Venne il 24 giugno. Ella preparò il “cardo di San Giovanni”. Consisteva nel bruciacchiare tre giorni prima un cardo, metterlo poi alla finestra la notte della festa del Battista e riprenderlo al mattino di buonora per vedere se fosse rifiorito. Era d’uso presso le ragazze lucane insicure della loro fortuna in amore? Quel nostro cardo mise appena qualche fiorellino. E questo voleva dire che sarebbe stato un amore privo di sviluppo. Ella mostrandomelo pianse. Rimasi in silenzio. Non avevo nient’altro da darle se non la mia anima piena di contraddizioni giovanili. Un’anima piena d’ansia d’amore e di mille speranze. Ella alimentava l’uno e le altre con la sua tumultuosa bellezza, con la sua spontaneità e sorridente perfezione.
Per consolarla le chiesi se mi voleva sposare sotto l’albero. Era antica tradizione dei nostri giovani contadini lucani scambiarsi la promessa d’amore ai piedi di un albero. E tale promessa aveva spesso un valore molto profondo. E ci incontrammo in aperta campagna, non distanti dall’aia. Una ciurma canora di grilli rallegrava l’aria afosa di quel primo pomeriggio del 24. Nei coni d’ombra della masseria prospiciente l’aia, i lavoranti si riposavano con gli occhi chiusi, pesanti di luce e di fatica. Dormivano, forse sognavano. Ella mi sussurrò: “ Dai, ci sposiamo?” “Sì, alziamoci”, e presentandola alla pianta esclamai, come tradizione: “Albero carico di foglie, questa è mia moglie”. E lei: “Albero fiorito, questo è mio marito”.
Aggiunsi, quasi ritualmente un canto popolare, sussurrandolo. (lo riporto in italiano): “ Garofano, che sei tanto profumato./ Colonna che ti appoggi alla mia vita, / della bellezza tua sono innamorato, / tu mi hai attirato con la calamita./ Con una spada nel fianco mi hai falciato, / il cuore mi hai ferito fortemente. / Ti amerò di cuore, eternamente.”
Ci immergeremmo nella profondità di un abbraccio. Era il 24 giugno.
(dal mio libro "L'Innamoramento in Basilicta")
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