domenica 1 novembre 2009

ECONIMIA DOMESTICA PARALLELA


Esisteranno microeconomie parallele? Di fronte alle varie “prove” che giorno dopo giorno ci portano varie fonti, è facile dire di sì. Ora, nella certezza che esistono davvero tali economie, è logico dover pensare all’esistenza di lavoratori paralleli. Ormai neppure un clown con i suoi silenzi allusivi eviterebbe di farci capire che non c’è bisogno di andare tanto lontano per incontrarli. Sono vicini a noi. Li incrociamo all’aperto. A Potenza, per esempio, dalle parti del Liceo scientifico, davanti ad una delle scuole medie, nell’ angoletto di una villa pubblica, dietro l’abside di una chiesa. A Melfi dalle parti della……, più in qualche locale dove si va a “passare la serata”. A Matera, là dove si fa della buona musica, poi in via…. , frequentata allegramente da tanti giovani.
Questi lavoratori paralleli non rilasciano ricevuta fiscale (figuriamoci, non lo fanno quelli ‘normali’!). Si sa chi sono ed è bene fingere di non saperlo. Certamente essi, gli interessati, non parlano in giro del proprio lavoro parallelo ma in qualche modo ti fanno sapere, con segnali allusivi e prudenti, che, se vuoi, sono a disposizione per soddisfare i tuoi bisogni.
Nessun trattato di economia politica però parla di loro. Agli interessati non importa un fico secco essere ignorati da tali libri. Preferiscono agire nella realtà. Qui ed immediatamente. Sanno di fare un lavoro che produce ricchezza. Sanno che se vanno dentro saranno compatiti da quelli di fuori, che ormai reputano “eccessivi” o “stronzi” coloro che hanno fatto una legge punitiva. Sanno che se vengono arrestati all’estero, qui in Basilicata, oltre alle campagne di stampa in loro favore, ci sarà anche qualche consigliere regionale che presenterà un disegno di legge per “assicurare [=pagare coi soldi della Regione] il patrocinio legale al lucano arrestato in paesi terzi in presenza di presunta violazione di legge ad essi addebitata”.
Eppure, lo sa anche il clown ormai, i “nuovi” bisogni sono soddisfatti proprio da questi lavoratori paralleli! La gente comune li chiama “spacciatori”. Di droga, ovviamente. Ed essi sono sempre più in aumento, tanto da trovarli anche nei piccoli paesi lucani. Pure qui il bisogno nuovo è diventato impellente! Alcuni sindaci lo negano. Debbono mantenere un loro punto di vista ufficiale o lo minimizzano senza prendere uno straccio d’iniziativa di contrasto. La storia si ripete. Quale storia? Lo dirò fra poco.
Ora voglio dire che sta avvenendo un “salto di qualità” all’interno dei lavoratori paralleli. Vi sono di quelli che si limitano allo spaccio, acquistando la roba dai fornitori, altri invece… Altri invece stanno dando impulso ad un nuovo aspetto dell’ Economia domestica, dove per domestica non è da intendersi quell’insieme di norme per la buona tenuta di una casa, secondo il concetto classico, ma…Si tratta di una “economia domestica parallela” specificando che è promossa per procurare moneta; che è domestica perché trova le sue radici tra le mura di casa. Qui non ci sono i lavoratori paralleli. Semmai li troviamo nella fase terminale del ciclo. Nella fase iniziale vi sono dei giovani insospettabili, certamente bravi ragazzi, che mettono in qualche recipiente della propria stanza dieci-venti semi per far crescere una pianticella in altezza e in qualità per poi essiccarla e pesarla e dividerla in dosi e, infine, piazzarla con suo valore quasi simile a quello di mercato. Potremmo chiamare questi bravi ragazzi “agricoltori paralleli”.
Perché lo fanno? Perché la loro famiglia ha un reddito basso e non può sostenere le spese di gestione del telefonino cellulare [con cui fare chilometriche chiacchierate con la ragazza, risolvere i compito col compagno più bravo, scambiarsi messaggini per dire che si è al bagno e fare considerazioni poco odorose su tizio o caio]. Poi ci sono le spese di benzina della propria macchina. Poi c’è la discoteca dove bisogna pur andare il sabato sera. Poi ci sono i jeans all’ultimo strappo da dover indossare. Poi …Poi … Ci sono dunque questi bisogni sempre nuovi da soddisfare. Soddisfare! Diversamente significa sentirsi emarginati, automortificati, depressi. E questo, signori miei, non è forse una faccia del più che famoso disagio giovanile. E i genitori? Che dicono i genitori? Loro sanno, o pensano, che il ‘ragazzo’ abbia un lavoretto da qualche parte. Oppure sono distratti da altri problemi familiari. Oppure “non vedono” perché l’importante è che egli non chieda soldi in casa perché non ce ne sono.
Quando fui nella Commissione regionale per le tossicodipendenze portai le statistiche (ISTAT, Università, Sole 24ore] sul consumo della droga in Basilicata. Furono occultate dalla Regione e dalla stampa locale perché si era nel clima politico della “Basilicata felix”; (però tale stampa pubblicò soltanto quei dati che riguardavano il consumo a Francioso e Bucaletto tacendo quelli che toccavano il centro città e il numero dei figli di papà che si recavano nei centro fuori regione per disintossicarsi). Ora che siamo in una “Basilicata infelix” nessuno parla della nuova “economia domestica parallela”. Aspettiamo che aumenti in volume, così com’è successo per i lavoratori paralleli? La storia si ripete. E perfino il clown piange per davvero.

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