domenica 26 maggio 2013


I GESUITI E  IL MONDO ALLA ROVESCIA - (IV ed ultima puntata) “Tutto costa a prezzi eccessivi”. L'inflazione, ecco il fantasma del Seicento. Era grave in tutta Europa, come si legge in alcune relazioni dei gesuiti. E poi ci sono i vizi politici, le ragioni di Stato, le colpe dei ministri che portano agli sconvolgimenti, alle guerre numerose e interminabili. Il Seicento è un'epoca tragica. Tale certezza crea nella popolazione il disincanto, la delusione che danno vita ad uno stato di malinconia. Nasce e si diffonde il topos della “pazzia del mondo” : il mondo è pazzo perché sta cambiando e così la pazzia entra anche nel teatro, nella letteratura e nell'arte. Ed è il Barocco.
I gesuiti reputano tutto ciò un “mondo alla rovescia”. Non vogliono dare il giusto peso all' inesorabile alterazione in atto dei ruoli e delle funzioni dei gruppi sociali. No, per essi è solo una società in cui il disordine è traboccante. E se si parla di un mondo alla rovescia vuol dire che esiste uno dritto. Il “dritto” del mondo è Cristo, capace di vanificare il “rovescio”, opera del diavolo. Bisogna, allora, agire per neutralizzare il male! Non basta che essi siano confessori di re e principi. Non basta educare la futura classe dirigente nei propri Collegi, come detto in precedenza. Occorre instillare nelle nuove generazioni – nobili e plebei – la certezza che la “verità evangelica autentica” è quella predicata dalla Chiesa, certezza che può evitare al mondo la tragedia della pazzia.
Ai giovani rampolli collegiali, oltre alle varie pratiche di pietà già dette, propongono il teatro. Esso fa presa sui sensi! Utilizzano l'attore comico per dare una testimonianza comica della disarmonia del mondo. Lo usano anche i drammaturghi laici. Ma a differenza di questi, i gesuiti nel loro teatro a fronte del “pazzo” (=il mondo) pongono l' ”angelico” (=il santo). Nasce uno dei capitoli più importanti della storia del teatro europeo (in verità ancora poco studiato).
Alla gente comune i gesuiti si presentano con delle novità. Inventano le “Missioni Popolari” per riavvicinare all'ortodossia cattolica le terre rurali, ignoranti per l'ignoranza di molti parroci. Ai ragazzi insegnano il catechismo e li condizionano emotivamente con la figura dell'Angelo Custode vigilante sulla loro condotta. Con gli adulti il predicatore-missionario si muove su tre direttrici: 1) delinea l'orrore del peccato e la certezza di poterlo cancellare soltanto con la penitenza e la preghiera. 2) Insegna un codice di comportamento piuttosto che i dogmi della Chiesa. 3) Utilizza, come strumento di persuasione, il racconto della Passione di Cristo (il dritto del mondo) e delle vite dei martiri ponendo in risalto vincitori e vinti (=santi/nemici) in una sorta di parata trionfale.
Contestualmente diffondono nuove devozioni: alla Vergine (soprattutto Addolorata perché simile a tante mamme che perdono i figli in guerra); al Sacro Cuore di Gesù (cuore di carne, elemento sensitivo di facile presa popolare); all'Eucarestia nella pratica delle Quarant'ore (con un full time di prediche); alla recita in famiglia del Rosario. Non basta: danno impulso alle processioni del Venerdì Santo perché esse siano cariche di “mortificazioni esterne”, “colme di esempi, di tenerezze, di lacrime e devozione” affinché suscitino nel popolo edificazione, esempio imitabile, accettazione della sofferenza. In conclusione, i gesuiti modellano nuove forme devozionali individuali e collettive destinate a durare ancora oggi.
Ma oggi in un mondo in cui è tornato il disincanto e la delusione un gesuita – papa Francesco – può inventare nuovo ritualità e nuove devozioni? Negli ultimi due secoli, modernizzazione e secolarizzazione hanno viaggiato di pari passo nel mondo. Dal secondo dopoguerra in poi tale processo ha avuto un' accelerazione. L'odierna globalizzazione ha inoltre cancellato, e cancella, i confini minori. Molte 'teologie' scientifiche ed economiche hanno creato, e creano, una tenebra sociale che genera sempre più la malinconia. In tale contesto ciò che è successo alla religione è impressionante. Sopratutto negli ultimi cinquant'anni! Per secoli essa ha fornito, insegnato, discusso, a volte imposto, manipolato linguaggi e idee per dare un significato al rapporto degli uomini fra di loro, fra il loro e il mondo infinito. .
Oggi la minaccia alla Chiesa non viene tanto, come nel Cinque-Seicento, soltanto dalla dissidenza religiosa, ma dalla indifferenza e dalla tacita disobbedienza, emerse in molti campi: dal ricorso delle donne occidentali ai mezzi di controllo delle nascite, alla diminuzione dei matrimoni religiosi, dalla capacità di scelte individuali all'entrare in nuove sfere culturali per nulla legate alla religione. Nell'attuale crisi economica e di valori la religione sta però tornando ad essere il “cuore in un mondo spietato “, come già diceva Marx durante i turbamenti sociali della sua epoca! Certamente neppure papa Francesco pensa che l'unico linguaggio di moralità pubblica possa provenire dalla religione, egli sa però che enorme fasce di umanità - quelle che lui chiama “i poveri” - , sopratutto donne, contadini e piccoli borghesi, hanno resistito al processo di totale secolarizzazione. A loro infatti sta indirizzando la propria “missione popolare”, proiettandola sull'intera Chiesa ... Egli sa che oggi “tutto costa a prezzi eccessivi”, anche in senso figurato, e che questo dà il via al bisogno di recuperare molte delle certezze perdute. E allora che ciò avvenga per mezzo di un Cristo sofferente, il 'dritto' di questo mondo alla rovescia!
(4-Fine) Pubblicato su "Il Quotidiano! - 26 maggio 2013
















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