venerdì 3 ottobre 2008

MEDIOEVO IMMAGINATO



21.09.08
Federico II, nella sua immensa curiosità intellettuale, volle condurre un esperimento singolare: scoprire quale linguaggio avrebbero parlato i bambini senza mai udire una parola intorno a loro. Prese un gruppetto di neonati nati da ebrei, greci e arabi e li affidò alle balie perché li nutrissero imponendo, pena il taglio della lingua, di non rivolgere loro mai una parola. Egli voleva vedere se quei bambini avessero articolato spontaneamente l’ebraico, allora ritenuta la prima lingua parlata dell’uomo o l’aramaico, parlato da Gesù o il greco o l’arabo, a seconda dell’origine dei genitori. Dopo un po’ di tempo i bambini morirono tutti. I dotti della Corte conclusero che la causa era stata la mancanza del linguaggio, che è alimento del pensiero altrettanto indispensabile allo spirito dell’uomo quanto il pane lo è per il corpo.
Mi è venuto in mente questo episodio - di una cronaca o storia? non è precisato – quando nell’estate ho assistito alle manifestazioni dedicate al Medioevo a Venosa, Lagopesole, Acerenza, Forenza.
A Venosa Ulderico attore (Ulrich il Lucano, lo avrebbe chiamato Federico) ha dato uno spettacolo in cui lo Stupor Mundi tenta di dialogare con l’Islam. E’ stato una messa in scena di buona volontà su un testo impreciso, sia storicamente che teatralmente. Non di più. Si possono sprecare così i soldi pubblici?
E poi a Lagopesole con tre manifestazioni: un eccellente convegno sull’imperatore e l’astronomia. Poi uno spettacolo dedicato all’infanzia di re Federico: pietoso, noioso, fuorviante. Vivaddio! Gli spettatori ne sono usciti in buona parte scocciati, per usare un eufemismo. Infine il “Palio dei tre feudi”: ha buone motivazioni per essere celebrato, ma non per essere legittimato. E’ possibile, infatti, utilizzare il testo di un autore dilettante di queste cose per affermare che tale Palio potrebbe anche avere una giustificazione storica? Dai tempi
dell’autore Angelo Bozza (1821–1903) altri studiosi hanno scritto cose precise sul castello ed esse possono essere utili ad alimentare la creatività dello spettacolo. Perché non utilizzarli? Anche qui ci si chiede: è lecito sprecare così i soldi pubblici?
E poi ad Acerenza. Al centro del Palio della Pietra c’erano Roberto il Guiscardo e il Vescovo. Con sorprendente convegno annesso. Da brivido i nomi dei relatori! I quali sono tutte ottime persone - è certo! -, forse anche ottimi amministratori, ma che facciano gli amministratori ché già è un mestiere difficile! Perché essere sempre autoreferenziali e presenzialisti? Le riflessioni sui fatti medievali le lascino compiere ai medievisti. A seguire la rievocazione storica: qualcuno non ha considerato che il Normanno protagonista era “di statura notevole, tale da superare anche i più alti fra gli individui, aveva una carnagione rubiconda, capelli di un biondo chiaro, spalle larghe, occhi come scintille di fuoco, e nel complesso era di bell' aspetto.” Cosi nella storia. E nell’interpretazione acheruntina?…. L’occhio non ha avuto la sua parte! Che dire del personaggio del Vescovo? Non si può reclutare un vescovo vero ma almeno si prenda un seminarista capace di portare addosso, senza goffaggine, il piviale (=grande mantello liturgico), sennò fa ridere. E il testo e le altre cose? Basta così. La solita domanda: è possibile spendere meglio i soldi pubblici?
E poi a Forenza. Qui si tocca con mano il falso storico: ma davvero paga, in termini turistici, far credere tutta quella storia sui Templari? E’ uno degli ordini religiosi su cui esiste un’infinità di scritti, di altissimo livello o da fogna, dipende dalla cultura o dalla curiosità morbosa di chi li vuole conoscere. Si spendono milioni per lanciare l’immagine seria di una Basilicata e non capisco perché si debba scivolare su questa buccia di banana che è la “nascita lucana” del fondatore di quest’Ordine glorioso e sfortunato. Si legga il bel libro, importante, appena uscito “La rivoluzione dei Templari” per capire, in base a nuovi manoscritti trovati, chi fu davvero Maestro Ugo e la si smetta di inventarsi la storia, a meno che si voglia avere il gusto dell’humor, e questo si che sarebbe una vera novità da queste parti.
Una noticina: non si chiede qui la rappresentazione del vero e del bello medievale! Ma, per dirne una, è’ possibile fare il tentativo di sostituire le attuali facce spesso insignificanti, dal punto di vista estetico, e curare un po’ di più le forme dei modi, dell’incedere dei figuranti, superare quell’ approssimazione che mortifica la scelta dei colori, che dovrebbe essere oculata e raffinata insieme e che tale non è? Quei tanti benedetti giovani figuranti, ciascuno bello forse come homo-patinato, non certo come vir medioevalis! Quelle molte ragazze figuranti che spesso danno l’idea di foemina-velina e mai di mulier, con ciò che ne consegue! Capisco: sono figli della pubblicità griffata. Ma si può correggere?
Un primo impatto con queste manifestazioni è stato di sorpresa, qualche volta di irritazione.Tutte e due malcelate perché ci sono alcuni momenti in cui voglio godere del grande privilegio dato ai lucani: la libertà del silenzio! Guai a dire le frasi “ in certo qual modo…, si però lo spettacolo…, la sfilata difetta di questo o di quello. Subito l’”offeso” urla strepita protesta insulta scrive ai giornali ed altro per affermare che tutto era perfetto puntuale esaltante culturale e, ciliegina, di grande valenza turistica, insomma per dire che chi gestisce queste manifestazione fa concorrenza al Padreterno: è perfetto. Il concetto di perfettibilità è completamente estraneo agli organizzatori lucani di eventi, tutti rigorosamente DOC (=Di Origine Clientelare). E questo succede perché il lucano non è storicamente abituato al confronto delle idee, ma soltanto a subirle (che è dei più) oppure ad imporle (che è dei meno). Quella qualità DOC dà poi loro la certezza della incolumità in quanto si ritiene che i contributi ricevuti dal politico tizio o dal caio di turno mettano automaticamente al riparo da qualsiasi osservazione critica. E lo stesso tizio o caio non si preoccupa di verificare se il contributo elargito abbia effettive ricadute in termini di economia della cultura (è questo un vecchio discorso che alla Regione non hanno mai voluto prendere in considerazione privilegiando i toni trionfalistici e le statistiche bugiarde).
In Basilicata, terra in cui non si ama, in genere, la conservazione delle memorie storiche, il Medioevo è sempre stato di scarso spessore e, spesso, di nessun significato. E’ solo con l’avanzare di una mentalità conservatrice dei ricordi del passato, come quella che caratterizza la nostra epoca, che si è affacciata la proposta di valorizzare un tempo antico. Ma la riproposta viene solitamente fatta con scarsi criteri di veridicità, spesso con poca competenza e abituale approssimazione e tutt’insieme fanno germogliare nello spettatore grani di noia, spesso di rassegnazione, il più delle volte di desolazione culturale. Sono convinto che se gli organizzatori si prendessero la briga di andare a documentarsi su ciò che intendono proporre, sicuramente i loro spettacoli sarebbero più attendibili, più accettabili e più efficaci anche per – parola magica! – il turismo. Quel che attualmente fanno sono tentativi di recupero immaginario, non DELL’immaginario medievale. A meno che non vogliano sentirsi ideali discendenti di quei bambini dell’esperimento di Federico che non impararono il linguaggio
e quindi non furono in grado di comunicare con gli altri, istruire gli altri, capire gli altri.
Dimenticavo: un personaggio che manca in tutti cortei medievali lucani è la figura del diavolo. Strano a dirsi, ma egli era una figura essenziale sia nei cortei che nella pittura, magari raffigurato in termini allusivi, ma pur sempre presente. Questo presenza era voluta per ricordare agli spettatori che il male è sempre in agguato….(spiritosamente: a volte anche sotto le sembianze del tizio o del caio).

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1 commento:

Anonimo ha detto...

sempre interessante