
Il Novecento fu un secolo sterminato nell’annullare tante cose. Il Duemila è sulla buona strada. Una volta si poteva dire che le festività erano importanti perché rappresentavano “l’eterno ritorno” della divinità che si ripresentava folgorante nelle sue liturgie. Per questo ogni festività era anche un ritorno di verità originarie sommerse e spesso da noi dimenticate. Era qualcosa di simile ad una perla perfetta che emergeva dall’incrostazione terrosa della quotidianità e dell’abitudine umane.
Questa enunciazione basterà a sgombrare il campo da un possibile equivoco circa il senso di una iniziativa che tocca la vita sociale e il mondo individuale? Il consiglio comunale di Oxford, città famosa per la sua Università, ha deliberato di chiamare il 25 dicembre Winter Light Festival (=Festa della Luce Invernale) e non più Christmas (=Natale). Ne hanno dato la notizia con clamore i giornali inglesi. La motivazione addotta dai consiglieri comunali è quella di non voler più offendere la comunità mussulmana. Ma – udite! - il presidente del Consiglio Musulmano di Oxford ha trovato l’iniziativa piuttosto ridicola aggiungendo che “il Natale è la data del calendario attesa da tutti. Non solo i cristiani, ma anche i fedeli islamici e quelli di altre confessioni lo aspettano con trepidazione. Il Natale è una festa speciale e non può essere cancellato con un tratto di penna. Il Natale fa parte dell’essere britannici”. Anche il rabbino, direttore del centro studi ebraici di Oxford, è sulla stessa lunghezza d’onda: “E’ importante mantenere un tradizionale Natale. Qualsiasi iniziativa che diluisce la cultura tradizionale e la cristianità del Regno Unito non è positiva per l’identità britannica”. Ovviamente la Chiesa Anglicana ha alzato i suoi scudi
Non è qui la sede per tracciare la lunga e complessa storia dell’origine del Natale crisiano.
Prendiamo però quella parte più vicina al mondo latino. Se guardiamo infatti l’antico calendario giuliano troviamo che con la parola Natale venivano chiamate varie festività dedicate agli dèi, tra cui c’era la Festa del Sole, importata a Roma dall’Oriente nel 273 dall’imperatore Aurieliano. Quando con Constantino il cristianesimo si associò al potere politico dell’impero dando vita ad un governo ecclesiastico parallelo a quello secolare con il quale collaborò perché venissero rispettati i decreti imperiali, ancora per qualche decennio la Chiesa identificò volutamente il “modello dio Sole” col “modello Gesù” per far capire meglio quest’ultimo al popolino e ai legionari. Ufficial-mente il Natale Christi verrà fissato intorno al 335 diventando la seconda festa liturgica importante, dopo la Pasqua.
La Festa della Luce è ben altra cosa. Originariamente si celebrava il giorno del solstizio d’ inverno, cioè il 21 dicembre, il giorno più corto dell’anno. Riemergevano allora antichi riti pagani che, avendo resistito alla loro cristianizzazione, celebravano i cicli del Sole. Questo accadde fino al 1582, anno in cui papa Gregorio XIII introdusse il calendario gregoriano (l’attuale) in sostituzione di quello giuliano. Dopo tale anno la festa fu abbinata a santa Lucia, vergine siracusana alla quale erano stati cavati gli occhi durante la persecuzione di Diocleziano, e che, rimessili a posto, ripresero a vedere. La Chiesa per “cristianizzare” la Festa della Luce di valenza pagana la abbinò alla santa, proclamata patrona della luce. Tutti i paesi, soprattutto quelli nordici, accolsero tale modifica e presero a celebrare la festa il 13 dicembre.
Il portavoce della Oxford Inspires, un’associazione benefica locale, ha affermato che con Festa della Luce Invernale si intende fare “due mesi di festa nei quali rientreranno eventi, incontri, spettacoli, concerti”. Il vicesindaco della cittadina inglese sostiene l’idea: “Faremo lo stesso un grande albero di Natale nella piazza principale della città.Ma lo chiameremo in modo diverso”.
Queste affermazione più la delibera ci confermano che non scompare soltanto la parola Christmas con ciò che rappresenta sul piano storico. La sua sostituzione verrà fatta da una realtà, certamente antica – la Festa della Luce – ma pagana nella sua valenza, che oggi va identificata nel nuovo paganesimo rappresentato dal consumismo (“eventi, incontri, spettacoli, concerti”, si dice ad Oxford).
Il Comune di Oxford ha forse dimenticato che nella visione storica il secondo elemento che caratterizza l’homo europeus insieme alla tradizionale eredità della cultura classica è il cristianesimo? Ha dimenticato che per secoli tutto quello che ha riguardato il Natale è stato associato alle azioni quotidiane degli uomini? Generazioni hanno ascoltato racconti sillabati accanto al fuoco. Poeti e scrittori hanno scritto sul Bambino pagine che ancora oggi ravvivano la speranza. Pittori hanno riacceso la luce dei nostri occhi con i colori delle loro tele, rese preziose per la presenza di gente umile con i propri doni e di Magi andati alla grotta in rappresentanza dell’ umanità. Le musiche natalizie di Bach, Corelli, Mozart, Perosi e tanti altri, continuano a proiettare la nostra anima fuori dal recinto della finitudine
Tutto da cancellare? E a dire, senza peccare di ottimismo, che tutte queste cose ancora le sanno a memoria le pietre d’Europa! Inghilterra compresa. Non voglio fare nessun personale commento ma riportare soltanto un pensiero del grande scrittore austriaco Robert Musil, autore del celebre romanzo “L’Uomo senza qualità”. Egli dice: “Chi al giorno d’oggi abbia l’audacia di parlare della stupidità corre gravi rischi: la si può interpretare infatti come arroganza o addirittura come tentativo di disturbare lo sviluppo della nostra epoca. Se la stupidità non rassomigliasse perfettamente al progresso, alla speranza, o al miglioramento, nessuno vorrebbe essere stupido…Ma il fatto è che da quando Dio nella sua bontà per noi difficilmente comprensibile ha concesso la lingua umana anche agli uomini politici vi è una differenza solo graduale tra divieti e oppressioni da un lato e consenso dall’altra”.
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Questa enunciazione basterà a sgombrare il campo da un possibile equivoco circa il senso di una iniziativa che tocca la vita sociale e il mondo individuale? Il consiglio comunale di Oxford, città famosa per la sua Università, ha deliberato di chiamare il 25 dicembre Winter Light Festival (=Festa della Luce Invernale) e non più Christmas (=Natale). Ne hanno dato la notizia con clamore i giornali inglesi. La motivazione addotta dai consiglieri comunali è quella di non voler più offendere la comunità mussulmana. Ma – udite! - il presidente del Consiglio Musulmano di Oxford ha trovato l’iniziativa piuttosto ridicola aggiungendo che “il Natale è la data del calendario attesa da tutti. Non solo i cristiani, ma anche i fedeli islamici e quelli di altre confessioni lo aspettano con trepidazione. Il Natale è una festa speciale e non può essere cancellato con un tratto di penna. Il Natale fa parte dell’essere britannici”. Anche il rabbino, direttore del centro studi ebraici di Oxford, è sulla stessa lunghezza d’onda: “E’ importante mantenere un tradizionale Natale. Qualsiasi iniziativa che diluisce la cultura tradizionale e la cristianità del Regno Unito non è positiva per l’identità britannica”. Ovviamente la Chiesa Anglicana ha alzato i suoi scudi
Non è qui la sede per tracciare la lunga e complessa storia dell’origine del Natale crisiano.
Prendiamo però quella parte più vicina al mondo latino. Se guardiamo infatti l’antico calendario giuliano troviamo che con la parola Natale venivano chiamate varie festività dedicate agli dèi, tra cui c’era la Festa del Sole, importata a Roma dall’Oriente nel 273 dall’imperatore Aurieliano. Quando con Constantino il cristianesimo si associò al potere politico dell’impero dando vita ad un governo ecclesiastico parallelo a quello secolare con il quale collaborò perché venissero rispettati i decreti imperiali, ancora per qualche decennio la Chiesa identificò volutamente il “modello dio Sole” col “modello Gesù” per far capire meglio quest’ultimo al popolino e ai legionari. Ufficial-mente il Natale Christi verrà fissato intorno al 335 diventando la seconda festa liturgica importante, dopo la Pasqua.
La Festa della Luce è ben altra cosa. Originariamente si celebrava il giorno del solstizio d’ inverno, cioè il 21 dicembre, il giorno più corto dell’anno. Riemergevano allora antichi riti pagani che, avendo resistito alla loro cristianizzazione, celebravano i cicli del Sole. Questo accadde fino al 1582, anno in cui papa Gregorio XIII introdusse il calendario gregoriano (l’attuale) in sostituzione di quello giuliano. Dopo tale anno la festa fu abbinata a santa Lucia, vergine siracusana alla quale erano stati cavati gli occhi durante la persecuzione di Diocleziano, e che, rimessili a posto, ripresero a vedere. La Chiesa per “cristianizzare” la Festa della Luce di valenza pagana la abbinò alla santa, proclamata patrona della luce. Tutti i paesi, soprattutto quelli nordici, accolsero tale modifica e presero a celebrare la festa il 13 dicembre.
Il portavoce della Oxford Inspires, un’associazione benefica locale, ha affermato che con Festa della Luce Invernale si intende fare “due mesi di festa nei quali rientreranno eventi, incontri, spettacoli, concerti”. Il vicesindaco della cittadina inglese sostiene l’idea: “Faremo lo stesso un grande albero di Natale nella piazza principale della città.Ma lo chiameremo in modo diverso”.
Queste affermazione più la delibera ci confermano che non scompare soltanto la parola Christmas con ciò che rappresenta sul piano storico. La sua sostituzione verrà fatta da una realtà, certamente antica – la Festa della Luce – ma pagana nella sua valenza, che oggi va identificata nel nuovo paganesimo rappresentato dal consumismo (“eventi, incontri, spettacoli, concerti”, si dice ad Oxford).
Il Comune di Oxford ha forse dimenticato che nella visione storica il secondo elemento che caratterizza l’homo europeus insieme alla tradizionale eredità della cultura classica è il cristianesimo? Ha dimenticato che per secoli tutto quello che ha riguardato il Natale è stato associato alle azioni quotidiane degli uomini? Generazioni hanno ascoltato racconti sillabati accanto al fuoco. Poeti e scrittori hanno scritto sul Bambino pagine che ancora oggi ravvivano la speranza. Pittori hanno riacceso la luce dei nostri occhi con i colori delle loro tele, rese preziose per la presenza di gente umile con i propri doni e di Magi andati alla grotta in rappresentanza dell’ umanità. Le musiche natalizie di Bach, Corelli, Mozart, Perosi e tanti altri, continuano a proiettare la nostra anima fuori dal recinto della finitudine
Tutto da cancellare? E a dire, senza peccare di ottimismo, che tutte queste cose ancora le sanno a memoria le pietre d’Europa! Inghilterra compresa. Non voglio fare nessun personale commento ma riportare soltanto un pensiero del grande scrittore austriaco Robert Musil, autore del celebre romanzo “L’Uomo senza qualità”. Egli dice: “Chi al giorno d’oggi abbia l’audacia di parlare della stupidità corre gravi rischi: la si può interpretare infatti come arroganza o addirittura come tentativo di disturbare lo sviluppo della nostra epoca. Se la stupidità non rassomigliasse perfettamente al progresso, alla speranza, o al miglioramento, nessuno vorrebbe essere stupido…Ma il fatto è che da quando Dio nella sua bontà per noi difficilmente comprensibile ha concesso la lingua umana anche agli uomini politici vi è una differenza solo graduale tra divieti e oppressioni da un lato e consenso dall’altra”.
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1 commento:
Articolo come al solito sagace e intelligente. Ne ha parlato anche il mio amico rondoni. Mi salvi la domenica! Un abbraccio, andrea
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