giovedì 6 maggio 2021

LA VOCAZIONE

 
 
Da ieri un caro amico greco, ottimo pianista, non c’è più. Di lui ho ricordo particolare. Sostava spesso a Roma di ritorno dalle sue tournée. Voleva vedere Caravaggio a San Luigi dei Francesi, vicino Piazza Navona. Ne aveva sentito parlare tanto e ogni volta me lo chiedeva ed ogni volta facevo rinvii idioti. Un giorno mi girò e andammo.
Sgranò gli occhi davanti al “San Matteo e l’angelo”. Aguzzò lo sguardo per il “Martirio di Matteo “.
Rimase bocca aperta per la “VOCAZIONE DI MATTEO”. Ebbe dieci lunghi minuti di contemplazione: lo stupore era espresso dalle sue labbra aperte come di un febbricitante. Fissò a lungo la mano tesa di Gesù ad indicare Matteo, l’esattore disprezzato servo dei Romani e perciò reietto, che spalanca gli occhi per la meraviglia. “Me, proprio me chiami?” E andò.
Sussurrai a Georgios (Giorgio) una frase retorica, forse: “Ci ha regalato un poco di eternità”. Mi riferivo a Caravaggio. Lui, il pianista, si passò un fazzoletto sulla fronte, poi tra le mani ad asciugare il sudore dell’ emozione. All’improvviso mi cinse una spalla e soffiò: “Anghelo, ci pensi? Matteo gli ha detto di si…ha risposto subito, senza condizioni. Il problema non è rispondere ad una chiamata, ma ‘come rispondere’”, e calcò il tono su quel “come”
Ed è così per tutte le cose per diventare uomini.
(La vocazione di San Matteo, 1600 - olio su tela, 322x340)

 

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