- “Girando
per i vialetti Ismaele notò sulle lapidi epigrafi sempre più avare di notizie
sulle persone alle quali era appartenuto il cuore che il vento aveva roso e poi
era andato via. Le lapidi recenti
mostravano l’inutilità delle bugie un tempo narrate: “padre affettuoso”, “grande
lavoratore”, “donna fedele”, “ragazza illibata”, “professionista integerrimo”,
e via dicendo, tutte qualità sempre auspicate e raramente possedute. La pietà
perdonava tutto a tutti, almeno sulle lapidi.
Le attuali erano segnate soltanto dal nome di chi visse e dalle date di
nascita e morte.
Dagli ovali smaltati lo fissavano le donne anziane vissute col perenne bacio della rassegnazione. Lo seguivano gli sguardi di mamme dal volto forte e dolce come la seta. Lo guardavano i contadini che avevano molto bevuto per dimenticare la loro lunga povertà. Lo inseguivano gli sguardi di tanti altri sul cui volto era scritto che la loro vita era stata tutta un’attesa inutile o una lunga bugia. Al suo sguardo non sfuggirono le foto di ragazze che avevano avuto il seno gonfio di miele. E poi i ritratti di giovani sbigottiti perché nati come semi di luce e subito essiccati dalla Morte"..
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