La protesi al ginocchio mi era stata messa da qualche giorno. Apro l’armadietto per prendere uno slip di ricambio ma la mano tocca qualcosa di piatto e liscio: fa capolino una tavoletta di cioccolato in un involucro color rosa e uccellini in amore. La guardo sorpreso, anche per l’involucro insolito, la palpeggio con delicatezza per accertarmi che sia reale, , l’annuso per coglierne la fragranza. Chi l’avrà messa qui? Chissà e comunque sia, che sia benedetto fino alla settima generazione. Addio sfiga, perché stare in ospedale è comunque una sfiga, e, col cuore allegro, sciolgo il primo pezzo sulla lingua già infuocata di piacere, che subito ne chiede un altro e poi un altro pezzo ancora. Che beatitudine!
Il malato con me nella stanza sussurra che a mettere quella tavoletta è stata “la novanta”, come la chiamavamo, cioè l’unica donna novantenne e oltre del reparto, non cadente del tutto, la donna intendo. Ebbi un momento di perplessità subito interrotta da un nuovo sussurro, questa volta ironico, del confidente: “E’ innamorata di te…me lo ha detto lei!”
Folgorato, consumo di colpo tutta la grande tavoletta. Non so se per amore del cioccolato o per gratificare un amore fiorito a 90 anni e oltre….
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