martedì 5 ottobre 2021

PROFUMO DI BERGAMOTTO

 
Proprio il 5 di ottobre di tre anni fa entro in ospedale per un intervento chirurgico. Mi inchiodano li per 50 giorni. Una mattina all’improvviso mi gira la testa! mi manca l’aria! soffoco! aiuto! premo il pulsante, piomba nella stanza l’Infermiera, quella dal seno esaltante. Le chiedo una scala, una scala in nome di Gogol, per favore! presto! soffoco! è la fine! aiutami. Lei mi compulsa, conta i battiti del cuore, misura la pressione del sangue, ausculta il mio respiro. “Mi sento morire!” Energica come mai sentita prima: “Che bella fantasia, disteso, sta’ disteso, starai meglio.” Mi aiuta a stendermi e nel suo abbraccio professionale sento il leggero profumo di bergamotto del suo seno a pochi centimetri dalle mie labbra. Indovina il desiderio e, con quella sfrontatezza che solo i giovani possono permettersi, mi sfotte: “Attento ché puoi cadere dalla scala e farti la bua” e va via sorridendo.
Che strano, ho avuto la sensazione di morire, o era soltanto un’immagine, una fantasia? Come mi è venuto in mente di tirare in ballo la scala? e Gogol poi che c’entrava? Si che c’entrava: fu lui che sul punto di morire chiese una scala, davvero, perché nella vita si era beffato di tutto e in quel momento estremo intendeva fare la caricatura del desiderio umano di salire al cielo.
Gogol! la scala! la morte! In realtà volevo rivedere quel seno odoroso. Giusto desiderio tutto sommato e nemmeno da vizioso. Mentre mi assopivo annusavo le lenzuola e mi chiedevo quanti prima di me erano morti in quel letto. Chissà, però non si sentiva odore di cadaveri, per lo meno era stata gente tanto discreta da non lasciare tracce... Meglio il profumo di bergamotto e mi addormentai…

 

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