domenica 15 marzo 2009

LE FORBICI DELLA POLITICA SULLA CRESCITA CULTURALE



In passato ho fatto parte della Commissione centrale di censura cinematografica. Per quattro anni ho frequentato il cinema sotterraneo dell’allora Ministero dello Spettacolo. Il quale era appannaggio dei socialisti che avevano fatto approvare la Legge 800 sullo spettacolo Eravamo in cinque ma, di solito, Cecchi-Gori, padre, ed io contrastavamo il presidente (un magistrato) culturalmente gretto, chiuso ad ogni novità. Mi spiace dire che era nato a Pietragalla. Era una lotta per contendere alle sue forbici 10 cm. di pellicola! Rimase clamorosa – e finimmo anche sui giornali – la litigata per non fargli tagliare per intero la famosa scena “ del burro” di “Ultimo tango a Parigi” di Bertolucci. Ci riuscimmo. Lui ci mise a lungo il muso. Che dire? Era culturalmente chiuso.
La Legge 800 all’artico 26 prevedeva una Commissione per “premiare” con contributi sostanziosi i film italiani di successo. Facevo parte anche di tale commissione e non esitai a manifestare l’assurdità di quest’ articolo che arricchiva film già gratificati dal successo! Anche qui le litigate non mancavano. Mi chiamò il ministro – era Matteotti, figlio del famoso padre trucidato dai fascisti – e mi esortò, testuale, ad “ avere una maggiore visione politica” in commissione. Informai della cosa chi mi aveva messo là. Mi disse di “adeguarmi”. Mi dimisi.
La Legge prevedeva un’altra “Commissione per il finanziamento delle “opere prime” italiane”. Essa concedeva milioni di lire non per la qualità della proposta avanzata ma secondo il criterio dell’appartenenza politica del regista e del produttore richiedente. Tutti sapevamo che sarebbe venuto fuori un film pietoso, ma prevaleva “la maggiore visione politica”.
Ho raccontato queste mie tre esperienze presso il Ministero dello Spettacolo per riflettere su che cosa avviene nella regione Basilicata. Esiste la legge regionale n. 22 per lo spettacolo. E’ stata fatta tanti anni fa dall’assessore Pittella.. Partecipando ad una fase dell’elaborazione suggerii di introdurre alcuni criteri selettivi. Il socialista Pittella e il democristiano Boccia all’unisono risposero: “Non è politico fare ciò”. E infatti si sono visti i frutti della sua applicazione. Anche qui c’è stato (e c’è ancora) un articolo, il 26 per premiare alcune le associazioni culturali. Anche qui vale la considerazione di Matteotti (figlio)…. Intanto mi dicono, dall’interno dell’ assessorato, che la nuova legge è un pastrocchio. Non so se sia vero. In attesa della sia approvazione ci consoliamo sapendo che dall’anno scorso c’è “Cultura in loco”, molto vicina, per spirito, alla commissione per le “opere prime” cinematografiche. In entrambi i casi l’idea è buona in se ma i criteri di assegnazione dei fondi pubblici sono fasulli. Anche qui i soldi del contribuente vengono buttati dalla finestra grazie ad una buona “visione politica”!
Come mai l’assessore Autilio, cui tanto stanno a cuore i Valori, non imposta le sue “Culture in Loco” con criteri un tantino diversi da quelli esclusivamente politici? La domanda è ingenua, lo so. Ma perché non “censura” i progetti non culturalmente validi? La domanda è ingenua, lo so. Suggerirei intanto un criterio: sottoporre coloro che presenteranno domanda per accedere ai fondi per la seconda edizione ad un esame scritto ed orale sulla conoscenza del territorio che intendono valorizzare con le iniziative. Mi creda, Assessore, molti verrebbero bocciati. Se poi sono giovani di cooperative o associazioni, glielo dico per esperienza professionale, la gran parte di essi la ignorano o quasi. Il mio suggerimento è ingenuo, lo so.
Come le “opere prime” per il cinema , anche questi progetti se non sono sorretti da un’idea forte finiscono per bloccare la crescita della cultura e dell’identità regionale. Capisco che Lei deve amministrare con “visione politica” ma sicuramente non farà male se “pretenderà” progetti sostenibili sia dal punto di vista culturale che, ‘in progress’, di sviluppo economico del territorio. So anche che esiste l’acronimo DOC (D’Origine Clientelare) ma se pure Lei, che stimo, continua ad utilizzarlo, non fa che confermarlo tra i Valori assoluti di questa regione. .
Infine, sapendo che evoluzione significa cambiamento, ad Autilio, come a tutti i suoi predecessori, ho fatto una proposta : “Perché non facciamo un bel convegno sull’”Economia della Cultura in Basilicata”? Pittella fu esplicito: “Professo’, non è una buona proposta politica”. Poi il suo successore: “Eh, potrebbe creare qualche problema”. Poi l’altro ancora, in modo più articolato: “Non possiamo valutare la bontà di una manifestazione in base ai risultati che consegue”. E ancora l’altro, magistrato-assessore: si è limitato a sorridere. Poi Autilio: “Eh! Potrebbe essere interessante, ma…”. Lascia intendere che potrebbe esserci uno spiraglio, ma che è da valutare. Mi sono sempre affannato a spiegare che un incontro del genere con tutte le associazioni del territorio dovrebbe servire a meditare sulle “Politiche culturali” della Regione, sull’”Economia della creatività lucana”, sui “Consumi e l’occupazione”, sugli “Spettacoli dal vivo” ed altri argomenti, tutto finalizzato a far capire il “quanto”, il “perché”, il “come” vengono spesi i soldi pubblici e quali sono le ricadute.
Alessandro Baricco ha recentemente tuonato dalle colonne di “La Repubblica” contro questa “ideologia”di far pagare la cultura tutta dallo Stato. La sinistra, dentro e fuori il Parlamento, gli ha alzato un muro contro. Non è una novità. Esisteva quando frequentavo il Ministero. Continua ad esserci anche in Basilicata. La prego, Autilio, gli assessori passano ma almeno Lei non sia come quel giudice di Pietragalla….

Angelo Lucano La rotonda
www.angelolucano.blogspot.com

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