Ripetevo sottovoce il suo nome per il timore di dimenticarlo. Non mi piacere storpiare la pronuncia quando lo avrei chiamato. Avevo fatto un solo anno di spagnolo e ancora mi trastullavo col suo suono simile a campane a festa. Seguivo il mio pensiero salendo da casa verso il Bar dell’Aquila, sul viale presso la Stazione Trastevere. Là ci incontravamo noi giovani ogni sera per cazzeggiare su tutto. Che importava se qualcuno era fascista e l’altro di potere operaio, democristiano o socialista. Eravamo amici per davvero e si vedeva anche quando si litigava per differenza di idee. Ma, come dicevo, eravamo amici e tra amici un litigio dura quando un temporale d’estate.
Quella volta però era mattina e di domenica. Sicuro, ci vedevamo chiassosi per decidere che fare il pomeriggio tra stadio, sala da ballo, o in cuccia a casa. La sera prima un nostro amico comunista promise che avrebbe portato all’Aquila il Gesù di Pasolini. Perché non credergli? Sapevamo che non era uno sbruffone. Sapevamo pure che l’attore alloggiava a due passi di li, a Monteverde Nuovo. Così fu. Ed Enrique Irazoqui venne tra noi.
E noi subito a fargli corona, contenti di questa epifania. Dai, prendi un caffè! Assaggia un maritozzo! Preferisci un aperitivo? Poi a beccheggiare battutine e battutacce sul cinema italiano e spagnolo. Su questo punto non rispose a tono: era studente come noi e faceva politica attiva. Era venuto in Italia per raccogliere fondi per la lotta contro Franco. “La mia disgrazia è che somiglio ad alcuni personaggi di El Greco e io non lo sapevo”, disse e rise riferendosi non tanto al grande pittore spagnolo ma al fatto che Pasolini lo aveva scelto proprio per questo motivo estetico. E aveva anche dovuto insistere di brutto per fargli accettare il ruolo di Gesù.
Il nostro amico di destra fece una battutaccia allusiva su Pasolini e, a seguire, sui “rossi” che non vedeva l’ora di vederli sparire. Proprio così. Cose da pazzi.
Enrique sereno: “Sai cosa dice Cervantes? Dio sopporta i malvagi, ma non per sempre” e gli mollò uno schiaffone. Anche allora noi gli facemmo corona, a difesa.
Nessun commento:
Posta un commento