venerdì 3 ottobre 2008

I NUOVI RITI

31.08.08

IO CURIOSO sono stato a Venosa per vedere “la serata” con Lele Mora & C. E’ una deformazione professionale che si basa sul principio antropologico dell’“osservazione partecipante” che dice che se vuoi parlare della realtà di un luogo, va’, guarda, ascolta, annota e valuta. Questo vizio di metodo solitamente attenua le mie note di vecchio trombone quale sono. Ci sono dunque andato di persona nel teatro della decadenza.
Ho guardato la faccia giuliva e il gesticolare ecumenico del presidente-promotore del rito felice di vivere quelle sue ore in una sua luce radiosa.
Il palco-altare era funzionale, ben illuminato, con audio calibrato, non al cento per cento, ma bisogna pur accontentarsi, mica siamo in paradiso! Il paradiso sceso in terra era però quel nugolo di personaggi apparso sul palco-altare. Il pubblico stava devotamente raccolto in fanatico entusiasmo. Era fatto di persone di varia età, altezza, taglia, condizione sociale, sia indigene che di altre tribù dei territori vicini.
I santi-personaggi, ciascuno secondo il proprio grado di celebrità (anche nella gerarchia dei santi ci sono vari livelli), sono apparsi gradatamente: le donne, sciolti i capelli morbidi, con abiti che ondeggiavano all’andatura e, trasparenti, lasciavano intravedere petti simili a mele rosee succose profumate. Non potevi non ringraziare Dio! Se uomini, incedevano con pettorali ben palestrati e ben oliati come antichi gladiatori senza più leoni da uccidere ma con sguardi malandrini per turbare i sogni delle fanciulle di provincia aspiranti veline o grande fratello.
Che dire della gioia degli spettatori-fedeli pieni di grazia e di verità televisiva? Stavano
accalcati come nei santuari più gettonati dalla fede e dalla speranza, dove si va per superare un qualche personale crepuscolo morale. Qui invece si è accorsi per confermarlo. E tale grazia la si coglieva anche sui volti dei politici municipali, felici di aver deliberato un contributo da loro equiparato ad un acquisto di indulgenze presso gli elettori dell’ anno prossimo.
Ho ascoltato il noioso rosario di banalità recitato dai vari santini, le quali banalità, simili a petardi multicolori, accendevano l’entusiasmo dei nuovi pellegrini, tanto numerosi da rendere ancora più risplendente la luce radiosa del presidente-promotorre e dei politici comunali. Tutto andava per il meglio, dunque, ringraziando Dio! Poi arriva lui, Lele: pontefice? taumaturgo? no, uomo di spettacolo che conosce bene le regole del rito. Ho ascoltato le sue parole nei confronti della magistratura. Da manuale. Bravo, pur senza avere alcun lodo alle spalle.
Lunga è la veglia, finché esausti ci si allontana da quel palco-altare su cui è stato celebrato il rito del successo. Si ritorna a casa portando con sè l’idea che niente è più bello del successo. In fondo è come il denaro, sempre onesto. Parlare di successo sporco, di successo grazie a compromessi vissuti, di successo corruttore significa cadere in quell’ormai vecchia, pur se secolare dimensione che rinviava a principi morali. Siccome esso è come il denaro, allora prendiamo un dollaro e annusiamolo: è un petrodollaro? un narcodollaro? un pornodollaro? un watergatedollaro? E’ soltanto un dollaro! Se è un euro e lo metti in una bustarella, è certo che non sa… di chiuso. E’ ora di ripulire il successo, come pure il denaro, dalla condanna che gli viene affibbiata. A tal proposito è bella una massima antica: “Non farti possedere dal tuo denaro. Fa’ come Seneca: disprezza le ricchezze… possedendole!” Essa divenne uno dei principi strutturali su cui si fondò la decadenza della civiltà romana….

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IO IMPERTINENTE, di ritorno da Venosa, pensando che l’anno scorso qui è venuto Fabrizio Corona mi sono posto una domanda, che è anche una proposta: questi due signori rispettabili, - uno più dell’altro o forse uno più che l’altro? – dopo l’inchiesta condotta a loro carico dal pm potentino Woodcock non hanno forse raddoppiato, triplicato, quadruplicato i loro incassi con serate, incontri, apparizioni televisive, interviste giornalistiche? E uno dei due si è dilettato a farci sapere quanto ha guadagnato in serate varie – pur facendo nascere in noi il sospetto di aver detto la verità a metà, com’è d’uso presso tutti gli italiani “illustri” in odore di evasione fiscale. Bene, hanno guadagnato molto! Allora la mia proposta è questa: perché non pagano la decima dei loro guadagni a Woodcock? Per secoli la si è pagata ai re e, fino al 1866, alla chiesa cattolica. Henry John Woodkok non è forse il re costituzionale delle intercettazioni telefoniche e non appartiene alla chiesa-magistratura? Se mancano i presupposti giuridici per farlo, e credo che sia proprio così, che ci facciano sapere di devolverla a beneficio almeno dei meravigliosi bambini nati sordi, muti e ciechi (a Milano
c’ è una ONLUS molto seria in proposito). Che diamine, bisogna pur dimostrare un po’ di gratitudine, anche se trasversale, ai doni che la vita ci fa!
Postilla: spero che il pm abbia in sé sopravvivenze di humor di papà George e di allegria mediterranea di mamma Gloria, sennò mi preoccuperei un poco.

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