domenica 12 ottobre 2008

BASILICATA IN VIDEO



12.10.2008 - Con animo commosso dobbiamo rendere omaggio a tutte quelle società di produzione lucane che, occupandosi di cinema e televisione, operano per una sicura immortalità. Tali società, possiamo ben dirlo, sono le volenterose operatrici in questo territorio dove, grazie ad amichevoli condiscendenze, è possibile esprimersi anche con poca professionalità perché nel profondo esse sono convinte – e giustamente non si proibiscono di convincersi davvero – che i loro prodotti sono figli dell’arte e che di conseguenza mettono tale loro arte a servizio di ogni ente pubblico territoriale indulgente e desideroso, a sua volta, di immortalità!
Esse sono dunque l’espressione e le interpreti – visivamente parlando – di “questa regione
in cui le colline da secoli si baciano con il cielo e la mite popolazione conserva gelosa le proprie tradizioni antichissime. La nostra regione sempre più prospera può guardare serena all’ Europa e al futuro” (…dalla serie di cazzate ascoltate recentemente in una delle feste di partito!). Cosicché i prodotti multimediali creati in regione e realizzati dai “cineasti lucani”
propongono i ridenti paesaggi collinari (“i più belli d’Italia”, pubblicizzano enfatici). A seguire il grande patrimonio artistico “di prima grandezza” (ignorando che esso è, con molto onore, di seconda fascia). A seguire il danzante gruppo folk e le processioni paesane, simboli di una gloriosa tradizione popolare. A seguire, con culinaria voluttà, i “piatti tipicamente lucani” (ignorando i “prestiti” di altre regioni). E le “case produttrici” GAL, Comunità Montane, Regione, Province, Comuni pagano. Con denaro pubblico sonante. Che importanza ha? Importante è spenderlo!
Li ho tutti a casa questi prodotti. Stanno a fianco di quei documentari girati ieri da prestigiosi registi-non-lucani (che orrore culturale!) che interpretarono il territorio come un mondo turbato, evidenziarono le deficienze strutturali, la dolente povertà. Eppure quei registi amarono la Lucania, denunciarono la sua condizione e sperarono di scuotere le coscienze al di qua e al di là di Eboli. Non successe nulla.
Le case produttrici lucane di cui sopra, agendo entro la turba dei conformisti e degli incompetenti, nel finanziare i prodotti multimediali esigono dai cineasti-clienti che venga presentata una Basilicata-felix. E’ la stessa storia del Settecento quando si scriveva di una Lucania abitata da uomini-belli-e-forti, fertile fino a due raccolti l’anno, ecc. L’inchiesta Gaudioso (1736) ordinata dal re, rivelò ivece una regione di contadini-laceri-e-affamati segnati dalla più spaventosa miseria, carica di idolatrie per sopravvivere e con una classe dirigente pessima.
I locali prodotti multimediali ci appaiono, dunque, NON come il simbolo del tempo di una regione attuale ma del tempo che i vari enti committenti vorrebbero vedere avverato, cioè di una società a cui tutti noi tendiamo. Quindi di là da venire! Ecco perché sono mistificatori. Intendiamoci, non ho mai amato il levismo, cioè il piangersi addosso, ma se bisogna attirare qui della gente, che si faccia almeno un buon prodotto multimediale e non fuorviante. Che diciamo ai turisti se vengono e non trovano ciò che è prospettato nei vari DVD promozionali diffusi nelle tante fiere del turismo? Daremo quella stessa risposta che dovetti dare a due giornalisti di Le Monde scesi apposta da Parigi per “vedere” il folklore locale descritto in una guida lucana: “Non c’è più!”, dissi. E loro: “Allora perché un terzo della vostra guida turistica lo dà vivo e attuale?” e se ne ripartirono incavolati verso la Puglia sul cui folklore scrissero un bellissimo reportage. Invitai l’assessore al ramo a correggere la guida. L’ha fatta ristampare quattro volte da una prestigiosa casa editrice del Nord: immutata! Con spreco considerevole di danaro pubblico, ovviamente.
Penso ancora, ad esempio, al DVD sulla Basilicata in cui testimonial è il famoso regista Coppola, dalle radici lucane. Un bel documentario davvero. Ma non è stato girato da “cineasti lucani” (che orrore culturale!). L’APT Basilicata l’ha diffuso con un noto settimanale nazionale. Coppola conclude il suo discorso laudativo con una affermazione sincera: “spero che qui venga tanta gente per avere la possibilità di vedere un’Italia com’era realmente in passato!” (cito a memoria). E’ una frase che deve suonare tremenda agli orecchi degli enti committenti dei vari DVD circolanti. Attenzione però, il discorso amaro che si fa sui contenuti di tale roba fatta in casa va esteso anche alle loro qualità tecniche. Ma interessa davvero ciò? Non è forse sufficiente che i cineasti nostrani assicurino alle pubbliche case di produzione lucane l’ambiguo splendore del successo… dentro i confini regionali?

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