… e in quel giorno di primavera suonava. E come suonava!
Stava seduto sul bordo di una panchina un poco sbiadita dal sole e dalla pioggia, addossata alla parete accanto all’ingresso del ristorante.
Lo avevano fermato li per non far disturbare i clienti, dentro, tranquilli nelle loro chiacchiere ordinarie dei loro giorni ordinari. Erano entrati tranquilli senza essere fermati dalle collane di aglio lì appese per mantenere lontane sfortuna, malattia e streghe. Si credeva così da migliaia d’anni.
Ma lui che c’entrava con tutto questo? Sapeva di essere sano e certo non stregone. Soltanto non voleva tendere la mano a uno spicciolo per se e il suo cane. Con più dignità suonava motivi delicatamente lievi capaci di far sorridere col loro potere di far ricordare… ricordare forse momenti spensierati, forse felici, forse di un amore andato. Poi, all’uscita, se qualche cliente toccato dalle note voleva essere generoso…
E intanto il cane stava ad ascoltare, in silenzio, pieno d’amore come sempre…
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