
I
gesuiti reputano tutto ciò un “mondo alla rovescia”. Non
vogliono dare il giusto peso all' inesorabile alterazione in atto
dei ruoli e delle funzioni dei gruppi sociali. No, per essi è solo
una società in cui il disordine è traboccante. E se si parla di un
mondo alla rovescia vuol dire che esiste uno dritto. Il “dritto”
del mondo è Cristo, capace di vanificare il “rovescio”, opera
del diavolo. Bisogna, allora, agire per neutralizzare il male! Non
basta che essi siano confessori di re e principi. Non basta educare
la futura classe dirigente nei propri Collegi, come detto in
precedenza. Occorre instillare nelle nuove generazioni – nobili e
plebei – la certezza che la “verità evangelica autentica” è
quella predicata dalla Chiesa, certezza che può evitare al mondo la
tragedia della pazzia.
Ai giovani rampolli
collegiali, oltre alle varie pratiche di pietà già dette,
propongono il teatro. Esso fa presa sui sensi!
Utilizzano l'attore comico per dare una testimonianza comica della
disarmonia del mondo. Lo usano anche i drammaturghi laici. Ma a
differenza di questi, i gesuiti nel loro teatro a fronte del “pazzo”
(=il mondo) pongono l' ”angelico” (=il santo). Nasce uno dei
capitoli più importanti della storia del teatro europeo (in verità
ancora poco studiato).
Alla gente comune i
gesuiti si presentano con delle novità. Inventano le “Missioni
Popolari” per riavvicinare all'ortodossia cattolica le terre
rurali, ignoranti per l'ignoranza di molti parroci. Ai ragazzi
insegnano il catechismo e li condizionano emotivamente con la
figura dell'Angelo Custode vigilante sulla loro condotta. Con gli
adulti il predicatore-missionario si muove su tre direttrici: 1)
delinea l'orrore del peccato e la certezza di poterlo cancellare
soltanto con la penitenza e la preghiera. 2) Insegna un codice di
comportamento piuttosto che i dogmi della Chiesa. 3) Utilizza, come
strumento di persuasione, il racconto della Passione di Cristo (il
dritto del mondo) e delle vite dei martiri ponendo in risalto
vincitori e vinti (=santi/nemici) in una sorta di parata trionfale.
Contestualmente
diffondono nuove devozioni: alla Vergine (soprattutto Addolorata
perché simile a tante mamme che perdono i figli in guerra); al
Sacro Cuore di Gesù (cuore di carne, elemento sensitivo di facile
presa popolare); all'Eucarestia nella pratica delle Quarant'ore (con
un full time di prediche); alla recita in famiglia del Rosario. Non
basta: danno impulso alle processioni del Venerdì Santo perché
esse siano cariche di “mortificazioni esterne”, “colme di
esempi, di tenerezze, di lacrime e devozione” affinché suscitino
nel popolo edificazione, esempio imitabile, accettazione della
sofferenza. In conclusione, i gesuiti modellano nuove forme
devozionali individuali e collettive destinate a durare ancora oggi.
Ma oggi in un
mondo in cui è tornato il disincanto e la delusione un gesuita –
papa Francesco – può inventare nuovo ritualità e nuove devozioni?
Negli ultimi due secoli, modernizzazione e secolarizzazione hanno
viaggiato di pari passo nel mondo. Dal secondo dopoguerra in poi tale
processo ha avuto un' accelerazione. L'odierna globalizzazione ha
inoltre cancellato, e cancella, i confini minori. Molte 'teologie'
scientifiche ed economiche hanno creato, e creano, una tenebra
sociale che genera sempre più la malinconia. In
tale contesto ciò che è successo alla religione è impressionante.
Sopratutto negli ultimi cinquant'anni! Per secoli essa ha fornito,
insegnato, discusso, a volte imposto, manipolato linguaggi e idee
per dare un significato al rapporto degli uomini fra di loro, fra il
loro e il mondo infinito. .
Oggi
la minaccia alla Chiesa non viene tanto, come nel Cinque-Seicento,
soltanto dalla dissidenza religiosa, ma dalla indifferenza e dalla
tacita disobbedienza, emerse in molti campi: dal ricorso delle donne
occidentali ai mezzi di controllo delle nascite, alla diminuzione
dei matrimoni religiosi, dalla capacità di scelte individuali
all'entrare in nuove sfere culturali per nulla legate alla religione.
Nell'attuale crisi economica e di valori la religione sta però
tornando ad essere il “cuore in un mondo spietato “, come già
diceva Marx durante i turbamenti sociali della sua epoca! Certamente
neppure papa Francesco pensa che l'unico linguaggio di moralità
pubblica possa provenire dalla religione, egli sa però che enorme
fasce di umanità - quelle che lui chiama “i poveri” - ,
sopratutto donne, contadini e piccoli borghesi, hanno resistito al
processo di totale secolarizzazione. A loro infatti sta indirizzando
la propria “missione popolare”, proiettandola sull'intera Chiesa
... Egli sa che oggi “tutto costa a prezzi eccessivi”, anche in
senso figurato, e che questo dà il via al bisogno di recuperare
molte delle certezze perdute. E allora che ciò avvenga per mezzo di
un Cristo sofferente, il 'dritto' di questo mondo alla rovescia!
(4-Fine) Pubblicato su "Il Quotidiano! - 26 maggio 2013
Nessun commento:
Posta un commento