domenica 21 novembre 2010

LA VITA VERA


“La vita vera è altrove”, disse il poeta Arthur Rimbaud. “La vita vera è qui”, gli rispose a distanza lo scrittore André Breton. Queste due affermazioni percorrono in profondità la storia degli uomini. Infatti tutte le religioni e le politiche si sono organizzate sull’una o sull’altra convinzione. Le religioni affermano infatti che la felicità è altrove (di solito in un qualche paradiso). La politica sostiene invece che la felicità è qui, nella società da essa governata.
A prescindere dal riferimento religioso e puntando sulla realtà di una società ben precisa, la Basilicata, domandiamoci: è lecito che i governanti amministrino male il danaro pubblico per limitata capacità progettuale e per clientelismo? E tutto ciò per far credere che la vera vita è qui?
E’ giusto che i trentenni lucani continuino a lamentarsi perché, pur credendo di essere “eccellenti” per una la laurea conseguita, sono costretti ad andare altrove per vivere la vita oppure a restare qui ad attendere che piova la manna da un qualche ente pubblico?
In ordine a questi ultimi e dopo aver letto i vari interventi su questo giornale, ho fatto un ragionamento terra terra – come si addice ad un qualunquista. Inizio col dire che bisogna smettete di credere che chi ha una laurea sia un “cervello eccellente”. Dio sa quanti sono i nostri giovani che non arrivano a laurearsi con 110 ma che si fermano a 100 e anche un po’ meno (l’oscillazione è tra 90 e 110). Il che vuol dire che non si sono sprecati più di tanto. Perché quel 100 – per farmi capire da chi l’Università non la frequenta – corrisponde ad un 6 e mezzo preso a scuola. Essi discutono la tesi di laurea triennale – qualitativamente abbassata dopo la riforma Berlinguer - circondati da amici e parenti i quali, al momento della proclamazione a “dottore” del giovane rampollo, scattano all’unisono in un applauso fragoroso come se egli avesse vinto il Premio Nobel!
E’ vero, e senza ironia, per molte famiglie è davvero come se lo fosse perché – contadini o artigiani o piccoli impiegati – hanno fatto e fanno sacrifici per mandare il giovane all’Università e, nella loro ingenuità, ritengono che la laurea debba aprirgli tutte le porte. Anzi ritengono che sia un obbligo della società politica provvedervi. Che dire? Bisogna fare i conti col mercato. E cioè?
Poniamoci una semplice domanda sui laureati “eccellenti”. Partendo dal dato che negli ultimi anni si sono laureati, qui da noi, circa 400 giovani in Scienze della Comunicazione, ma davvero qualcuno ha pensato che la nostra piccola comunità regionale potesse essere in grado di assorbire 400 operatori dell’ informazione o equivalente che dir si voglia? Spesso mi sono sentito dare per risposta: “Prof., ma De Filippo dovrebbe pensare a creare posti di lavoro”. E quelli che hanno frequentato il Master in giornalismo (post laurea) ma davvero hanno pensato che poi avrebbero trovato da lavorare qui? Risposta: “La Regione dovrebbe crearci delle opportunità nei vari suoi enti”.
Non voglio dire quanti sono stati i laureati in lettere in questo venticinque anni di vita della nostra Università. La Facoltà non è stata istituita perché essi diventassero professori soltanto nelle scuole lucane. Da questa convinzione sono nate le lamentazioni. Diversi insegnano al nord e si lamentano. Altri in precariato permanente fuori regione si lamentano. Motivo? Perché vivono male lontani dalla Basilicata. Altri sono precari nei vari paesi lucani e si lamentano perché debbono spostarsi ogni giorno. Altri hanno avuto il coraggio di rischiare un’attività privata partorita – attenzione – dalla loro creatività, ma – attenzione – con incentivo regionale, ma – attenzione – esaurito l’incentivo, creatività e attività si sono inceppate. E quindi puntano il dito accusatorio: “Perché De Filippo non crea nuove iniziative?”
Altri trentenni sono sopravvissuti agli incentivi, continuano la loro attività con tenacia ma con lodevole dedizione tessono i fili della relazione con la burocrazia locale (che evangelicamente non disdegna la giusta mercede). Una piccola parte per magia politica è entrata in Regione o similari con presunti concorsi o con contratti di portaborse o con contratti a tempo… determinato? Poi si vedrà. Non si lamentano… Sicuramente abbiamo trentenni molto in gamba che fanno bene. Ma sono in pochi.
Lo stesso discorso vale anche per gli altri laureati delle altre nostre Facoltà: quanti ingegneri, architetti, operatori di beni culturali può mai assorbire il mercato lucano? Quanti laureati in scienze forestali potranno curare i nostri boschi? Abbiamo industrie di trasformazione? No, allora dove lavoreranno i laureati in tecnologie alimentari? Conclusione? Il “giovane eccellente” deve mettere in conto anche la necessità di lavorare altrove, senza lamentazioni.
Certo, la società politica locale ha le sue responsabilità per i molti inganni che perpetra. Valga un esempio per tutti: De Filippo rilancia il fallimentare patto con i giovani; lancia l’amo del “reddito ponte” , per pochi, al quale abboccano in tanti giovani eccellenti (oltre 6000 domande); annuncia lusinghiere iniziative “giovanilistiche” . Tutto per mettere “un freno alla fuga dei cervelli e trattenere in regione risorse e professionalità” (sic). Cioè: per convincere che “la vita vera è qui”. Guai però se si azzarda a dire che venticinquemila posti di lavoro sono occupati da stranieri. I cervelli eccellenti non sopporterebbero un tale affronto!
angelolucano.blogspot.com

1 commento:

astronik ha detto...

Condivido fino a un certo punto solo certe cose. Tanto per cominciare uno deve poter scegliere dove vivere e dovrebbe avere pari opportunità, rispetto al resto degli italiani, per fare il lavoro per cui ha studiato. Ovviamente è difficile che tutti i mestieri o professioni si possono fare dove si vorrebbe vivere. I trentenni lucani, non mi pare d’aver letto che tutti si ritengono “eccellenze”. Concordo che non è logico creare corsi universitari che laureano giovani destinati a restare disoccupati ma non me la prenderei con i ragazzi che hanno scelto questo o quel corso di laurea che non ha riscontri nel mondo del lavoro. E’ da sciocchi, poi, pretendere che il Presidente De Filippo crei posti di lavoro ad hoc per i nostri laureati ma anche per i diplomati o per chi non ha studiato, nel mondo globalizzato,invece, occorreva che la Basilicata creasse le condizioni per attrarre investimenti, così non è stato nonostante il fiume di denaro pubblico sperperato in inutili (non per le società che fanno formazione) corsi di cosiddetta formazione professionale, o con concessione contributi distribuiti a pioggia ad imprenditori senza scrupoli che hanno fatto casso e lasciato macerie industriali ed umane……..
Perciò il dilemma partire o restare va interpretato come ha fatto stasera l’architetto Renzo Piano nella bella trasmissione di Fazio e Saviano: i giovani devono partire, fare esperienze, e poi tornare……