martedì 15 dicembre 2020

NATALE IN UNA CASA DI CURA

Accettai l’invito del mio amico psichiatra in quella casa di cura per malattie mentali. Era per la recita natalizia. Avevo sempre snobbato recite del genere ma egli mi assicurò che non c’erano bambini a recitare ma …i malati di… ed enumerò, quasi con allegria, le tremende malattie che colpiscono la mente degli anziani. [….]
Scoppiò una risata generale all’alzarsi di un paziente vecchio, leggermente curvo, dal volto pieno rughe e di macchie scure, con le gambe tremolanti e con qualche recenti traccia di urina tra le gambe. Rifiutò di essere sorretto. Vuoleva farcela da solo a salire sul palco. E ce la fece. ‘E’ svanito!’ mi informò un mezzo matto che mi sedeva accanto senza mai smettere di ridacchiare. Ed era un fuori programma.
 
Il paziente vecchio col braccio teso fece segni alla sala di fare silenzio e attaccò con una poesia. La conoscevo e rimasi basito: un malato di Alzheimer che recitava Brecht! “Oggi siamo seduti, alla vigilia di Natale, / noi, gente misera, / in una gelida stanzetta, / il vento corre fuori, il vento entra. / Vieni, buon Signore Gesù, da noi, / volgi lo sguardo: / perché tu ci sei davvero necessario.” Scoppiò un applauso intenso e lui, lusingato, ripete “perché tu ci sei davvero necessario.” Silenzio per lunghi secondi e l’applauso diventa intewrminabile e poi…Poi all’improvviso tutti si fecero muti e aggrapparono i loro sguardi a lui per quella sua lacrima improvvisa venuta fuori per commentare l’invocazione, appena sussurrata al microfono, come se venisse da un sogno :” A noi interessa che tu venga a consolare la nostra stanchezza. Devi venire a consolare la nostra solitudine. Vieni”. E lentamente scomparve in fondo al palcoscenico. Non ci fu applauso ma un lungo mormorio e molti ebbero gli occhi chiusi, forse per non disturbare la loro solitudine.
 

 

 

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