domenica 18 settembre 2016

LE FAVOLE DI ESOPO E LE SAGRE LUCANE



Riprendo in mano la Genealogia degli dei” di Boccaccio. Un testo delizioso, per troppo tempo fatto impolverare nella mia biblioteca. Leggo che il conte di Tricarico, Giacomo S. Severino, un po’ pettegolo, diceva in giro che Roberto, figlio di Re Carlo, era “di freddissimo ingegno e disperato” (!). Tutti lo scansavano a corte.  Sapete come funziona il pregiudizio verso gli scemotti, no!?  Roberto sentì parlare delle favole di Esopo -  erano di moda -  e allora si mise a leggerle. Chiusa l’ultima pagina, si  convinse di avere acquisito i principi della filosofia. A corte cominciarono a “riverir lui oltre misura”.                                                           
Indesiderate, scattano delle associazioni di idee, ma  vengono interrotte dal campanello della porta.  E’ un amico dirigente venuto a farmi leggere, in via confidenziale, il verbale della riunione di quasi cento sindaci tenuta nella Sala Inguscio della Regione. Documento riservato, ma dal contenuto non perseguibile. Essi, i sindaci cioè, sono stati convocati dalla Regione per riferire le loro impressioni sulle sagre promosse a pioggia. Soltanto delle sagre. No delle serate con cantanti nazionali (di serie A) e coi talenti locali (di serie B, tali per mancanza di notorietà al di  là di Sicignano). No delle Notti Bianche (un po’ demodé, ma pur sempre esaltanti per i giovani, sognatori del Grande Fratello,  con birre in mano e preservativi in tasca. Bisogna pur tenere occupati questi nostri giovani, no?). Posti questi paletti, l’assessore raccomanda: “Parliamo delle sagre perché sappiamo che esse  mettono in mostra cose locali e sono lodevoli  attrattive, vere o false che siano. Mettono sotto gli occhi cose verosimili, i costumi, le condizioni  e tutte le qualità dei nostri paeselli, com’è giusto che sia. In tanto fervore ci può capitare qualcuna con un difetto e bruttezza. E’ fisiologico. Non dimentichiamo però la buona volontà di voi organizzatori ai quali va il plauso della Regione, che tali sagre ha finanziato. Parliamone e, se necessario, moltiplichiamole per lo sviluppo turistico del territorio pieno d’ansia di farsi conoscere non solo per il petrolio.”
Prende la parola il primo sindaco: “Con suoni e luci, ho realizzato “La grande madre…Mille anni di storie e leggende  sulle rocce di Castelmezzano” Uno spettacolo emozionante con quattro canti sussurrati lungo il sentiero. Un canto di vento, un canto d’acqua, un canto di luce, un canto di pietra.” “Anch’io ho utilizzato una grande roccia per lo spettacolo “La montagna che parla”. Buona affluenza nonostante il freddo”, dichiara giulivo il sindaco di Abriola (peccato che il volume delle casse fosse così alto da rendere incomprensibile il testo. Quisquiglie).
Scorro il verbale abbastanza lungo e noto sindaci che parlano e parlano: “In vino VeryJazz, la cultura del vino nella Magna Grecia” (Bernalda);  “Cantine aperte, ma anche degustazione di formaggi ed altri prodotti tipici della gastronomia locale” (Sant’Angelo Le Fratte). Altre “Cantine aperte” a Rapolla e ancora vino al “Wine Festival” di Venosa (tenuto nella baraccopoli allestita nel cortile del Castello).
La professionale mania di raggruppare gli argomenti mi porta ad organizzare alcune sezioni. Allora: sezione  magia lucana:  “Nelle vie del borgo. Le notti della magia” ad Albano di Lucania (con scudo protettivo di Ernesto De Martino che si rivolta nella tomba). Così è anche per Colobraro (mani sul tavolo, per favore), qui però le cose sono più serie. “Sogno di una notte…a quel paese --- “. Azzeccate le parole del sindaco: “Complimenti dei numerosi turisti che hanno sfidato  vento, pioggia e afa per visitare Colobraro e vedere il nostro spettacolo. Colobraro permette di sognare, sempre.  Grazie alle sue bellezze naturali e al profondo senso umano che qui ha la vita.” (Bravi tutti per l’impegno profuso. Tornerò. Aggiungo che Corsera mi ha telefonato per fare una intervista sul paese. Non è avvenuta perché a seguire ho avuto un improvviso intervento chirurgico. Che nessuno pensi male perché non credo a queste cose).
Sezione commestibili: Sagra del baccalà (Avigliano); della Tapanedda (Episcopia); della Patata con “quintali di patate per migliaia di palati” (Giuliano); del Pecorino (Filiano); dell’Involtino (Gorglione); della Strazzatella (Guardia Perticara); della Strazzata (Stagliuozzo); del Maiale (Laurenzana); Porklandia (Picerno); Il Salvia Pizza &Beer con gara – ‘Una bionda in un minuto” (per bionda è da intendersi la birra…) a Savoia di Lucania; I sapori del parco, da degustare a condizione che si passeggi nel centro storico di San Severio Lucano. Non stancarsi a camminare neppure a Vietri di Potenza prima per “Tipica - Percorso enogastronomico” e a seguire per la Sagra dell’olio e delle tipicità vietresi. Vuoi cibo arabo-lucanizzato? Lo trovi  se ti metti Sulle tracce degli Arabi: “l’evento è diventato l’appuntamento estivo più grande e più atteso”, parola del sindaco di Pietrapertosa. Ci sono altri paesi, e comunque tutti, ma proprio tutti, ad avere i loro ”percorsi enogastronomici”: orecchiette al sugo, fusilli o ferricelli  al sugo, salsiccia alla brace, podolica alla brace, formaggio locale, focacce farcite, eccetera; vino rosso rigorosamente freddo,  di solito per occultare la scarsa qualità, eccetera.
Soddisfatto è l’intervento del sindaco di Sarconi per la sua Sagra del fagiolo,  “il brand di una comunità  che punta a diventare Capitale del Gusto Lucano“ Forse avrà voluto dire che per mangiare bene in Basilicata scarpinarsi fino a Sarconi? E’ proprio vero che è sempre bello abitare nei castelli in aria. Stesso discorso per un altro paese che si affaccia per la prima volta all’orizzonte delle sagre, Oliveto Lucano: quest’anno è partita La notte dei forni. Il sindaco informa che il suo paese è pieno forni “e che per questo motivo è  giusto ripetere l’esperimento, ma ancora più giusta è l’aspirazione a fare di  Oliveto ‘Ol paese dei forni’”  per la produzione di pagnotte (iniziativa da incoraggiare: un tempo c’erano panifici, case vinicole ecc. che si fregiavano del titolo “fornitore di casa reale”, Oliveto può aspirare a diventare “fornitore del palazzo regionale”. Non è cosa da poco).  
Sezione insaccati: Salsiccia Festival con “ stand gastronomici, botteghe artigianali, laboratori di dimostrazione pratica, saperi itineranti  (!) insieme alle immancabili degustazioni della tipica salsiccia a catena.”(Cancellara).Decisamente contro la linea, ma il dietologo può attendere.  Sagra della soppressata e del caciocavallo (Rapone). Orgoglioso è il sindaco di Latronico: Ho “la Sagra dei sapori lucani con lo srotolamento della salsiccia più lunga del sud d’Italia” (gloria e vanto dell’ amministrazione comunale che però per evitare incresciosi confronti ha deliberato che tale salsiccia rimanga in paese…).
Affaticato l’assessore invita a un coffee break. Chissà se alla ripresa chiederà quale sia stato il ritorno economico a fronte del finanziamento (sarebbe una eresia). Qual’ è stato il  ritorno turistico (di categoria mordi e fuggi e di presenze). Di sicuro non chiederà se vengono rilasciati gli scontrini fiscali  (questo è di competenza della Guardia di Finanza). Intanto ritorna al suo iPad ed è felice.
Sicuramente hanno letto con entusiasmo Esopo. 
 (continua
Il Quotidiano del Sud  - 18 sett. 2016

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