domenica 13 giugno 2010

L'AQUILA MALATA


Per prima cosa ho letto l’articolo sul liceo scientifico “Vittorio Veneto” di Milano che ha ammesso agli esami di Maturità anche i ragazzi con un 5 di insufficienza.
Poi mi sono messo in pacata attesa di Porta a Porta per ascoltare i buoni sentimenti della Gelmini. La quale infatti ha precisato che “le applicazioni delle nuove regole debbono essere accompagnate del buonsenso e dunque con un 5 non si boccia nessuno”. Quindi, ”laddove c’è l’insufficienza in una materia il consiglio di classe valuterà collegialmente se ammettere o no lo studente”. Li per lì ho pesato che Pilato è sempre in agguato.
Per avere più chiare le idee sono andato a rileggere l’ordinanza ministeriale n. 44 da lei emanata il 5/5/2009. In essa c’è scritto che agli esami di Maturità possono essere ammessi solo gli alunni “che conseguano nello scrutinio finale una votazione non inferiore a 6/10 in ciascuna disciplina o gruppo di discipline e un voto di comportamento non inferiore a 6/10”.
Torno con la mente al salotto di Vespa. Là il ministro ha precisato “La regola serve a restituire rigore e severità all’esame. Ma si deve valutare in modo collegiale”. Così ha detto. Ma così non ha scritto, almeno chiaramente. Tutto sommato qualcuno potrebbe pensare che è prevalso in lei il buonsenso. Fenomeno questo comprensibile ma sintomo di segreta incertezza.
Se mi si chiedesse come ho trovato l’ intervento televisivo della Gelmini risponderei che è stato davvero buono: le sue delucidazioni hanno sfiorato involontariamente il pathos comico, con una comicità patetica che rivelava lo schietto entusiasmo per l’eroica mancanza di chiarezza procedurale e la fermezza di intenti “proclamati” e non perseguiti. Gliene rendo merito perché di sicuro ella sa che il conquistatore più baldanzoso ed audace nel regno dell’uomo è stato sempre l’umorismo, anche se a volte drammatico.
Bah! Per indole sono un uomo rispettoso anche quando ho le sopracciglia rialzate, come tutti quegli uomini che hanno avuto il dono divertente ma provinciale della fantasia. Con tale dono non si diventa mai uomo di mondo, perché essa, la fantasia cioè, fino alla vecchiaia ci salva da ogni vanitoso senso di superiorità. Ho letto da qualche parte che avere fantasia non significa immaginarsi qualcosa, ma dare importanza alle cose, e questo, si capisce, non è da uomo di mondo.
Io, che ho fantasia e non sono uomo di mondo, ho quindi intravisto nel televisore un ministro che in fin dei conti sembrava un’aquila malata. E’ proprio vero: tutti i ministri dell’ istruzione succedutisi negli anni, arrivati in viale Trastevere (sede del Ministero, per chi non lo sapesse), subiscono un processo di riformismo-manìa. Esso dà loro la certezza (illusoria) di condurre una elevata attività di cambiamento, rinnovamento, trasformazione e giù di lì che però finisce sempre col rendere la scuola ingarbugliata per le molte circolari, incompresa per norme incomprensibili, melanconica per piattezza delle idee, bloccata tristemente nel suo nido fatiscente. E così ciascun ministro ha reso e rende anche la scuola “un’aquila malata”.
Alcuni giornali nazionali hanno messo in evidenza il “buonsenso” dimostrato in questa circostanza dal ministro. Bah! Cartesio dice: “il buon senso è tra le cose del mondo quella più equamente distribuita”. C’è dell’ironia in questa definizione. Ovviamente. La cogliamo se ricordiamo l’etimologia della parola. Che dice: il buonsenso è “qualità di chi agisce con misura e ragionevolezza”. I suoi sinonimi sono ‘equilibrio’, ‘saggezza’, ‘criterio’. Il suo contrario è l’imprudenza e, a volte, l’impudenza. Significati da ricordare al ministro....
Sempre Cartesio nel suo “Discorso sul metodo” aggiunge che nessuno ammette di essere privo di tale qualità, “persino i Ministri del Re che sanno di fare cose piccine e i brontoloni che non sono mai contenti”. E conclude “ciascuno di noi esige buonsenso ma sempre per gli altri, raramente per se stessi!”
E’ vero tutto questo. E con pervicacia torno con la mente alla Gelmini che ha chiesto ai proff. d’Italia di agire con “un po’”- ripeto “con un po’” - di buonsenso verso i ragazzi maturandi. Chissà, forse pensa che esso si possa prescrivere a dosi omeopatiche! Il buonsenso però non piace a tutti perché non è eccitante. Non è qualificante. Non ha una quotazione nella borsa della vita impegnativa, intraprendente e spesso audace. E’ infatti invocato da chi si accontenta di poco. O da chi invoca aggiustamenti o ripensamenti per quanto arditamente già detto, o già fatto. In tempi di crisi esso però può andare bene per breve tempo e a dosi ridotte in quanto è comunque un insieme di esperienze vissute. Di ricordi. Di previsioni. Del senso delle proporzioni. Del pragmatismo. .
Ma siamo onesti: qualsiasi ministro per poter far volare l’aquila malata dovrebbe purificare l’inquinamento determinato nei cieli della scuola dal mefitico strapotere dei sindacati. E qui voglio ricordare un episodio di Sherlock Holmes e il Dr. Watson. Questi due stavano facendo un campeggio. Montata la tenda, a sera vanno a dormirci sotto. Nel bel mezzo della notte si svegliano entrambi e, così come si trovavano stesi, si mettono a contemplare le stelle. Domanda Holmes: “ Watson, quale deduzione faresti a proposito del cielo notturno?”
“Bene, direi che a giudicare dal numero di stelle cadenti possiamo aspettarci una bella fine del
mese di agosto, anche se la visibilità un po’ ridotta a ovest annuncia della nebbia mattutina”.
“ Watson, sei uno stupido! Ci hanno rubato la tenda!”…….

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