Fu il 12 agosto del 1955 quando morì Thomas Mann (1875-1955), uno dei più grandi scrittori del Novecento. Disse di sé: “da mio padre [tedesco] ho ereditato ‘la condotta seria della vita’, mentre la ‘natura gioiosa’, cioè l’inclinazione artistica e sensuale e il ‘desiderio di inventare storie’, vengono dalla natura di mia madre” [di origini portoghesi e creole].
A soli 26 anni divenne famoso in Europa col suo primo romanzo, “I Buddenbrook” (1901) scritto a Palestrina, vicino Roma. Tutti i suoi romanzi sono monumenti, di cui il più conosciuto – e il più venduto ancora oggi - è “La montagna incantata” (1924), che gli diede fama mondiale e lo portò al Nobel (1929).
Mann aderì alla democratica Repubblica di Weimar ed ebbe parole dure contro Hitler per aver portato in Germania il “culto orgiastico della natura, radicalmente nemico dell’umanità.” Hitler gli confiscò i beni e lo costrinse all’esilio prima in Svizzera e poi in America, da cui tornò dopo la sconfitta del nazismo.
Dal lirico e dolorante romanzo “La Morte a Venezia” (1912) è stato tratto lo splendido film diretto Luchino Visconti nel 1971, interpretato da Björn Andrésen e Dirk Bogarde.
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