di cedro e chiodi garofano; con olio di mandorle e grani di muschio e via dicendo. Ciascun uomo sceglieva i guanti con l’uno o l’altro profumo in rapporto al tipo d’amplesso che intendeva avere con l’amata, la quale capiva subito le intenzioni del partner proprio dal profumo dei suoi guanti. I miei amici ridono ed io mi invento una notizia (capita spesso a chi scrive). Racconto che tre anni fa l’Assessore alla Formazione, nell’ambito della retorica sul rilancio dell’artigianato lucano, fece approvare dalla Giunta regionale una delibera per istituire un Corso per Guantai. Il voto fu unanime perché tutti pensarono che si trattasse del solito corso inutile. Inaspettatamente però ci fu un gran numero d’iscrizioni. Erano tutte di giovani laureati, innocenti e disoccupati di lungo corso. Siccome la Regione da qualche tempo ama agire con trasparenza, nel bando emanato chiese di allegare ai documenti di rito la rituale lettera di raccomandazione. L’ammissione al Corso avvenne sulla base del peso politico del ‘segnalatore’. Il Corso partì. I guanti furono prodotti e on verità anche ben rifiniti per essere figli di un corso di formazione regionale. Come i giovani corsisti avevano previsto, la richiesta fu grande. Un gran numero di paia fu acquistato da molti della classe dirigente locale, da imprenditori, da avvocati & Co. I quali, vista la disponibilità sottomessa dei giovani artigiani, chiesero di conciare le pelli non soltanto con le essenze odorose usate in Spagna e anche con altre parigine, come ad esempio “Adventure” di Davidoff, “Attidude” di Armani, “Euforia” di Kalvin Klein, “Ipnosi” di Lancome, “Boss”, ecc.. Il motivo non fu detto ma i giovani conciatori capirono che la profumazione richiesta non doveva servire per preannunciare all’amata chissà quali promesse, ma soltanto e semplicemente per mascherare l’intenso piacere lubrico del profumo di cemento, del profumo di petrolio, del profumo di farmaceutici, del profumo di concimi agricoli …e via dicendo.
Perdonami Carnevale se ti ho offeso paragonandoti a “loro”. E’ che dentro di me ho il magone di non poter essere simile ad Apuleio, Plutarco, Pitagora, ma di essere soltanto un povero qualunquista.
P.S. – Quella sera ho incrociato anche il giovane segretario regionale del Pd: indossava guanti candidi e generosamente profumati dell’eau de toilette “Miracle” di Lancome. Potenza della fede che tutto alimenta, che tutto rinnova!
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