venerdì 29 ottobre 2021

LUTTO LUCANO,1

In  Basilicata un tempo i funerali erano celebrati secondo tariffa.

Che dolore quando moriva il capofamiglia contadino, “palo che reggeva il tetto della casa”!                                                                                                                                                                         Morto e vestito dai parenti col suo abito di nozze conservato per anni, cominciava il pianto. Nelle case contadine si alzavano “alte grida con colpi al petto ed al proprio viso, strappi di capelli per le donne, con abbracci e baci pietosi al morto con parole singhiozzate e rimproveri dolci per chi ha tradito la famiglia andandosene” (Crispino). Seguiva una sommessa cantilena per raccontare quel poco di bello goduto e quel molto di male patito  nella vita che aveva vissuto. Era il “pianto-elogio”, come dicono gli antropologi. Acuto intenso scomposto diventava all’ arrivo del prete venuto a portarsi via per sempre quel povero Cristo senza speranza di resurrezione.  

 Non si gridava, invece nelle case dei “signori” (avvocati, medici, proprietari terrieri). Il pianto era contenuto, ma siccome bisognava lasciare in paese un buon ricordo del defunto, veniva chiamata la prefica. E lei in abito nero e con un dolore di circostanza, iniziava la monodia straziante per narrare le azioni ‘generose’ compiute della ‘santa anima benedetta’, anche se tutti sapevano che santa non era proprio stata e neppure era da benedire…

Si formava il corteo funebre. Da come era composto tu capivi se era per un  contadino o per un “signore”. Un prete e una semplice croce portata dal sagrestano non si negava a nessuno! Ma una famiglia di signori adornava il feretro con  corone di fiori,  reclutava  gli orfanelli - se in paese c’era un orfanotrofio -,  la Confraternita della Buona Morte e i preti con stola nera. In qualche paese dietro la bara poteva esserci anche la banda musicale con le sue marcette funebri a rendere più solenne il penoso trasporto.

Anche in chiesa notavi la differenza. Dipendeva dai quattrini “offerti” al parroco: una messa cantata con tre preti e il Dies Irae solenne se pagavi, sennò soltanto qualche requiescat in pacem e l’aspersione fatta da un solo prete. Questo secondo era detto “funerale piccolo”. L’altro, quello “grande” prevedeva  anche l’addobbo con un gran numero di candele e di fiori messi intorno a un bel catafalco, “machina mortis” di memoria spagnolesca.                                             Terminate il rito in latinorum, si andava verso il cimitero. Dalla chiesa partiva il corteo: quello per un contadino era breve: casa-chiesa-cimitero, ma  quello di un signore percorreva   le stesse vie dove passavano in processione la Madonna e i santi!


 

 

 

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