Era di luglio.
Camminai sulla Grande Muraglia cinese con stupore per la sua grandiosità.
Visitai un tempio buddista sopravvisuto e le sue pareti mi ricordarono quanto prezioso fosse il silenzio.
E il silenzio dell’eternità sigilla le bocche dei soldati dell’esercito di terracotta voluto da un imperatore che non amava stare da solo neppure dopo morto.
Attraversai le strette strade del vecchio quartiere centrale di Pechino prossimo alla demolizione per far posto a due moderni grattacieli.
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