domenica 25 aprile 2010

UOMINI DI CERA E VASI D'ARGILLA


Strani ricordi scolastici. I vasi d’argilla. Li inventarono alcuni artigiani dell’isola di Samo (Grecia). Andarono a ruba tra la plebe. Si era nel V secolo a. C. Negli stessi anni ad Argo lo scultore Policleto inventò la tecnica della fusione del bronzo e dalle sue mani uscirono statue ancora ammirate nei musei.
Un secolo dopo a qualcuno venne l’idea di fare statue di cera. Fu Lisistrato, greco e tanto bravo da riuscire “a far figure simili al naturale ritraendo dal vivo, così bene e belle come mai prima di lui si faceva”. Non ebbe fortuna perché le statue mutavano aspetto al cambio del clima.
Ora si da il caso che in Basilicata siano stati eletti molti uomini-cera. (per carità, nessuno pensi che la Regione sia simile al parigino Museo delle Cere: là sono raffigurati soltanto politici eccellenti!). Questi sono uomini-cera nel senso che la loro cultura politica è stata modellata, come cera, da più Partiti. Essi hanno transitato infatti da un laboratorio, pardon, da un Partito all’altro per riuscire a trovare chi desse loro il tocco giusto all’aspetto di onest’uomo, saggio amministratore, disinteressato legislatore. Si sono sforzati di diventare “figure simili al naturale” e fanno del tutto per camuffare la loro cultura politica che, come cera, è pronta a rimodellarsi a seconda delle necessità politiche o personali.
Ciò che deve preoccupare non è che essi siano uomini-cera, bensì che vengano modellati da quei pochissimi altri uomini che l’esperienza e il malgoverno hanno reso uomini-bronzo!
A noi semplici vasi d’argilla, elettori- plebei, è dato soltanto la possibilità di stare ad applaudirli e pazientemente attendere che versino dentro di noi ciò che la loro benevolenza e convenienza vorrà versare! Possiamo dirci vasi felici per altri cinque anni!
Emerge in me un altro ricordo: l’oro. Chi creò i denti d’oro? A fonderlo e lavorarlo anche per gli usi particolari furono per prima, manco a dirlo, gli ebrei. Se ne parla nel Libro dell’Esodo. Furono loro a “scolpire” (come dice il testo) i primi denti degli uomini affinché essi potessero meglio piacere ai propri simili, mangiare per ben operare.
Ora si da il caso che anche in Basilicata di denti d’oro alcuni consiglieri regionali ne facciano un buon uso. Si recano dal dentista e prima di procedere al cambio del o dei denti malati ne chiedono, giustamente, il costo. Saputolo, invitano il dentista a rilasciare loro fattura con cifra raddoppiata. Al rifiuto, ne trovano subito un altro che aderisce alla richiesta “del favore”. Non sono consiglieri-cera impazziti di generosità tanto da voler pagare il doppio bensì sono gli “eletti del Potere” (così come gli ebrei erano gli eletti di Dio) che esercitano il diritto di presentare alla Regione una fattura raddoppiata!
Postilla: la loro consapevolezza di “eletti” la proiettano, come ombra benefica, sulle loro mogli.
Le quali, cristianamente consapevoli di essere col marito “due in una sola carne”, come dice la formula del matrimonio, si sistemano le loro boccucce d’oro facendo intestare la fattura al consorte consigliere-cera. Addirittura una di queste aveva bisogno di un intervento al seno facciale tangente all’arcata dentaria superiore. Chiese il preventivo. 3.000 euro. Con garbo chiese anche un intervento sul setto nasale. Il dentista le fece notare che si trattava di due operazioni distinte richiedenti due professionalità diverse e che egli non intendeva fare (così come fa, illegalmente, qualche altro collega locale). Detto fatto: la signora va a Roma. Si fa fare le due operazioni. Si fa rilasciare fattura intestata al marito consigliere-cera, che la passa alla Regione, che rimborsa i 17mila euro spesi. Oh se la Dea della Giustizia ci fosse amica!
E per concludere questi miei antichi ricordi, penso a Calidonia, città-stato greca, in cui vi era una grotta con la statua di Minerva. A Lei si recava in penitenza molta gente proveniente anche da paesi lontani. Andava in pellegrinaggio a Lei, che maestosa sedeva nella grotta, carica di speranza: per essere alleviata dalle pene dell’anima, per essere guarita di qualche malattia del corpo. Era proprio come succede oggi a Lourdes. Ma quella antica grotta aveva un valore aggiunto rispetto all’altrettanto celebre grotta francese: qualsiasi persona che fosse oberata di debiti o che avesse rubato o che fosse stata condannata per corruzione o altro, se riusciva a rifugiarsi presso la grotta, ipso facto godeva di immunità, cioè la faceva franca (una specie di legge ad personam per malandrini….). C’era però una condizione: il colpevole era obbligato a rimanere al servizio della grotta vita natural durante e a non tornare più nel luogo dove aveva commesso il reato. Peccato che l’unica categoria a non andare mai alla grotta di Minerva fu quella dei re e dei governatori. Non perché in loro difettasse la devozione alla dea della sapienza, ma perché temevano che gli altri fedeli li costringessero a restare presso la grotta per tutta la loro vita….. .
A noi, vasi d’argilla, costretti a contemplare i nostri uomini-cera e uomini-bronzo, non rimane che andare pellegrini a Lourdes e chiedere alla Madonna di aggiungere alla sua grotta quel valore in più che aveva la grotta di Calidonia….

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