Ho letto questa mattina che al nord un’insegnate delle elementari ha PROIBITO I LIBRI DI FIABE. “Appartengono al passato”, ha detto, e quindi non vale più la pena di raccontarle.
Mi sono chiesto: ma le fiabe, tutte le fiabe, non sono uno dei segni straordinari tracciatii dall’uomo?
Per me vale la raccomandazione di Samuel Bekett (grande drammaturgo e poeta irlandese):
“Bisogna dire delle parole, finché ce ne sono”.
Alcuni strumenti della comunicazione ci stanno rendendo ORFANI della parola parlata. Aiutano a far dimenticare che la fiaba è come un ippogrifo – a volte anche ellittico e sfuggente – nato nella nostra infanzia e che poi, crescendo, abbiamo relegato in qualche angelo del nostro cervello, senza cancellarlo però.
Per questo c’è la certezza di essere noi stessi le fonti della fiaba. Essa è sempre dentro di noi.
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